Revenge porn e pedo-pornografia, la preoccupante fotografia del fenomeno in Italia

Ben 190 gruppi e canali Telegram attivi. Quasi tre milioni di utenti registrati. E una spaventosa crescita della richiesta di materiale pedo-pornografico e video inerenti fatti cronaca, come “cerco stupro Grillo”. Il report dell’associazione Permesso Negato.

Daniele Nalbone

Centonovanta tra gruppi e canali Telegram attualmente attivi nella condivisione di pornografia non consensuale, con quasi nove milioni di utenti (non unici) registrati. Più di tre milioni gli utenti italiani che in questi canali condividono video e immagini pornografiche ottenute senza il consenso delle vittime. E a questo va aggiunto un preoccupante aumento della diffusione di materiale pedo-pornografico.

È la fotografia scattata dall’osservatorio permanente di Permesso Negato e impressa nel report sullo “Stato dell’arte del Revenge“ di novembre 2021. Numeri preoccupanti visto che, rispetto al 2020, l’indagine ha registrato il raddoppio – da 89 a 109 – dei gruppi o dei canali Telegram che condividono e ricondividono contenuti di pornografia non consensuale e un aumento di quasi tre milioni (2.921.212) di utenti non unici in questi gruppi o canali.

Nel rapporto si cita anche la circolazione di materiale pedo-pornografico, l’aumento della richiesta di materiale per pornografia non consensuale legato ai casi di cronaca e il crescente scambio abusivo di contenuti provenienti da Onlyfans, social a pagamento dove, su abbonamento, vengono venduti contenuti per lo più di natura erotica.

“State of Revenge” è il titolo del report annuale di Permesso Negato, associazione non profit nata a novembre 2019, una delle principali realtà a livello europeo con quasi 4000 segnalazioni di vittime gestite, che si occupa del supporto tecnologico e del feedback legale alle vittime di pornografia non consensuale e di violenza online e attacchi di odio.

Con un team di esperti di tecnologia, cybersecurity, legali e criminologi, Permesso Negato sviluppa e applica tecnologie, strategie e politiche per la non proliferazione della pornografia non consensuale, anche conosciuta come “Revenge Porn”, e di altre forme di violenza e odio online, mediante identificazione, segnalazione e rimozione (circa 3.500.000 contenuti nell’anno solare) dei contenuti dalle principali piattaforme online.

Mediante il periodico report sullo “Stato dell’arte del revenge”, Permesso Negato fotografa con numeri inediti il fenomeno in Italia offrendo valorizzazioni complessive per capire e comprenderne l’entità “nella speranza”, spiega il presidente, Matteo Flora, “che la conoscenza del fenomeno e dei suoi numeri sollevi quella attenzione necessaria, da parte del legislatore e della società civile, per impegnarsi su un fronte così importante”.

Il fenomeno della pornografia non consensuale, spiegano gli autori dello studio, “si muove su direttrici sempre più estese: da immagini riprese consensualmente o volontariamente nel corso di un rapporto o di un atto sessuale ma destinate a rimanere private o a essere condivise privatamente, a immagini carpite da telecamere nascoste o, più spesso, immagini sottratte da dispositivi elettronici vittime di effrazioni digitali – spesso appositamente congegnate – fino a immagini riprese nel corso di una violenza sessuale”.

Un fenomeno in crescita

  • Febbraio 2020: 17 gruppi/canali Telegram per un totale univoci di 1.147.000 utenti non univoci
  • Maggio 2020: 29 gruppi/canali Telegram per un totale di 2.223.336 utenti non univoci
  • Novembre 2020: 89 gruppi/canali Telegram per un totale di 6.013.688 account non univoci

La pedopornografia
La massima parte dei gruppi in osservazione contiene richieste specifiche di contenuti pedopornografici, spesso seguite da corrispondenza privata tra domanda e risposta. Il contenuto viene anche talvolta veicolato direttamente nel canale/gruppo. Le perifrasi, come possiamo vedere nell’immagine qui sotto, sono esplicite con la ricerca di “scambio bambine” o di “chi ha bambine”.

Il caso Onlyfans
Sebbene non strettamente riferita alla pornografia non consensuale, in quanto si tratta di condivisione volontaria dietro corrispettivo, appare sempre più diffusa la richiesta di materiale “pirata” di ragazze italiane che utilizzano sistemi di “patronato” digitale come OnlyFans. I contenuti, teoricamente disponibili dietro abbonamento a fronte di un corrispettivo economico, vengono utilizzati come merce di scambio dagli utenti dei gruppi/canali.

Violenze, stupri e cronaca
Tra le tematiche che paiono avere rinnovato slancio di richieste appare quella di condivisione e richiesta di materiale concernente violenze fisiche, con la predominanza di stupri, che vengono non solamente richiesti ma anche proposti. Particolarmente disturbante la richiesta e (supposta) condivisione di stupri entrati nella cronaca, come ad esempio quello che vede coinvolto il figlio di Beppe Grillo.

Il fenomeno della pornografia non consensuale, molto più vasto del cosiddetto Revenge Porn che identifica invece le “vendette di relazione”, ha raggiunto soprattutto nell’ultimo anno proporzioni allarmanti in Italia, sfociati anche in numerosi fatti di cronaca.

Come spiegano gli autori dello studio, “La diffusione non consensuale di immagini private a sfondo sessuale, a scopo di vendetta o meno, mostra un rischio generalizzato: nessuna classe sociale o demografica è esclusa (…) con effetti quasi sempre devastanti sulle vite dei soggetti coinvolti”.

Secondo l’American Psychological Association, in uno studio del 2019, le persone colpite sarebbero il 10% della popolazione, con una incidenza maggiore sui minori. “Se a questo dato allarmante”, sottolineano gli autori dello studio, “si aggiunge che circa il 51% delle vittime contempla come ‘soluzione’ al problema la possibilità del suicidio, è facile rendersi conto della immensa gravità del problema”.

Situazione di contrasto in Italia

In Italia solo di recente è stata introdotta una disciplina specifica sul revenge porn. All’interno del cosiddetto Codice Rosso, in vigore dal 9 novembre 2019, è stato inserito il nuovo art. 612 – ter c.p., “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. La pena prevista è la reclusione da uno a sei anni e la multa da euro 5.000 a euro 15.000. “Ma la situazione”, spiegano gli autori dello studio, “rimane critica, soprattutto per via di piattaforme, per prima Telegram, refrattarie non solamente alle segnalazioni di privati e associazioni, ma che paiono apparire compiacenti e sorde anche nel caso di pedopornografia, come le numerose segnalazioni anche della nostra associazione – andate deserte – hanno dimostrato senza alcuna possibilità di dubbio”.

Negli oltre 400 casi seguiti da Permesso Negato nel primo anno di attività, il comportamento di altre piattaforme è stato diverso: “Sono state particolarmente attive e attente, con una filosofia di tolleranza zero verso questi fenomeni”. Tra queste, Permesso Negato annovera Facebook, Instagram, Microsoft, Google, “con un tempo di risposta tra le 24 e le 72 ore, spesso inferiore alle 24 ore”. Tortuose, invece, “dall’esito per nulla scontato e spesso ignorate le segnalazioni per quanto riguarda Twitter e molti siti pornografici online, mentre per Telegram e alcuni forum dedicati vige la de-facto incentivazione delle condotte con una sordità completa alle segnalazioni specifiche”.



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