Le donne migrano per sottrarsi alla violenza di genere. Ma la incontrano anche lungo il cammino

Le motivazioni che accomunano i migranti di ambo i sessi nella scelta di cambiare Paese è la ricerca di un futuro migliore, un'istruzione, maggiori possibilità lavorative, a volte anche cure mediche per famigliari o per sé. Ma la migrazione femminile è spesso motivata dall’oppressione di genere: questa è la caratteristica che la differenzia maggiormente da quella maschile.

Michela Fantozzi

Save the Children ha pubblicato un rapporto realizzato in collaborazione con l’impresa sociale Samuel Hall che indaga le motivazioni e le peculiarità della migrazione di bambine e ragazze migranti che transitano tra il Marocco, la Tunisia, la Libia, l’Italia e la Spagna.
Uno studio unico nel suo genere, perché è il primo a tentare di “fornire una comprensione olistica e specifica per genere delle esperienze delle ragazze che migrano attraverso e verso il Nord Africa”.
Spesso la condizione di donna (in tutte le fasi della vita) e migrante è trascurata dagli studiosi e dai legislatori, traducendosi poi in una lacuna di servizi, di possibilità di aiuto e soprattutto di comprensione delle giovani migranti, che almeno nella metà dei casi lasciano il Paese d’origine per motivi diversi dagli uomini. Lo studio vuole essere mezzo di riflessione e strumento per la creazione di politiche che si adattino alle esigenze delle giovani migranti.
In tutto sono state intervistate 68 ragazze e 24 ragazzi, provenienti da 16 paesi diversi. Delle 68 ragazze intervistate il rapporto dichiara: “Quasi ogni bambina e ragazza con cui abbiamo parlato ha riportato di aver subito qualche forma di violenza sessuale e di genere, come lo stupro, tentativi di stupro e molestie sessuali, o lo ha visto accadere a qualcun altro vicino a lei durante il viaggio”.

Quali sono i motivi che spingono le bambine e le ragazze a migrare

Le motivazioni che accomunano i migranti di ambo i sessi nella scelta di cambiare Paese è la ricerca di un futuro migliore, un’istruzione, maggiori possibilità lavorative, a volte anche cure mediche per famigliari o per sé.
Ma la migrazione femminile è spesso motivata dall’oppressione di genere: questa è la caratteristica che la differenzia maggiormente da quella maschile.
Le ragazze e le donne intervistate hanno raccontato di conflitti familiari- compresa l’esposizione ad abusi in alcuni casi – di matrimonio forzato e minorile e altre forme di violenza sessuale e di genere.
“Oltre la metà delle ragazze dell’Africa occidentale intervistate in Spagna ha dato la fuga dal matrimonio come il motivo principale – o unico – per lasciare la propria casa. Per la quindicenne Adrienne della Costa d’Avorio, è stata l’iniziativa di suo fratello a farla volare in Marocco quando suo nonno ha insistito per sposarla all’età di 12 anni”.
Anche nell’accesso all’istruzione le bambine ricevono un trattamento diverso, dato che spesso alle ragazze viene negata la possibilità di studiare dalle famiglie, nel momento in cui i genitori privilegiano il finanziamento dell’istruzione dei figli maschi.
Vale la pena menzionare che lo studio ha notato anche un aumento di migrazione minorile per sfuggire alle persecuzioni a causa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
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Come si informano le giovani migranti sul viaggio

In generale i/le giovani migranti provenienti dal Nord Africa hanno un’idea precisa di cosa li aspetta del viaggio, mentre i/le migranti dall’Africa Subsahariana hanno informazioni molto più lacunose. Entrambe le demografie però hanno spesso aspettative distorte sullo stile di vita che li aspetta nei paesi d’arrivo.
Il rapporto individua due fonti di informazione principale: la famiglia/gli amici e i social network.
Spesso in fuga da situazioni di violenza, le ragazze evitano di fare troppe domande sul viaggio per non destare l’attenzione dei famigliari sui loro piani.
La mancanza di informazioni si accompagna anche a falsi miti sui paesi di destinazione, alimentati dai social network come Facebook e YouTube, dove influencer della migrazione filmano il loro viaggio e dove “chi ce l’ha fatta” (parenti e amici che vivono in Europa) condivide foto di un apparente benessere che attrae moltissimo le giovani migranti ma che si rivela solo un miraggio all’arrivo.

Cosa succede sul percorso verso L’Europa

“Vi dirò che non è un viaggio facile, ma se pensate di poterlo affrontare, accettatelo. […] Perché ti dico le condizioni, puoi affrontarle? Stupro, molestie sessuali, rinchiusa in casa per due o tre mesi e senza libertà di uscire. Diversi uomini vengono a fare i loro comodi con te e se ne vanno. Non li conosci nemmeno, non sai nemmeno… non sai nemmeno cosa c’è dentro di loro. Quindi, se riesci a sopportare tutto questo, puoi affrontare il viaggio”. (Mariama, 24 anni, originaria della Sierra Leone, intervistata in Tunisia).

Come già menzionato, la quasi totalità delle intervistate dal rapporto ha testimoniato di aver subito o aver assistito a una qualche forma di violenza sessuale durante il viaggio. I colpevoli più frequenti sono i trafficanti, seguiti da altri migranti, polizia e membri di gruppi armati. Ma altre volte, sono gli adulti con cui viaggiavano i responsabili della violenza, che sfruttano le bambine e ragazze che accompagnano per riuscire a superare i confini.
A tutto questo si aggiunge il rischio di finire nella rete di traffici umani a scopi sessuali.
“Gli informatori qualificati in Italia hanno menzionato anche l’uso di ‘case di collegamento’ in Nord Africa, descritte come catene di tratta in cui ragazze e donne vengono trattenute e addestrate alla prostituzione, prima di essere portate in Italia”.

Agli abusi sessuali si accompagna poi il rischio per le ragazze di rimanere incinta durante il viaggio: “È stato rilevato da diversi informatori di aborti improvvisati che comportano gravi rischi per la salute delle ragazze coinvolte. Secondo un ricercatore delle migrazioni in Spagna: «C’era una ragazza di 13 anni che è stata separata dagli adulti con cui era arrivata e abbiamo scoperto che era incinta. Ci ha detto che le era già successo in diverse occasioni, […] che gli uomini con cui aveva viaggiato per qualche tempo le avevano detto che aveva un parassita che cresceva dentro di lei e che dovevano sbarazzarsene. Così, le avevano praticato due aborti, questo sarebbe stato il terzo»”.

Politiche di accoglienza: raccomandazioni

La violenza maschile sta all’origine delle partenze di donne e ragazze, attraversa e definisce il corso del loro viaggio e a volte le accompagna anche all’arrivo, soprattutto quando le leggi e le procedure d’accoglienza non la prendono in considerazione ma le assimilano all’esperienza maschile.
Le raccomandazioni del rapporto, quindi, incoraggiano i legislatori ad attuare le politiche già esistenti per la tutela dei diritti umani delle bambine e delle ragazze e sviluppare un sistema interstatale di tutela per le minori in viaggio verso l’Europa.
Raccomanda anche di implementare un sistema di accoglienza migliore per i giovani migranti, date le attuali lacune nei paesi di arrivo e di transito. Il rischio di rimanere senza casa allo scoccare dei diciotto anni, non ricevere supporto psicologico per elaborare i traumi accumulati durante il viaggio, frequentare la scuola ad orari diversi da quelli dei ragazzi autoctoni e quindi non poter interagire con i coetanei sono tutti ostacoli a una corretta integrazione dei minori non accompagnati.

CREDIT FOTO Ansa – EPA/STR



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