L’evoluzione della scienza, il ruolo dei vaccini e le radici storiche dei no-vax

L’opposizione ai vaccini non è una novità e può pertanto essere utile dare uno sguardo al passato per meglio comprendere il presente.

Silvano Fuso

Lo scorso 25 agosto, sulla prestigiosa rivista medica internazionale The Lancet infectious diseases, è stato pubblicato un articolo dal titolo “Home as the new frontier for the treatment of COVID-19: the case for anti-inflammatory agents”[1]. Gli autori sono Norberto Perico, Monica Cortinovis, Fredy Suter e Giuseppe Remuzzi dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst (Azienda Socio-Sanitaria Territoriale) Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

L’articolo è una revisione (review) di diversi studi pubblicati sull’argomento condotti tra il 2020 e il 2021 e conclude che una terapia a base di antinfiammatori (in particolare non steroidei, i cosiddetti Fans), avviata precocemente all’inizio dei primi sintomi, riduce il rischio di ospedalizzazione per Covid dell’85-90%. In particolare gli accessi al pronto soccorso e le ospedalizzazioni scendono dell’80% (dato accorpato), le sole ospedalizzazioni dell’85-90%, il tempo di risoluzione dei sintomi si accorcia dell’80% e la necessità di somministrazione di ossigeno si riduce del 100%.

Si tratta indubbiamente di una buona notizia (che conferma ipotesi già precedentemente formulate), in quanto indica un’importante arma per difendersi dagli effetti del coronavirus SARS-CoV-2. La sua diffusione da parte di diverse testate, tuttavia, ha innescato una serie di accese reazioni, spesso scomposte, soprattutto sui soliti social. Durante la pandemia infatti le autorità sanitarie e molti media che avevano dato spazio a virologi e infettivologi, hanno, in diverse occasioni, sottolineato la non efficacia delle cure domiciliari precoci e criticato coloro che ne sostenevano l’importanza, inoltre avevano altresì espressamente sconsigliato l’assunzione di farmaci antinfiammatori.

Come ha spiegato uno degli autori della review, il Prof. Remuzzi, direttore dell’Istituto per le ricerche farmacologiche Mario Negri: “Questo non significa che abbiano sbagliato a dettare quelle linee guida. Semplicemente non potevano fare altrimenti, perché non c’erano ancora evidenze scientifiche a supporto degli antinfiammatori”[2].

Così funziona la scienza: si evolve nel tempo, sulla base dei dati disponibili. Non si può sostenere un’affermazione se non vi sono concrete evidenze per farlo. Se poi col tempo queste evidenze emergono, è perfettamente legittimo e doveroso cambiare posizione.

Le dinamiche evolutive della scienza tuttavia o non sono conosciute o vengono volutamente ignorate da coloro che vogliono a tutti i costi assumere un atteggiamento antagonista e di dissenso. Questo comportamento è tipico dei movimenti no-vax che, anche di fronte a palesi evidenze contrarie, mantengono la loro opposizione ai vaccini e alla loro obbligatorietà. Non stupisce quindi che nell’attuale campagna elettorale vi siano forze politiche che individuano nella contrarietà ai vaccini e all’obbligo vaccinale una delle loro linee di futura azione politica.

L’opposizione ai vaccini non è una novità, si è sviluppata fin dalla nascita delle prime forme di vaccinazione e può pertanto essere utile dare uno sguardo al passato per meglio comprendere il presente.

Lo storico Tucidide (460-395 a.C.) narra che, durante l’epidemia di peste di Atene del 430 a.C., coloro che erano guariti dalla malattia potevano occuparsi dei malati senza rischio di ricontagiarsi.

In Cina, già nel XV secolo, si cominciò a praticare la tecnica della vaiolizzazione (o variolizzazione). Essa consisteva nel soffiare nelle narici del paziente una polvere ottenuta macinando le croste di malati di vaiolo. Nel XVII secolo tale tecnica cominciò a essere praticata anche in Europa. Dalla insufflazione di polvere, si passò alla inoculazione di secrezioni di malati di vaiolo. L’introduzione di tale tecnica in occidente si deve principalmente al medico e diplomatico italiano Jacopo Pilarino (1659-1718), al suo allievo Emanuel Timoni (1670-1718) e alla scrittrice e poetessa inglese Lady Mary Wortley Montagu (1689-1762). La tecnica garantiva una buona protezione dal contagio, ma presentava anche rischi e la sua diffusione incontrò non poche resistenze.

Nel 1796 Edward Jenner (1749-1823) osservò che le mungitrici che erano guarite dal contagio del vaiolo bovino (meno aggressivo di quello umano) erano immuni dal successivo contagio. Jenner ebbe quindi l’idea di iniettare in un bambino di otto anni del siero estratto da una pustola di una contadina ammalata di vaiolo bovino. Dopo sei settimane, iniettò il virus del vaiolo nel bambino che non contrasse alcuna malattia. (Naturalmente questi esperimenti oggi sarebbero vietati da qualsiasi comitato di bioetica!).

Quasi un secolo dopo Louis Pasteur fece esperimenti analoghi con il batterio dell’antrace e della rabbia su pecore e conigli. Fu proprio Pasteur a proporre che questa tecnica di immunizzazione fosse chiamata vaccinazione, in onore di Jenner che aveva utilizzato, appunto, le vacche.

Nel corso del tempo vennero messi a punto i vaccini contro la difterite, la poliomelite, il colera, la febbre gialla, la tubercolosi e tante altre patologie. In epoca recente sono stati ottenuti i vaccini contro la leishmaniosi umana (Jacinto Convit, 1994), contro il papilloma virus (Harald Zur Hausen, 2006), il vaccino antinfluenzale, quello anti-epatite e quelli plurivalenti, capaci cioè di immunizzare contemporaneamente da diverse malattie. Uno dei più prolifici sviluppatori di vaccini è stato il microbiologo americano Maurice Ralph Hilleman (1919- 2005) che ne sviluppò oltre 36. Tra questi quelli per il morbillo, la parotite, l’epatite A, l’epatite B, la varicella, la meningite, la rosolia e la polmonite. I vaccini contro il COVID sono poi stati messi a punto in tempi rapidissimi, smentendo tutte le previsioni, anche le più ottimistiche.

Fin dalla loro introduzione i vaccini, nonostante i loro straordinari successi, incontrarono molti oppositori. Le prime obiezioni furono di natura religiosa. Il teologo inglese Edmund Massey, in un sermone del 1772 dal titolo “La pratica della inoculazione pericolosa e peccaminosa”, sostenne che la vaccinazione era diabolica perché si opponeva al volere di Dio che inviava le malattie per punire gli uomini.

Non mancarono medici che si opposero ai vaccini come l’americano William Douglass (1691-1752), che però si convinse alla fine della loro efficacia, e l’inglese Charles Creighton (1847-1927) che arrivò al punto di affermare, senza alcun fondamento, che i vaccini causavano malattie come la sifilide.

La progressiva introduzione della vaccinazione obbligatoria scatenò vivaci proteste in diversi paesi. In Inghilterra queste proteste ottennero l’appoggio di personaggi illustri quali lo scrittore George Bernard Shaw (1856-1943) e il naturalista Alfred Russel Wallace (1823-1913). Anche diversi uomini politici condivisero queste proteste (nihil sub sole novum!).

Negli Stati Uniti, nel 1879, venne fondata la “Anti-Vaccination Society of America”, su iniziativa dell’uomo d’affari William Tebb (1830-1917) che contribuì, l’anno successivo, a fondare a Londra la “London Society for the Abolition of Compulsory Vaccination” (Tebb era anche fortemente impegnato contro la sperimentazione animale). Nacquero poi la “New England Anti-Compulsory Vaccination League” nel 1882, e la “Anti-vaccination League of New York City” nel 1885. Il movimento antivaccinazioni ottenne grossi finanziamenti da parte dell’industriale anglo-americano John Pitcairn, Jr. (1841-1916), fondatore della Pittsburgh Glass Company e strenuo oppositore dei vaccini.

L’opposizione ai vaccini è sempre stata fin dalle origini puramente ideologica e priva di qualsiasi motivazione razionale. Tutti gli indicatori epidemiologici hanno sempre mostrato l’efficacia dei vaccini nel combattere (e in certi casi debellare definitivamente, come per il vaiolo e la peste bovina) alcune tra le più terribili malattie che hanno da sempre afflitto l’umanità. Anche le attuali correnti di pensiero che si oppongono alle vaccinazioni non hanno mai saputo presentare argomentazioni convincenti dal punto di vista scientifico.

Le accuse principali che vengono rivolte ai vaccini riguardano la loro sicurezza che, secondo gli oppositori, non sarebbe abbastanza affidabile. Occorre, come sempre, ricordare che il rischio zero non esiste in nessun ambito. Come qualsiasi altra cosa, anche i vaccini possono comportare un minimo di rischio ma quello che deve essere valutato è il bilancio benefici/rischi. Tale rapporto è nettamente favorevole. I benefici sono enormi, mentre i rischi minimi. Come tutti i farmaci, anche i vaccini devono essere sottoposti a rigidi test e questo ne garantisce elevati standard di sicurezza.

Uno studio[3] pubblicato nell’aprile 2013 dall’American Academy of Pediactry, ha esaminato a fondo i possibili rischi legati ai vaccini, citando dettagliatamente tutte le ricerche relative. Dallo studio emerge chiaramente l’elevatissimo grado di sicurezza dei vaccini. Studi più recenti hanno fornito risultati analoghi.

Una vaccinazione, come tutti i trattamenti medici, può produrre effetti collaterali, ma questi ultimi sono di gran lunga meno pericolosi delle malattie da cui il vaccino protegge. I casi più comuni, sia pure statisticamente molto esigui, possono essere malessere, nausea, gonfiore locale e talvolta febbre. La probabilità di effetti più gravi è dell’ordine di una su decine di migliaia. In certi casi si possono manifestare reazioni allergiche o ipersensibilità, ma è abbastanza facile accertarlo.

Uno dei vaccini che in passato è stato messo sotto accusa è quello antipolio, sviluppato da Albert Sabin (1906-1993) alla fine degli anni Cinquanta. Il vaccino ha praticamente eliminato la poliomielite in moltissimi paesi. È stato però accusato di aver contribuito a trasmettere il virus dell’HIV dalla scimmia all’uomo. Si tratta di accuse del tutto prive di fondamento, smentite da numerosi evidenze scientifiche[4].

Agli inizi degli anni novanta, negli Stati Uniti, dei bambini vaccinati contro la pertosse presentarono alcuni disturbi tra cui febbre e svenimenti. Alcuni genitori citarono in giudizio le case farmaceutiche produttrici dei vaccini, temendo che i figli potessero subire danni cerebrali. Le case produttrici furono tuttavia assolte perché la comunità scientifica non trovò alcuna correlazione tra i vaccini e i disturbi osservati, che avevano avuto evidentemente tutt’altra origine.

Nella storia delle vaccinazioni si sono anche verificati alcuni casi di gravi effetti collaterali, talvolta letali. Uno dei più drammatici è stato quello che, nel 1933, comportò la morte di 28 bambini di Gruaro (VE) sottoposti a un’imprudente sperimentazione di un vaccino antidifterico (altri bambini, tra i 254 complessivamente vaccinati, subirono danni neurologici permanenti)[5]. In questi casi tuttavia emersero chiaramente errori e negligenze nella somministrazione e quindi le cause non possono essere imputate ai vaccini tout court.

Più recentemente un gran clamore è stato fatto circa la possibile correlazione tra vaccinazioni MPR (morbillo, parotite, rosolia) e insorgenza di casi di autismo nei bambini. In tal caso, purtroppo, oltre alle proteste popolari vi sono state anche alcune sentenze della magistratura che hanno assunto per valida tale correlazione. In realtà i magistrati che hanno emesso queste sentenze hanno dimostrato solo di essere totalmente disinformati sul piano scientifico.

L’origine della falsa correlazione tra vaccini e autismo è infatti ben nota. Tutto iniziò nel 1998 quando il medico inglese Andrew Wakefield (n. 1957) pubblicò un articolo sulla rivista The Lancet in cui si sosteneva una presunta correlazione tra l’uso del vaccino trivalente e l’insorgenza di casi di autismo. Come venne però chiaramente dimostrato in seguito, Wakefield aveva volontariamente falsificato i dati, dietro compenso economico, per cercare di far ottenere risarcimenti ai genitori di bimbi autistici che avevano fatto causa alle case farmaceutiche. Tutti gli studi seri effettuati[6] hanno categoricamente smentito qualsiasi correlazione tra vaccini e autismo. L’incidenza dell’autismo tra bambini vaccinati e non vaccinati è infatti esattamente la stessa. Per la sua condotta disonesta Wakefield è stato radiato dall’ordine dei medici e il suo articolo su Lancet ritirato. Nonostante tutto ciò, capita molto spesso di sentire accusare i vaccini di provocare l’autismo.

Un ultimo caso, abbastanza recente, che ha creato apprensioni in Italia nel corso del 2014 è quello relativo al vaccino antinfluenzale Fluad. Alcune morti di soggetti anziani sono infatti state messe in relazione con la precedente assunzione di questo vaccino. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), a titolo precauzionale, ha ritirato dal commercio un lotto di questo vaccino. Tutti gli studi effettuati hanno però escluso ogni rapporto di causa ed effetto tra le morti e il vaccino.

Molte persone che si oppongono alle vaccinazioni, infine, sostengono che esse non sarebbero più necessarie poiché le malattie da cui esse proteggono non sono più presenti, di fatto, in certi territori. Questa è una tipica fallacia logica perché costoro non si rendono conto che certe malattie non vi sono più proprio grazie ai vaccini. Affinché determinate malattie non incidano più in una certa zona è necessario che la percentuale di persone vaccinate non scenda al di sotto di una certa soglia. Se molti scegliessero di non vaccinarsi, si scenderebbe sotto tale soglia e la malattia tornerebbe a colpire. Questo è puntualmente accaduto di recente in Europa per alcune malattie (come la difterite) scomparse da decenni.

È invece di pochissimi giorni fa l’appello lanciato dal direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, secondo il quale i recenti casi di poliomielite a livello mondiale rappresentano “un campanello d’allarme per tutti. È nostra responsabilità condivisa eradicare la polio a livello globale. Tutti coloro che non sono vaccinati, o i cui figli hanno saltato le vaccinazioni programmate, dovrebbero effettuare la vaccinazione il prima possibile. I vaccini contro la poliomielite si sono dimostrati molto efficaci e sicuri[7]. Ha inoltre aggiunto che, dato “il nostro mondo interconnesso, il virus della poliomielite rilevato di recente a New York è geneticamente legato ai virus rilevati in Israele e UK. […] il poliovirus ha trovato la sua strada verso individui suscettibili nelle comunità poco vaccinate”.

Riguardo poi al Covid, Kluge ha sottolineato che: “la priorità ora è somministrare una seconda dose di richiamo del vaccino anti-Covid ai più vulnerabili, inclusi gli anziani, gli individui immunocompromessi e quelli con patologie pregresse. Stiamo anche esortando i paesi a somministrare il vaccino antinfluenzale insieme al vaccino Covid, quando possibile”.

I vaccini antiCovid sono recenti, ma hanno superato tutti le rigide fasi di controllo e il rapporto benefici/rischi depone in modo evidente a loro favore. Naturalmente l’attenzione deve sempre rimanere elevata, il monitoraggio costante e ogni nuova evidenza deve essere attentamente presa in considerazione.

Nella scienza non vi è mai niente di definitivo e le sue affermazioni sono inevitabilmente sempre provvisorie. Ma si basano sulla valutazione razionale dei migliori dati disponibili al momento. Sono affermazioni mutevoli, certo, ma di meglio noi umani non sappiamo fare. Le affermazioni ideologiche sono sicuramente meno mutevoli e apparentemente più confortanti. Ma il fatto stesso che non cambino nel tempo dovrebbe destare una salutare preoccupazione: infatti non cambiano semplicemente perché non tengono conto della realtà.

NOTE

[1] https://www.thelancet.com/action/showPdf?pii=S1473-3099%2822%2900433-9;

[2] N. Ronchetti, “Cure Covid, da destra polemiche per raggranellare qualche voto”, Il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2022;

[3] “Vaccine Safety: Examine the Evidence”, American Academy of Pediactry: https://www.healthychildren.org/English/safety-prevention/immunizations/Pages/Vaccine-Studies-Examine-the-Evidence.aspx;

[4] M. Worobey, M.L. Santiago, B.F. Keele et al., “Origin of AIDS: Contaminated polio vaccine theory refuted”, Nature 428, 820, 2004; A. Collino, La malattia da 10 centesimi. Storia della polio e di come ha cambiato la nostra società, Codice, Torino 2021;

[5] A. Rizzetto, Gruaro: venti secoli di storia, Comune di Gruaro (VE) 2004;

[6] D. Mrozek-Budzyn, A. Kiełtyka, R. Majewska, “Lack of association between measles-mumps-rubella vaccination and autism in children: a case-control study”, Pediatric Infectious Disease Journal 29(5), 397-400, 2010; B. Deer, “Secrets of the MMR scare. How the vaccine crisis was meant to make money”, British Medical Journal 342, c5258, 2011; B. Deer, “How the case against the MMR vaccine was fixed”, British Medical Journal 342, c5347, 2011;

[7] https://www.who.int/europe/news/item/30-08-2022-statement–control–elimination–eradication–three-actions-we-need-to-take-on-three-different-public-health-emergencies-in-the-european-region-in-the-coming-months;



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Silvano Fuso

Da sempre la propaganda di guerra ricorre all'argomento delle "armi segrete". Che siano vere o immaginate è secondario.

La normalizzazione e la parvente inevitabilità di una guerra estesa oltre il fronte ucraino e mediorientale è preoccupante.

Lo scarso valore che il governo Meloni attribuisce alla ricerca scientifica torna a manifestarsi con il taglio di fondi ai danni dell’EBRI.

Altri articoli di Scienza

A pochi giorni dalla scomparsa di Peter Higgs, ripercorriamo il processo che ha condotto alla scoperta della cosiddetta “particella di Dio”.

L’impatto sociale dell’Intelligenza artificiale non è paragonabile a quello avuto da altre grandi innovazioni tecnologiche.

L'intelligenza artificiale ci pone dinanzi a potenziali benefici e eventuali rischi ugualmente difficili da prevedere.