Recovery Plan a confronto: le differenze fra Draghi e Conte

Cosa è cambiato tra il Piano di Ripresa e Resilienza di “unità nazionale” e quello M5s-Pd? L’analisi delle parole chiave e della visione strategica.

Filippo Celata e Antonello Romano

Qual è la visione strategica del Piano di Ripresa e Resilienza presentato qualche giorno fa dal governo Draghi? E quale era la visione del governo Conte? In molti se lo sono chiesti, lamentando l’assenza di una strategia complessiva, al di là della sommatoria degli interventi previsti, e al di là delle priorità imposte dall’Unione Europea. Abbiamo allora provato a desumere tale visione dal testo, individuando i termini chiave nei nuclei semantici del piano presentato dal governo Draghi, e confrontandoli con quelli della bozza prodotta dal Governo Conte.

Ai fini dell’analisi del piano contano innanzitutto le risorse dedicate alle varie azioni. Il testo ha tuttavia una sua rilevanza, sia diretta che indiretta: consente di legare azioni, obiettivi e frame di riferimento. Le allocazioni e il loro effettivo impiego potranno subire modifiche. Il ‘discorso’ probabilmente no. E va letto, per quanto detto, fra le righe, a partire da quelli che sono i termini – o meglio lemmi – più rilevanti. Non si tratta necessariamente dei termini più ricorrenti, ma di quelli più ‘centrali’ all’interno della struttura semantica del testo, individuati sulla base dell’intensità dei legami tra i termini più utilizzati.

Nella figura qui sopra riportiamo i termini più centrali nel PNRR di Draghi – la dimensione delle etichette è proporzionale al loro grado di centralità – e la struttura delle loro connessioni. Nella figura qui sotto l’analogo network desunto dalla bozza di PNRR presentata dal governo Conte a gennaio. Nei grafici che seguono si riportano i 30 termini più rilevanti nei due documenti, ordinati per grado di centralità, e un confronto tra i due piani.

Il termine più centrale nella bozza del governo Conte è “valorizzazione”, che non significa genericamente dare valore, ma mettere a valore, estrarre valore. Subito dopo compare ‘territorio’ e poco sotto il ‘turismo’. Tutti questi elementi sono oggetto, nella bozza Conte, di un notevole investimento simbolico, prima ancora che materiale; turismo e territorio non sono affatto, in altri termini, i settori più finanziati. Rappresentano gli asset o il ‘patrimonio’ che sottende a una valorizzazione (appunto) sostenibile e economicamente efficacie di quello che è il nostro punto di forza: la “bellezza”, i “luoghi identitari”, il binomio turismo-cultura.

Nella bozza del governo Draghi questo ecosistema simbolico scompare; ‘valorizzazione’, ‘turismo’ e ‘cultura’ non compaiono neanche tra i termini rilevanti. Il ‘territorio’ continua ad avere un’elevata centralità. Il riferimento principale sono pero in questo caso le infrastrutture di ‘trasporto’. Subito dopo compare ‘università’, prima ancora che ‘tecnologie’: potenziare innanzitutto la ricerca quindi, ma “per le imprese”.

Un notevole investimento simbolico è dedicato più in generale alla formazione, a cominciare dalla scuola, come testimoniato dall’elevata centralità di lemmi quali ‘studenti’ e ‘scuola’, che nella bozza Conte non erano per nulla rilevanti. D’altronde la differenza maggiore tra i due Piani è la riduzione degli investimenti previsti sulla missione “inclusione e coesione” e l’aumento delle risorse per la missione “istruzione e ricerca”, soprattutto l’istruzione, tema quest’ultimo sul quale Draghi ha spesso insistito. In termini sociali si agisce quindi dal lato delle ‘opportunità’, piuttosto che dei bisogni.

La figura qui sotto mette meglio in evidenza la diversità semantica tra i due piani, in termini di differenza nel grado di centralità dei diversi lemmi. Nel grafico compaiono solo i termini che, in uno dei due piani, hanno un grado di centralità superiore al 50%, e i termini per i quali la differenza in termini di centralità tra i due piani è superiore al 10%.

Molti dei termini maggiormente centrali nei due piani, già descritti qui sopra, risultano anche quelli con gli scarti più ampi. I lemmi che guadagnano maggiore centralità nel piano di Draghi sono, in termini di ambiti di intervento: ‘trasporti’, ‘università’, ‘studenti’ e ‘scuola’; in termini di metafore: ‘qualità’; in termini di orientamenti strategici: ‘supporto’, ‘semplificazione’ e ‘riforme’. Le riforme di accompagnamento al piano sono d’altronde maggiormente dettagliate nel piano di Draghi, e il contenuto di queste riforme come di tutto il piano è in linea con le parole chiave che lo stesso Draghi ha associato al PNRR: “concorrenza, produttività, semplificazioni”. I lemmi che perdono di più in termini di centralità tra Draghi e Conte sono, in termini di ambiti di intervento: ‘turismo’, ‘salute’, ‘patrimonio’, ‘sud’; in termini di metafore: ‘resilienza’.

A conferma delle evidenze ‘testuali’ summenzionate possiamo constatare che, dal confronto dei due piani, gli ambiti di investimento che aumentano maggiormente le loro risorse sono, nel piano Draghi rispetto a quello di Conte, la mobilità, i ‘servizi di istruzione’ (è l’unica missione a cui è stato cambiato il titolo – nella bozza Conte era ‘diritto allo studio’), i finanziamenti alle imprese e la missione “dalla ricerca all’impresa”. In termini di strategie di intervento, quindi, le parole chiave di Draghi sembrano essere “infrastrutturazione, istruzione, competitività, innovazione”. È questo, evidentemente, il “debito buono” a cui il premier ha fatto più volte riferimento.

[FOTO EPA/ETTORE FERRARI / POOL]



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