Repressioni dei pacifisti russi, la denuncia di Amnesty International

Una nuova pubblicazione di Amnesty International denuncia le diverse leggi e pratiche repressive adottate dalla Russia per sopprimere il movimento anti-guerra.

Redazione

Una nuova pubblicazione di Amnesty International ha denunciato le diverse leggi e pratiche repressive adottate dalla Russia per sopprimere il movimento anti-guerra, con oltre 20.000 persone già vittime di violente ritorsioni come già in precedenza denunciato da altre associazioni, in primis Memorial.
Le autorità russe stanno infatti utilizzando tattiche sempre più brutali per reprimere gli attivisti anti-guerra nel paese, mentre l’aggressione su larga scala contro l’Ucraina è arrivata al suo 500esimo giorno.
Oleg Kozlovsky, ricercatore di Amnesty International sulla Russia, ha dichiarato: “La repressione in Russia ha profonde radici, fondate sull’utilizzo di una vasta e complessa gamma di tattiche per mettere a tacere chi dissente dalla guerra. I manifestanti pacifici contro la guerra all’Ucraina e coloro che condividono informazioni critiche sulle forze armate russe vanno incontro a severe sanzioni penali, amministrative e anche di altro tipo. Sono state approvate e immediatamente applicate nuove leggi assurde che criminalizzano coloro che esprimono liberamente le proprie opinioni. Il difettoso sistema giudiziario, contraddistinto da processi profondamente ingiusti, viene utilizzato per condannare i dissidenti a pene detentive e multe esorbitanti, con l’intento di soffocare persino la più lieve forma di dissenso”.

I procedimenti amministrativi, privi di garanzie di un processo equo, sono spesso usati per prendere di mira i manifestanti anti-guerra. I giudici spesso ignorano prove difensive convincenti e si affidano esclusivamente ai rapporti della polizia, talvolta chiaramente falsi, per giudicare i manifestanti accusati di aver violato le normative sulle assemblee pubbliche o di aver commesso nuovi e assurdi “reati di discredito”. Questo porta a infliggere ai manifestanti pesanti multe o periodi di detenzione amministrativa. Nel 2022, oltre 21.000 persone in Russia sono state sanzionate per tali “reati”, di cui 2.307 sottoposte a detenzione amministrativa e il resto multate pesantemente, principalmente per aver partecipato a pacifiche proteste anti-guerra per strada o per aver criticato la guerra su internet.
Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, sono stati introdotti i reati di “diffusione di informazioni palesemente false sull’uso delle forze armate” e di “discredito ripetuto delle forze armate o degli organi dello stato”. Più di 150 persone sono state coinvolte in procedimenti penali con queste accuse. Molti sono già stati condannati a lunghe pene detentive a causa di queste leggi, che prevedono rispettivamente fino a 15 anni e sette anni di carcere.
Tra coloro che sono stati colpiti da queste misure c’è Vladimir Rumyantsev, un radioamatore di Vologda (nel nord della Russia), condannato a tre anni di prigione per aver trasmesso, dal suo appartamento, notizie sulla guerra provenienti da media indipendenti e blogger messi al bando dalle autorità. Amnesty International ritiene che Vladimir Rumyantsev sia un prigioniero di coscienza, in quanto condannato unicamente per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. Deve essere scarcerato immediatamente e incondizionatamente.

Inoltre, le autorità russe hanno adottato una lunga serie di tattiche spudorate per vessare, mettere sotto pressione e intimidire i critici; tra queste: licenziamenti arbitrari, annullamento di concerti e altri eventi pubblici con la partecipazione di chi si oppone alla guerra, e “scuse” forzate registrate su video.
Amnesty International ha inoltre documentato la tendenza, sempre più diffusa, a designare figure note al pubblico come “agenti stranieri”, in particolare per le loro critiche alla guerra. Queste designazioni arbitrarie spesso sfociano in severe restrizioni alle loro attività personali e professionali, in perdita del lavoro e nello stigma di essere definiti spie o traditori.
Amnesty International esorta le autorità russe a abrogare queste leggi repressive, scarcerare immediatamente e incondizionatamente tutti coloro che sono detenuti per aver espresso pacificamente le proprie opinioni e assicurare protezione al diritto di libera espressione.
“Ci appelliamo alla comunità internazionale affinché porti questi casi all’attenzione delle autorità russe e dia aiuto agli attivisti perseguitati in Russia e all’estero, anche partecipando alle udienze dei processi, garantendo procedure di asilo eque ed efficaci e rafforzando i meccanismi internazionali per contrastare le violazioni dei diritti umani in Russia”, ha concluso Kozlovsky.

Abbonati a MicroMega

CREDITI FOTO:

1  Wikipedia | Jindřich Nosek (NoJin) ; Vladimir Kara-Murza, attivista e giornalista russo, è stato condannato a 25 anni di carcere per “alto tradimento”

2 Wikipedia | Анна Артемьева, “Новая Газета”: Oleg Orlov, noto difensore dei diritti umani e vicepresidente dell’organizzazione non governativa russa Memorial. Orlov è accusato del nuovo “reato” di “screditamento ripetuto” nei confronti delle forze armate (previsto dall’articolo 280.3.1 del codice penale) e rischia fino a cinque anni di reclusione in una colonia penale.

3 Wikipedia | Алексей Белозёров: Aleksandra Skochilenko, artista russa arrestata per aver condannato l’aggressione russa all’Ucraina.



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Redazione

Speciale MicroMega+del 1° maggio con contributi di Pellizzetti, Tambasco, Testa, Ciconte, Bartoli e Jappe.

MicroMega+ speciale 25 aprile con i contributi di Marina Boscaino, Giovanni Maria Flick, Francesco Pallante, Ines Ciolli, Confindustria Napoli e WWF Italia.

Il testo integrale del discorso che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere in prima serata da “Che Sarà” su Raitre, in vista del 25 aprile.

Altri articoli di La parola a...

Morti sul lavoro: occorre intervenire su un fenomeno alimentato dal mancato rispetto delle norme e dalla precarietà dei contratti.

“Conseguenze. Ingiustizia, torture e morti in detenzione nel Nordest della Siria": il nuovo report di Amnesty International.

Nell'anniversario del conflitto in Sudan la risposta della comunità internazionale è inadeguata: vittime civili in aumento in tutto il Paese.