Scienza, etica e democrazia

Nel libro “Armati di scienza” la senatrice a vita Elena Cattaneo spiega con chiarezza perché la scienza è una delle attività umane più democratiche ed egualitarie che esistano.

Silvano Fuso

Lo scorso 8 luglio ho avuto il piacere e l’onore di presentare insieme all’autrice (nell’ambito di un evento organizzato dall’associazione Spazio Milano e moderato da Gianvito Tumbarello presso la Biblioteca della Chiesa Rossa di Milano) l’ultimo libro della Senatrice a vita Prof.ssa Elena Cattaneo Armati di scienza (Raffaello Cortina Editore, Milano 2021, pp. 158, euro 13).
Era la prima volta che la incontravo di persona e sono rimasto molto colpito per la passione, l’entusiasmo, l’impegno civile, l’umiltà e la profonda umanità con cui la Senatrice affronta tutto quello che fa. Le stesse qualità emergono chiaramente se si guarda la sua ricchissima biografia scientifica e parlamentare e se si legge la sua ultima fatica editoriale.

Armati di scienza è uscito in un momento in cui la scienza è al centro dell’attenzione mediatica e politica. Questo non accade frequentemente: in condizioni normali le notizie scientifiche ricevono scarsa attenzione da parte dei media e le problematiche legate alla ricerca sono affrontate dalla nostra classe politica con cronico disinteresse. La pandemia da SARS-CoV-2 ha invece acceso i riflettori sulla ricerca e sui ricercatori, soprattutto dell’area bio-medica, campo di cui la Prof.ssa Cattaneo si occupa da molto tempo con brillanti risultati.

Il rinnovato interesse dei media nei confronti della scienza, tuttavia, non sempre ha presentato risvolti positivi. I media spesso hanno dato voce a esponenti del mondo scientifico che rappresentano posizioni assolutamente minoritarie e non condivise dalla comunità scientifica. Pensiamo ad alcune uscite del discusso Premio Nobel Luc Montagnier sull’origine del virus o a certe imprudenti affermazioni, come quelle del Prof. Alberto Zangrillo che, il 31 maggio 2020, affermò che il virus era “clinicamente morto”.

Riguardo ai politici, al di là di coloro che hanno assunto posizioni palesemente antiscientifiche, ricordiamo anche il ministro Francesco Boccia, allora in carica (era l’aprile 2020), che chiedeva alla comunità scientifica di fornire “certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema”. Sia pur animato sicuramente da buone intenzioni, il ministro dimostrò pubblicamente di non conoscere per nulla cosa sia la scienza e come funzioni. La scienza infatti, per sua natura, non può fornire “certezze inconfutabili” e il libro della Prof.ssa Cattaneo lo spiega molto bene, sin dall’introduzione, in cui la scienza e il suo metodo vengono definiti come:

Un portentoso strumento per conoscere la realtà delle cose e affrontare un presente sempre più tumultuoso di fatti, eventi, informazioni senza correre il rischio di essere trascinati, privi di difese, da mode, narrazioni fantasiose e suggestioni pericolose -specie nella salute e nella politica- per ciascuno di noi e la società tutta.

Inoltre, l’autrice si preoccupa giustamente di precisare che:

Armarsi di scienza, competere con le armi della conoscenza, non significa abbracciare una religione né deificare lo scienziato, anzi è vero l’opposto. Non vi sono dogmi né verità che, in determinate condizioni, non possano e debbano essere messi in discussione, non c’è esperto le cui affermazioni, in forza di un malinteso senso di autorità, non debbano essere verificate e provate. Semplicemente significa riconoscere in un metodo – quello scientifico, sperimentale, trasparente e ripetibile – la modalità regina per produrre mattoni di conoscenza con cui edificare le nostre società.

La scienza non può fornire certezze inconfutabili, ma sicuramente produce conoscenze attendibili e utilissime per migliorare la nostra qualità della vita.

Al di là degli aspetti strettamente metodologici dell’impresa scientifica, il libro della Prof.ssa Cattaneo si concentra soprattutto sulla sua dimensione etica. Il rifiuto di ogni dogmatismo e di ogni principio di autorità, la costante curiosità, la continua disponibilità a mettere in discussione le conoscenze acquisite (e quindi la conseguente consapevolezza della loro provvisorietà), la libera circolazione delle idee, l’incessante confronto con le ragioni degli altri e la disponibilità ad accettare le critiche rendono la scienza una delle attività umane più democratiche ed egualitarie che esistano.

Qualcuno ha affermato che la “scienza non è democratica”. Ma questo si riferisce esclusivamente al fatto che le sue affermazioni non si decidono a maggioranza, bensì solamente in modo empirico esaminando i fatti: i soli elementi ai quali venga attribuita un’autorità. In tutti gli altri suoi aspetti la scienza è estremamente democratica e il libro di Elena Cattaneo lo illustra molto bene. A riprova di ciò, nel secondo capitolo del volume, intitolato “Questioni di libertà (libertà di ricerca, libertà di scelta, libertà di movimento)”, l’autrice riporta inquietanti dati che mostrano come la libertà di ricerca sia considerata un pericolo dai regimi totalitari. Secondo il report 2020 del network internazionale Scholar at Risk, tra il 2019 e il 2020 nel mondo vi sono stati 341 casi di attacchi contro la libertà accademica in 58 paesi. Attualmente poi vi sono almeno 96 accademici imprigionati, 124 studiosi che sono stati uccisi, che sono scomparsi o che hanno subito violenze e 52 sono quelli che sono stati sottoposti a persecuzione. Come afferma l’autrice, “Ogni attacco a chi è impegnato nella ricerca è un aggressione a un «casco blu della conoscenza»”. Tra i casi ricordati da Cattaneo, non poteva mancare quello del povero Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano, dottorando all’Università di Cambridge, barbaramente torturato e ucciso nel 2016 a Il Cairo, per mano dei servizi segreti egiziani.

Il libro della Senatrice Cattaneo, in sole 158 pagine, affronta poi tantissimi argomenti. Dai problemi della corretta comunicazione scientifica a quelli della prevenzione in medicina, dai rapporti tra scienza e politica, fino alla pericolosa popolarità delle pseudoscienze. Tra queste ultime, l’autrice dedica particolare attenzione al caso Stamina, all’omeopatia, all’agricoltura biologica e biodinamica, (ricordiamo a tale proposito l’eroica battaglia condotta dalla Senatrice in Parlamento) e alla falsa credenza secondo la quale tutto ciò che è naturale sarebbe necessariamente buono.

Nell’ultimo capitolo poi l’autrice non può che affrontare lo scottante tema della pandemia di Covid-19. Con tono pacato e mai enfatico, viene sottolineato lo straordinario successo con cui la comunità medica, in soli 12 mesi, ha saputo mettere a punto diversi efficaci vaccini. Successo che purtroppo è invece mancato, a livello di politica sanitaria, nel tracciamento dei casi di infezione. Problema che ripropone ancora una volta i difficili rapporti tra scienza e politica.

Il libro della senatrice Cattaneo si legge molto agevolmente e piacevolmente grazie al linguaggio semplice utilizzato e al suo stile narrativo. Particolarmente toccanti sul piano emozionale sono le parti in cui l’autrice rievoca, con estrema modestia e discrezione, le sue esperienze scientifiche ed umane nella sua decennale battaglia contro la Còrea di Huntington. Una terribile malattia genetica neurodegenerativa, particolarmente diffusa nelle popolazioni di alcuni isolati villaggi sul lago Maracaibo, in Venezuela, dove Cattaneo ha compiuto non solo fondamentali ricerche, ma anche straordinari interventi umanitari.

Un’ultima nota: il volume è dedicato a Pietro Greco e a Rossella Panarese, grandi divulgatori recentemente scomparsi, “che hanno raccontato la scienza con cuore, studio e rigore”: tre qualità che emergono costantemente anche da ogni pagina del libro.



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