Dopo l’eutanasia bocciato anche il referendum sulla cannabis

Per la Corte costituzionale il quesito sulla cannabis avrebbe dato il via libera alla coltivazione anche delle droghe pesanti. Cappato: "Colpo alla democrazia". Meglio Legale: "A vincere è la mafia".

Daniele Nalbone

Dopo il referendum sull’eutanasia, la Corte costituzionale ha bocciato anche il quesito sulla cannabis, mentre sono stati ammessi cinque quesiti su sei riguardanti la giustizia. “La Consulta presieduta da Giuliano Amato ha completato il lavoro di eliminazione dei referendum popolari. Dopo l’eutanasia anche la cannabis. Hanno così assestato un ulteriore micidiale colpo alle istituzioni e alla democrazia” è il commento, a caldo, di Marco Cappato. “Giuliano Amato ha affermato il falso dicendo che il referendum non toccherebbe la tabella che riguarda la cannabis. Non sono stati nemmeno in grado di connettere correttamente i commi della legge sulle droghe. Un errore materiale che cancella il referendum”.

Di “sconfitta per le istituzioni che non sono più in grado di comprendere una parte importante di questo Paese” hanno invece parlato i promotori. “A vincere oggi è soltanto la mafia” attaccano dal profilo twitter di #MeglioLegale.

Sono queste le reazioni di chi si è battuto per raccogliere le firme e preparare due quesiti volti ad ampliare le libertà dei cittadini. Due quesiti respinti con motivazioni che, a una prima lettura, sono assolutamente discutibili.

Perché è stato bocciato il referendum sull’eutanasia

A spiegare – ma ovviamente per capire bene la decisione della Corte costituzionale dovremo attendere le motivazioni – cosa ha portato alla bocciatura dei due quesiti è stata la stessa Consulta. Nel caso dell’eutanasia, con un comunicato che recita così: “La Corte costituzionale si è riunita in camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente). In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni”.

Perché è stato bocciato il referendum sulla cannabis

“Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti” ha commentato il presidente della Consulta Giuliano Amato, in conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito. Per i giudici, nel testo “si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”. Basti dire che il quesito è articolato in 3 sotto quesiti. Il primo relativo all’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga prevedeva che scomparisse tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, quelle che includono il papavero e la coca, le cosiddette droghe pesanti, mentre la cannabis è alla tabella 2. Già questo è sufficiente per farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. E ci portano a constatare l’inidoneità dello scopo perseguito”

Per Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa, – riporta Repubblica – è una “decisione incredibile. La corte costituzionale ha fatto quello che il presidente Amato ha detto pochi giorni fa che non andava fatto, cioè cercare il pelo nell’uovo. È un colpo durissimo per la democrazia in italia”. Dal punto di vista normativo “non potevamo che intervenire sul comma 1 (che comprende anche lo droghe pesanti, ndr) semplicemente perché il comma che riguarda la cannabis (comma 2, ndr) dice ‘per le stesse condotte di cui al comma 1′”.



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