Tre ragioni dell’astensione record (e della vittoria del centrosinistra)

Gli elettori di centrosinistra sono andati a votare, quelli di centrodestra e molti Cinquestelle no. Le ragioni? Lo squagliamento della destra, il sistema elettorale a doppio turno delle comunali e il disinteresse verso la politica.

Mauro Barberis

La notizia non è solo la vittoria schiacciante del centrosinistra ai ballottaggi di ieri, ma il fenomeno che l’ha determinata: l’astensione record. I sindaci di alcune delle più importante città italiane – Roma, Torino, e anche Trieste – sono stati eletti da meno della metà degli elettori: il 43,94%, per la precisione. E questo, come già al primo turno, ha determinato il risultato: gli elettori di centrosinistra sono andati a votare, quelli di centrodestra e molti Cinquestelle no. Le periferie, che nelle elezioni precedenti, e ancora al primo turno, avevano premiato la destra populista, stavolta hanno disertato le urne. Mentre i centri città e i quartieri residenziali non solo andavano a votare, ma votavano per il centrosinistra.

L’eccezione, più apparente che reale, è la mia Trieste. Qui ha vinto di stretta misura il berlusconiano Di Piazza: vecchia destra d’ordine, dunque, non la nuova destra populista, neofascista e no green pass. E proprio qui sta la prima ragione dell’astensionismo: lo squagliamento della destra. Il suo problema non è tanto aver presentato candidati surreali, come ha fatto Giorgia Meloni con il centurione Michetti a Roma, quanto il fatto che la vera destra, quella profonda, quella radicata in macroregioni d’Italia come il Nordest, non è quella roba lì.

Altro che il populismo mediatico del trio social Morisi-Salvini-Meloni: la destra vera è per la legge, l’ordine e il profitto. Non vorrei dare l’impressione di voler insegnare alla destra come dovrebbe fare il suo mestiere ma, ripeto, la destra profonda non è quella roba lì. La vera destra – non più Dio, Patria e Famiglia, bensì – Legge, Ordine & Profitto, non scende per le strade gridando “Libertà”: ma quando mai. La vera destra non interrompe i servizi pubblici bloccando i porti, come hanno fatto i portuali triestini magari credendo persino di essere di sinistra. La vera destra non contesta le misure anti-Covid di Conte prima e Draghi poi: ringrazia il cielo, se ci crede ancora, che ci stiano portando fuori dalla pandemia.

La seconda ragione dell’astensione record è il sistema elettorale delle comunali: il doppio turno. Funziona così, anzi è fatto per funzionare proprio così. I candidati estremisti non vanno al ballottaggio, e il loro elettorato non va a votare: elementare, Watson. Mentre noi eravamo governati da Salvini e Di Maio, il doppio turno alle elezioni politiche ha evitato alla Francia un governo populista: anche se poi il populismo s’è sfogato altrove, nella protesta dei gilet gialli. A proposito: i nostri gilet gialli, i portuali e i no green pass triestini, sono stati sgomberati legittimamente dal porto di Trieste, perché interrompevano un pubblico servizio. La loro protesta pacifica in piazza Unità, invece, andava rispettata: avevano diritto a protestare, e poi agli sconfitti si offre l’onore delle armi.

La terza ragione della disaffezione al voto, infine, dipende da processi molto più risalenti e profondi dello psicodramma della destra e del sistema elettorale a doppio turno. Alzi la mano chi ha un figlio seriamente interessato alla politica, che sui suoi social, voglio dire, oppure tornando a casa la sera, per prima cosa s’informa sui risultati delle elezioni, anche di elezioni molto più importanti di queste. A furia di essere percepita come un ramo dell’intrattenimento mediatico, e neppure il più divertente, la politica è diventata progressivamente estranea, non a quelli della mia generazione, cresciuti a pane e politica, ma già ai cinquantenni che non si vaccinano, fregandosene di parenti e colleghi, figuriamoci ai più giovani.

Peggio ancora, la politica è diventata, o è tornata a essere, una cosa sporca, praticata solo da personaggi che – a guardare molti candidati a queste elezioni, non solo di destra – non si sa bene cosa avrebbero mai fatto nella vita, se non avessero fatto quello. Questo è il processo più preoccupante e anche il più difficile da invertire. Beninteso, se teniamo ancora alla democrazia, e non ci accontentiamo dell’alternativa attuale, fra una destra populista e una sinistra tecnocratica.

 

(credit foto ANSA/ANGELO CARCONI)



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Mauro Barberis

Mentre Iran e Israele giocano alla Terza guerra mondiale, può sembrare salottiero occuparsi del caso Salis: eppure, nel suo piccolo, anch’esso è maledettamente importante. La notizia è che l’attivista incarcerata in Ungheria, e detenuta in condizioni incivili a seguito di accuse che qualsiasi giurista troverebbe risibili – aver cercato di picchiare, lei, due neonazisti che...

Mattarella di ritorno a Trieste per continuare un percorso di pace è insediato dalla destra populista e dal presidenzialismo meloniano.

Estendiamo i test attitudinali ai politici, specie quelli che propongono leggi-manifesto come questa per raccogliere qualche voto in più.

Altri articoli di Politica

A 100 anni dalla nascita di Rossana Rossanda condividiamo in suo ricordo un dialogo con Marco D'Eramo uscito sul vol. 2/2017 di MicroMega.

Il testo integrale del discorso che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere in prima serata da “Che Sarà” su Raitre, in vista del 25 aprile.

Il caso Scurati conferma l’irrefrenabile pulsione di Meloni a voler tappare la bocca di ogni voce scomoda.