“L’inutile balletto dei partiti attorno al Quirinale”. Intervista a Luciana Castellina

Discutere di Quirinale è esercizio inutile in un’epoca di svuotamento della democrazia parlamentare. E il fatto che circoli il vergognoso nome di Berlusconi ne è la conferma.

Cinzia Sciuto

“Siamo alla frutta”. È una Luciana Castellina sconsolata quella che ci parla delle imminenti elezioni del presidente della Repubblica e soprattutto dei protagonisti di questa fase politica: “Non sanno fare un accordo, ma non sanno neanche litigare; fanno solo balletti inutili”.

Si riferisce a Pd e M5S?

Mah, mi riferisco un po’ a tutti. La verità è che non ci sono più forze politiche degne di questo nome.

Beh, però almeno a destra sono stati capaci di convergere su un candidato…

Certo, un candidato vergognoso. Berlusconi al Quirinale sarebbe semplicemente una vergogna per la Repubblica, e un’offesa per le donne…

Pare però che Berlusconi i numeri non ce li abbia, e che alla fine si convergerà su Draghi: come vede questo scenario?

Draghi al Quirinale sarebbe accettabile, è una persona per bene e questo è quello che conta. E forse, diciamoci la verità, meglio al Quirinale che a Palazzo Chigi. Certo Draghi al Quirinale significherebbe andare alle elezioni. Ma comunque questi sono solo giochi di palazzo, il problema è molto più profondo.

Cioè?

E cioè che noi parliamo di una istituzione, il parlamento, completamente svuotata delle sue funzioni e questo perché non esistono più i partiti. Lo vediamo ogni giorno: il parlamento non decide niente. Prendiamo la politica energetica, una delle questioni più importanti del nostro tempo. Non si decide mica in parlamento, ma al consiglio d’amministrazione dell’Eni. E questa impotenza del parlamento genera sconforto e sfiducia nei cittadini, che sono spesso impegnati nel sociale e sui territori ma lontani dalla politica. Il punto è che non si può avere una democrazia parlamentare senza partiti, semplicemente non funziona. E il balletto che vediamo sul Quirinale lo dimostra.

Quindi lei dice che Pd e M5S non sono in grado di convergere su un nome perché non hanno dei veri partiti alle spalle.

Esatto. Ci sono solo singole persone, più o meno potenti, con le loro rispettive correnti, ma nessuno può sedersi a un tavolo forte della consapevolezza di avere alle spalle una comunità forte, unita in una storia, in un progetto, in un’idea. Vanno tutti in ordine sparso, per cui il risultato finale è molto più affidato al caso che a dinamiche squisitamente politiche.

In questo quadro non è da escludersi l’ipotesi Mattarella bis.

No, ma ha ragione il presidente Mattarella quando sostiene che sarebbe un grave vulnus. Una cosa che si può fare in via eccezionale una volta, due sarebbe già troppo.

Insomma, siamo senza speranza?

Nel breve termine ahimè sì. L’unica cosa seria da fare è mettersi a pensare a come rifondare la Repubblica, ma è un lavoro di lungo termine che fa fatto a partire dai territori.

In ogni caso, un nome per la presidenza della Repubblica ce l’avrebbe?

Se posso fare una provocazione: il Papa, che è l’uomo più di sinistra e più intelligente che ci sia in questo momento in Italia. Ma capisco che creerebbe qualche piccolo problema storico e istituzionale. Un nome invece realistico è quello di Rosy Bindi, una donna che ha alle spalle un’attività politica seria, fatta in un’epoca in cui l’attività politica significava conoscenza del territorio, della gente.

 

(credit foto ANSA)



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