Quirinale, Chiara Saraceno: “Serve un profilo eticamente indiscutibile e con esperienza politica”

La sociologa mette in guardia dal pericolo di sottovalutare Berlusconi: “Nella vita ha ottenuto sempre quello che voleva”. E sostiene la candidatura di Rosy Bindi.

Cinzia Sciuto

Professoressa Saraceno, lunedì iniziano le votazioni per eleggere il successore di Sergio Mattarella: come giudica l’attuale situazione politica?
L’elezione del presidente della Repubblica avviene in una situazione politica particolarmente complicata, perché abbiamo un governo tenuto su con gli spilli. Questo governo c’è finché c’è la diade Mattarella-Draghi, se viene meno anche solo uno dei due, viene meno il governo.

C’è chi sostiene che Draghi al Quirinale servirebbe proprio a dare continuità a questo governo sotto la guida di un “draghiano”, come Franco o Cartabia.
Io penso che questa ipotesi, paventata anche da Giorgetti, sia un’illusione. Non esiste un avatar di Draghi. Può piacere o non piacere ma è indubbio che questo governo è tenuto insieme dalla personalità forte e riconosciuta anche all’estero di Draghi. E né Franco né Cartabia hanno analoghe qualità.

Però molti parlamentari pensano a questa soluzione per scongiurare il rischio di andare a elezioni anticipate.
Certo, in particolare molti parlamentari dei 5S, un partito che molto verosimilmente alle prossime elezioni rischia di vedere drasticamente ridotti i suoi seggi. Ma io penso che queste manovre siano abbastanza inutili: se si muove un mattoncino, viene giù tutto il castello. L’unico modo per tenere in piedi il governo è che Draghi rimanga a Palazzo Chigi e i partiti trovino un nome dignitoso per il Quirinale, ma non mi pare che Draghi abbia molta voglia di continuare questa esperienza di governo.

E d’altro canto di nomi dignitosi per il Quirinale se ne sentono pochi.
Possiamo sperare che non vengano fatti per non bruciarli, anche se io temo che i nomi che circolano realisticamente sono quelli di Casini e Gianni Letta, a dimostrazione che questi partiti non sanno mettere il naso fuori da loro stessi e mancano completamente di creatività.

Un nome che invece secondo lei sarebbe adatto?
Io ho firmato l’appello per Rosy Bindi presidente: è una donna con una statura morale indiscutibile e che ha anche la necessaria esperienza politica, elemento non trascurabile.

Però il presidente della Repubblica non deve essere necessariamente un politico.
Non necessariamente, ma io penso che una robusta esperienza politica sia necessaria, altrimenti il rischio è di avere al Quirinale persone dignitosissime che però poi sono in balia dei partiti.

Visto che ha fatto il nome di una donna, che ne pensa della discussione su “una donna al Quirinale”?
È una discussione che mi dà l’orticaria! Perché non si dice “un uomo al Quirinale”? Quando si parla degli uomini si fanno sempre i nomi, per le donne si rimane alla categoria. Certo che una donna a ricoprire questa carica sarebbe un bel segnale, ma vanno fatti i nomi. Io una Casellati presidente della Repubblica non la vorrei, per esempio, e non perché sia di Forza Italia ma perché a suo tempo votò per sostenere che Ruby era la nipote di Mubarak. Insomma fra i nomi di donne che circolano per il Quirinale alcuni sono adatti, altri no. Esattamente come per gli uomini. E mi dà molto fastidio quando vengono fatti nomi di donne anche autorevolissime, come quello della senatrice Liliana Segre, che però vengono fatti palesemente solo come nome-bandiera. Sia per età sia per mancanza di esperienza politica, infatti, è evidente che quello di Segre è un nome solo simbolico.

A proposito di nomi adatti e non: Berlusconi presidente?
Io sono fra coloro che fin dall’inizio non ha considerato la sua candidatura solo come una boutade ma l’ha presa molto sul serio. Berlusconi ha dimostrato nella vita di essere molto bravo a ottenere quello che vuole, per cui non va mai sottovalutato. E in un parlamento come quello attuale, in cui il “partito” di coloro che hanno cambiato casacca e oggi sono dei cani sciolti è così forte non è impensabile che i giochi di potere di Berlusconi riescano. È difficile, ma ahimè non impossibile.

Se mai dovesse accadere, che cosa significherebbe?
Sarebbe la conferma definitiva che abbiamo la peggiore classe politica che possiamo immaginare.

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