Referendum, no della Consulta anche al referendum sulla cannabis

Dopo la bocciatura del quesito sull'eutanasia la Corte costituzionale era chiamata a decidere se ammettere i referendum su giustizia e cannabis.

Redazione

Dopo il “no” al referendum sull’eutanasia arriva il no anche al referendum sulla Cannabis. La decisione era nell’aria, come ha spiegato in mattinata Marco Perduca, presidente del comitato promotore per il referendum sulla cannabis legale:  “Il clima creato con il verdetto di ieri sull’eutanasia, puramente di merito, non ci lascia ben sperare sull’esito della decisione di oggi. Noi siamo soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto. Siamo certi di aver preparato un testo coerente che non intacca le convenzioni internazionali”.

Bocciato il referendum sulla cannabis: la motivazione della Consulta

“Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti” ha commentato il presidente della Consulta Giuliano Amato, in conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito. Per i giudici, nel testo “si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”.

Giustizia, la decisione della Corte costituzionale sui referendum

Sono invece ammessi dalla Corte costituzionale al momento cinque dei referendum in materia di giustizia. Sono stati dichiarati ammissibili i quesiti riguardanti l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM. “I suddetti quesiti”, si legge in una nota della Consulta, “sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”. La Consulta ha giudicato inammissibile, invece, il quesito sulla responsabilità civile diretta dei magistrati.

Sono stati dichiarati ammissibili i seguenti quesiti sulla giustizia:
– Legge Serverino. Sì al quesito voluto da Lega e Radicali che chiede, in merito alla Legge Severino, di abolire l’intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità eliminando le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali di chi è stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati e soprattutto l’articolo 11 che prevede la sospensione degli amministratori locali dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.
Separazione delle carriere. Il quesito è volto a non permettere il cambio di funzioni tra giudici e magistrati – e viceversa – nella carriera di un magistrato.
Csm. Si voterà per cancellare o meno la norma che stabilisce che ogni candidatura al Consiglio superiore di magistratura vada sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori per arrivare a candidature individuali libere.
Custodia cautelare. Cancellare parte dell’articolo 274 del Codice penale riducendo così i reati per i quali è prevista l’applicazione delle misure cautelari e la carcerazione preventiva. Questi i due principali obiettivi del quesito ammesso dalla Corte costituzionale. Stop al reato di finanziamento illecito ai partiti e ai reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ci sia pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.
– Consigli giudiziari. Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Questo il contenuto del quinto quesito ammesso. Lo prevede già la riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare

Giustizia, le reazioni alla decisione della Corte Costituzionale

Antonio Decaro, presidente dell’Anci, si dice soddisfatto – in un commento all’ANSA – che il referendum sia passat “così anche i cittadini potranno esprimere la propria opinione. I referendum sono sempre una prova e un esercizio di democrazia da parte dei cittadini”. Sulla legge Severino “noi sindaci abbiamo chiesto da sempre una modifica perché ci ritroviamo, unica figura istituzionale, ad essere sospesi per 18 mesi senza una condanna definitiva”.

L’obiettivo, per il pentastellato Mario Prenatoni, presidente della Commissione Giustizia della Camera, è quello di “approvare la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario in tempo per applicare la nuova normativa per l’elezione dello stesso Csm, e quindi entro fine maggio. E i tempi coinciderebbero con quelli necessari per evitare i tre quesiti sulla giustizia che riguardano questa materia”. 

CREDIT FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

 

 

 



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