‘Il Presidente che vogliamo’: l’appello di Libertà e Giustizia a partiti e parlamentari

L’associazione di cultura politica diffonde un documento sulla necessità di un Capo di Stato fedele alla Costituzione per autentica convinzione, che abbia una voce autorevole e indipendente.

Rossella Guadagnini

“Insieme alle elezioni politiche, l’elezione del Presidente della Repubblica è l’atto politico più prossimo alla sovranità democratica in forma rappresentativa e centrata sul Parlamento”. Inizia così il documento sull’elezione presidenziale firmato Libertà e Giustizia – diffuso dall’Associazione e diretto a partiti e parlamentari – che si schiera apertamente per un no chiaro e netto alla candidatura di Silvio Berlusconi.

Questo legame tra elezioni politiche e presidenziali “è forte benché indiretto, tenuto insieme dagli eletti che, vale la pena di ricordarlo, non operano mai in nome proprio ma sempre in nome dei cittadini sovrani. Un legame indiretto, che si manifesta in una figura istituzionale, quella del Presidente, la quale è il volto della Nazione verso l’esterno e rispetto alle sue varie parti, quindi agli organi amministrativi e alle culture delle città e delle Regioni”.

Nella Presidenza della Repubblica, infatti, “è rappresentato il Paese, di fronte agli altri e a se stesso. Per questo – prosegue il documento – i Costituenti vollero la Presidenza sganciata dai partiti, benché ai partiti si debba lo sforzo maggiore di sintesi nella ricerca e di costruzione della candidatura. Il Presidente è la figura nella quale tutte e tutti noi possiamo sentirci rappresentati, perché non risponde a nessuna volontà particolare o parziale. La sua volontà deve perseguire sempre e solo l’interesse generale – per questo la ricerca del candidato o della candidata è un compito difficile, un impegno serio che deve essere ispirato da una responsabilità disinteressata”.

Nel caso dell’elezione del Presidente della Repubblica “il Parlamento dà il meglio di sé giungendo alla più ampia maggioranza, idealmente all’unanimità, una condizione -si precisa quindi nell’appello- che è diversa, se non opposta, alla sua attività ordinaria, quando esercita il potere legislativo. Questo complesso processo di sintesi, raggiunta a partire dalle differenze, dovrebbe concludersi nell’individuazione di una personalità onorevole, degna e fedele alla Costituzione della Repubblica, per autentica convinzione e non per semplice atto formale di giuramento”.

Qualcuno che, come accaduto a Silvio Berlusconi, “ha subito una condanna penale definitiva e che, per tale ragione, è stato dichiarato decaduto dalla carica di senatore non è degno di essere candidato alla Presidenza della Repubblica. Come pure è indegna qualsiasi operazione che intenda usare il nome di Silvio Berlusconi per condizionare quei voti dai quali potrà dipendere l’elezione del Presidente”. E Libertà e Giustizia sottolinea come – seppure indirettamente – “l’impresentabile leader di Forza Italia potrebbe determinare l’esito di questa elezione. Una simile eventualità, che trapela dai mezzi di informazione, disturba il senso etico dei cittadini”.

Le istituzioni della Repubblica, secondo LeG, “già pesantemente sfigurate dal referendum del 2020, che ha gravemente limitato il numero dei parlamentari e quindi la rappresentanza, potrebbero subire un ulteriore colpo se chi siede in Parlamento non avrà il senso civico e il coraggio politico di impedire che questo miserevole gioco abbia successo”.

L’elezione del Presidente, in conclusione, “potrebbe essere per i partiti un’opportunità per mostrare la loro dignità di associazioni politiche democratiche. Libertà e Giustizia si rivolge a loro e ai parlamentari, affinché avvertano la responsabilità di ‘nobilitare’ l’elezione del Presidente. I cittadini vogliono una figura di cui essere orgogliosi, che rappresenti un modello civile e che parli al Paese con una voce sola, autorevole e indipendente. Vogliono, soprattutto, che rispetti la Costituzione e ne incarni i valori più profondi”.



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