Contro l’occupazione Usa e contro i talebani: la resistenza delle donne afgane

Secondo l’associazione di donne afghane Rawa, l’occupazione statunitense ha reso l’Afghanistan un Paese più corrotto, più insicuro e più pericoloso. E il ritorno dei talebani era assolutamente prevedibile. Loro però non si arrendono e continuano la loro lotta per la libertà e i diritti delle donne.

Sonali Kolhatkar

La Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (Rawa), è una delle più antiche associazioni di femministe afgane, che dal 1977 lotta per i diritti delle donne e la democrazia in Afghanistan. Sonali Kolhatkar dell’associazione statunitense Afghan Women’s Mission è riuscita a contattarle e a porre loro alcune domande dopo la presa del potere dei talebani. L’intervista è stata pubblicata sul sito di Rawa il 20 agosto scorso, per cui è precedente agli attentati del 26 agosto a Kabul.

Sonali Kolhatkar: Per anni Rawa ha preso posizione contro l’occupazione americana e ora che gli americani si stanno ritirando, i talebani sono tornati. Il presidente Biden avrebbe potuto realizzare il ritiro in modo tale da lasciare l’Afghanistan in una situazione più sicura di quella in cui invece si trova adesso? Avrebbe potuto fare di più per evitare che i talebani fossero in grado di prendere il sopravvento così rapidamente?

Rawa: Negli ultimi 20 anni una delle nostre richieste è sempre stata la fine dell’occupazione Usa/Nato, meglio se contestualmente portando via i loro fondamentalisti islamici e tecnocrati e lasciando che il nostro popolo potesse decidere del proprio destino. Questa occupazione ha portato solo spargimento di sangue, distruzione e caos. Hanno trasformato il nostro Paese in un luogo più corrotto, più insicuro, dominato dalla mafia della droga e pericoloso soprattutto per le donne. Un risultato prevedibile fin dall’inizio. L’11 ottobre 2001, quindi nei primi giorni dell’occupazione, avevamo dichiarato: “La continuazione degli attacchi statunitensi e l’aumento del numero di vittime civili innocenti non solo fornisce una scusa ai talebani, ma provocherà anche il rafforzamento delle forze fondamentaliste nella regione e nel resto del mondo”.

La ragione principale per cui eravamo contro questa occupazione risiedeva nel fatto che si trattava di un sostegno al terrorismo sotto la bella bandiera della “guerra al terrore”. Dai primi giorni in cui gli sciacalli e assassini dell’Alleanza del Nord sono stati messi di nuovo al potere nel 2002 fino agli ultimi colloqui, accordi e patti cosiddetti di pace di Doha e al rilascio di 5.000 terroristi dalle prigioni nel 2020/21, era ovvio che anche il ritiro non avrebbe avuto un buon esito.

Il Pentagono dimostra che nessuna invasione o ingerenza finisce in condizioni di sicurezza. Tutte le potenze imperialiste invadono altri Paesi per i loro interessi strategici, politici e finanziari, e grazie a menzogne e potenti mezzi di comunicazione occultano le reali ragioni e la loro agenda.

È una beffa dire che valori come “diritti delle donne”, “democrazia”, “costruzione della nazione” eccetera facevano parte degli obiettivi degli Usa/Nato in Afghanistan! Gli Stati Uniti erano in Afghanistan al fine di rendere la regione instabile e sede di gruppi terroristici per accerchiare le potenze rivali, specialmente Cina e Russia, e minare le loro economie attraverso guerre regionali. Ma naturalmente il governo degli Stati Uniti non voleva un’uscita così disastrosa, vergognosa e imbarazzante, che ha lasciato dietro di sé una confusione tale da costringerli a inviare di nuovo le truppe in 48 ore per riprendere il controllo dell’aeroporto ed evacuare in sicurezza i loro diplomatici e il loro personale.

Crediamo che gli Stati Uniti abbiano lasciato l’Afghanistan per le proprie debolezze e non perché siano stati sconfitti dalle loro creature (i talebani). Ci sono due ragioni principali per questo ritiro. La prima è la crisi interna degli Stati Uniti, che assume diverse forme. I segni del declino del sistema Usa si sono visti nella debole risposta alla pandemia di Covid-19, nell’attacco a Capitol Hill e nelle grandi proteste dell’opinione pubblica statunitense degli ultimi anni. I responsabili politici sono stati dunque costretti a ritirare le truppe per concentrarsi su questioni interne scottanti. La seconda ragione è che la guerra afgana è stata una guerra eccezionalmente onerosa, il cui costo è arrivato a migliaia di miliardi di dollari: tutti soldi dei contribuenti americani. Il che ha rappresentato un tale onere finanziario per gli Stati Uniti da indurli alla fine a lasciare l’Afghanistan.

Le politiche dei fabbricanti di guerra dimostrano che il loro obiettivo non è mai stato quello di rendere l’Afghanistan più sicuro. Inoltre, sapevano che il ritiro sarebbe stato caotico, eppure sono andati avanti ugualmente. Ora l’Afghanistan è di nuovo sotto i riflettori perché i talebani sono al potere, ma quella che vedete oggi è la stessa situazione che abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni, durante i quali ogni giorno centinaia di persone sono state uccise e il nostro Paese distrutto, solo che raramente è stato riportato dai media.

Sonali Kolhatkar: La leadership talebana sta dicendo che rispetterà i diritti delle donne conformemente alla legge islamica. Alcuni media occidentali riportano queste parole in una luce positiva. Ma i talebani non dicevano la stessa cosa anche vent’anni fa? Pensate che ci sia un reale cambiamento da parte loro sul terreno dei diritti umani e dei diritti delle donne?

RAWA: I media mainstream stanno solo cercando di gettare sale sulle ferite del nostro popolo devastato; dovrebbero vergognarsi del modo in cui cercano di indorare la pillola sui brutali talebani. Il portavoce dei talebani ha dichiarato che non c’è differenza tra la loro ideologia del 1996 e quella di oggi. E quello che dicono sui diritti delle donne è esattamente quello che dicevano durante il loro precedente, buio, dominio: applicare la sharia.

In questi giorni i talebani hanno dichiarato un’amnistia in tutto l’Afghanistan e il loro slogan è “ciò che può portare la gioia dell’amnistia, non può farlo la vendetta”. Ma nella realtà stanno uccidendo persone ogni giorno. Proprio ieri un ragazzo è stato ucciso a Nangarhar solo perché portava la bandiera nazionale afgana tricolore invece di quella bianca dei talebani. Hanno giustiziato quattro ex ufficiali dell’esercito a Kandahar, hanno arrestato un giovane poeta afgano, Mehran Popal, nella provincia di Herat colpevole di aver scritto post anti-talebani su Facebook e la sua famiglia non sa dove si trovi. Questi sono solo alcuni esempi delle loro azioni violente, a dispetto delle accondiscendenti e “miti” parole dei loro portavoce.

Noi crediamo che la loro sia solo una farsa, recitata nel tentativo di guadagnare tempo per riorganizzarsi. Gli eventi sono stati così convulsi che stanno velocemente cercando di costruire la loro struttura di governo, creare la loro intelligence e mettere in piedi il Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, responsabile del controllo dei piccoli dettagli della vita quotidiana delle persone, come la lunghezza della barba, il codice di abbigliamento e l’obbligo di avere un mahram (un accompagnatore uomo, che può essere solo il padre, il fratello o il marito) per una donna. I talebani sostengono di non essere contro i diritti delle donne, ma che questi dovrebbero rimanere all’interno della cornice della legge islamica, la sharia.

Ma la sharia è vaga e viene interpretata dai regimi islamici in modi diversi, piegandola a vantaggio delle proprie agende politiche e delle proprie leggi. Inoltre, i talebani vorrebbero anche che l’Occidente li riconoscesse e li prendesse sul serio, e tutte queste affermazioni sono parte del tentativo di dare una certa immagine edulcorata di sé. Forse fra qualche mese diranno che faranno le elezioni perché credono nella giustizia e nella democrazia! Ma queste messinscene non cambieranno mai la loro vera natura. Saranno sempre dei fondamentalisti islamici: misogini, disumani, barbari, reazionari, antidemocratici e antiprogressisti. In una parola, la mentalità talebana non è cambiata e non cambierà mai!

Sonali Kolhatkar: Perché l’esercito nazionale afgano e il governo afgano sostenuto dagli Stati Uniti sono crollati così rapidamente?

RAWA: Alcune ragioni tra le tante sono le seguenti.

1) Tutto è stato fatto sulla base di un accordo per consegnare l’Afghanistan ai talebani. Il governo degli Stati Uniti, negoziando con il Pakistan e altri attori regionali, si era accordato per formare un governo composto principalmente da talebani. Quindi i soldati non erano pronti a farsi uccidere in una guerra che sapevano non avrebbe portato alcun beneficio per il popolo afgano, perché a porte chiuse si era già deciso di portare i talebani al potere. Zalmay Khalilzad [diplomatico statunitense di origini afgane, rRappresentante speciale per la riconciliazione dell’Afghanistan] è molto odiato dal popolo afgano per il ruolo sleale che ha avuto nel riportare i talebani al potere.

2) La maggior parte degli afgani capisce bene che la guerra in Afghanistan non è una guerra degli afgani e per il bene del Paese, ma una guerra condotta da potenze straniere per i loro interessi strategici e che gli afgani sono usati come combustibile per il conflitto. La maggior parte dei giovani si unisce alle forze militari a causa della grave povertà e disoccupazione, manca loro la convinzione morale per combattere. Vale la pena ricordare che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno cercato per 20 anni di rendere l’Afghanistan un Paese di consumatori, ostacolando la crescita dell’industria. Questa situazione ha creato un’ondata di disoccupazione e povertà, aprendo la strada al reclutamento del governo fantoccio, dei talebani e alla crescita della produzione di oppio.

3) Le forze afgane non erano così deboli da essere sconfitte nel corso di una settimana, ma hanno ricevuto precisi ordini dal palazzo presidenziale di non combattere i talebani e di arrendersi. La maggior parte delle province sono state consegnate pacificamente ai talebani.

4) Il regime fantoccio di Hamid Karzai e Ashraf Ghani da anni definiva i talebani “fratelli insoddisfatti”, e ha liberato molti dei loro comandanti e leader più spietati. Chiedere ai soldati afgani di combattere una forza che non è definita “nemico” ma “fratello” ha incoraggiato i talebani e ha buttato giù il morale delle forze armate afgane.

5) Le forze armate erano afflitte da una corruzione senza precedenti. Il gran numero di generali (per lo più ex brutali signori della guerra dell’Alleanza del Nord) seduti a Kabul ha arraffato milioni di dollari, mentre decurtava il salario dei soldati che combattevano in prima linea. Il SIGAR (Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction) ha denunciato il fenomeno dei “soldati fantasma”: gli alti funzionari impegnati a riempire le proprie tasche, incanalando lo stipendio di decine di migliaia di soldati inesistenti nei loro conti bancari.

6) Ogni volta che l’esercito era assediato dai talebani, le richieste di aiuto venivano ignorate da Kabul. In numerosi casi decine di soldati, abbandonati senza munizioni e cibo per settimane, sono stati massacrati dai talebani. Perciò il tasso di perdite tra le forze armate afgane è stato molto alto. Al World Economic Forum di Davos nel 2019, Ashraf Ghani ha confessato che dal 2014 sono stati uccisi oltre 45.000 addetti alla sicurezza afgana, mentre nello stesso periodo sono stati uccisi solo 72 addetti di Usa/Nato.

7) In generale nella società la crescente corruzione, l’ingiustizia, la disoccupazione, l’insicurezza, l’incertezza, la frode, la grande povertà, la droga, il contrabbando eccetera hanno fornito un terreno fertile per il risorgere dei talebani.

Sonali Kolhatkar: Qual è il modo migliore per gli americani di aiutare RAWA e il popolo e le donne afgane in questo momento?

RAWA: Ci sentiamo molto fortunate e felici per avere avuto al nostro fianco in questi anni quella parte del popolo americano amante della libertà. Abbiamo bisogno che gli americani alzino la voce e protestino contro le politiche di guerra dei loro governi e sostengano il rafforzamento della lotta del popolo afgano contro questi barbari.

Resistere è nella natura umana, e la storia ne è testimone. Abbiamo i gloriosi esempi dei movimenti di lotta degli Stati Uniti “Occupy Wall Street” e “Black Lives Matter”. Abbiamo visto che nessuna oppressione, tirannia e violenza può fermare la resistenza. Le donne non saranno più incatenate! Proprio la mattina dopo l’entrata dei talebani nella capitale, un gruppo di nostre giovani donne coraggiose ha dipinto graffiti sui muri di Kabul con lo slogan: “Abbasso i talebani!”. Le nostre donne sono ora politicamente consapevoli e non vogliono più vivere sotto il burqa, cosa che magari 20 anni fa hanno fatto. Continueremo le nostre lotte trovando modi intelligenti per stare al sicuro.

Pensiamo che il disumano impero militare statunitense non sia solo nemico del popolo afgano, ma anche la più grande minaccia alla pace e alla stabilità del mondo. Ora che il sistema è sull’orlo del declino, è dovere di tutti gli amanti della pace e della giustizia, di tutti i progressisti e della sinistra intensificare la lotta contro i brutali guerrafondai alla Casa Bianca, al Pentagono e a Capitol Hill. Sostituire il sistema marcio con uno giusto e umano non solo libererà milioni di poveri e oppressi americani, ma avrà un effetto duraturo in ogni angolo del mondo.

Ora la nostra paura è che il mondo possa dimenticare l’Afghanistan e le donne afgane, come accaduto sotto il sanguinoso dominio dei talebani alla fine degli anni Novanta. Per questo, i progressisti e le istituzioni statunitensi non devono dimenticare le donne afgane.

Alzeremo la nostra voce più forte e continueremo la nostra resistenza e la lotta per una democrazia laica e i diritti delle donne!

 

(traduzione dall’inglese di Cinzia Sciuto)



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