Rinasce MicroMega. Partecipa!

La “seconda vita” di MicroMega dipende soprattutto da voi, amici lettori: sostenete questa sfida con donazioni e abbonamenti!

Paolo Flores d'Arcais

Con tutti gli amici di MicroMega mi scuso innanzitutto per il lungo silenzio, dovuto a una trattativa lunga, complessa e difficile.

Come sapete, la nuova proprietà di Gedi, azionisti di riferimento la famiglia Agnelli-Elkann (proprietà di quello che fu in origine il Gruppo Caracciolo-Espresso-Repubblica, con cui la nostra rivista nacque nella primavera del 1986), ha deciso di chiudere la pubblicazione di MicroMega con il 31 dicembre del 2020, “in previsione della propria pianificazione industriale ed editoriale”.

Non potevo certo rassegnarmi a che la storia più che trentennale di MicroMega finisse qui. Non volevo accettare che il panorama culturale italiano perdesse – bando all’ipocrisia delle false modestie – una delle sue voci più autorevoli. Negli anni a venire ci sarà sempre più bisogno di un impegno intellettuale e politico per “giustizia e libertà”, e di pensiero critico, spirito illuminista, intransigenza laica.

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Per questo ho costituito “MicroMega edizioni impresa sociale s.r.l.”, che da adesso in poi pubblicherà la rivista. Società non profit: non potrà distribuire utili fra i soci. Tutto sarà reinvestito per allargare le attività di MicroMega.

La testata è stata rilevata a diverse condizioni, tra le quali la proibizione di avere, per anni quattro, anche come soci di minoranza, “società editrici, anche non italiane, ovvero soci di società editrici”.

Perciò, dovremo farcela da soli, diventando editori a partire da zero, con enormi difficoltà che stiamo già sperimentando ogni giorno (anche per il venire meno di economie di scala).

Abbiamo comunque ottenuto che Gedi, a costi contenuti, per tutto il 2021 continui a essere il nostro fornitore tipografico, curando anche distribuzione e abbonamenti. Senza tali accordi avremmo dovuto interrompere la pubblicazione della rivista per almeno sei mesi.

Questa seconda vita di MicroMega dipende perciò soprattutto da voi, amici lettori, compagni di passioni intellettuali e lotte civili, o anche cittadini non pienamente simpatizzanti con le idee della rivista (alcune o tutte), o addirittura “antipatizzanti”, ma che la ritenete comunque una presenza irrinunciabile in un panorama di democrazia pluralistica (panorama che in tutto il mondo va restringendosi).

Abbiamo bisogno di garantirci i prossimi quattro anni di vita attraverso il vostro sostegno e la vostra partecipazione.

Potrete sostenere questa sfida:

(*) con una sottoscrizione libera, anche un euro conta.

(**) sottoscrivendo un abbonamento alla nostra newsletter speciale, come forma di sostegno: un contributo di 6 euro al mese (che diventeranno 4 se vi abbonate per un anno). La newsletter esclusiva vi arriverà con cadenza settimanale, con contenuti inediti.

(***) abbonandovi a MicroMega nella forma cartacea (10 numeri a 99 euro) e facendo abbonare tutti i vostri amici (o regalando un abbonamento). L’obiettivo è di cinquemila abbonamenti.

(****) diventando “amici fondatori” di questa nuova vita di MicroMega, con una donazione di almeno mille euro, che includerà un abbonamento omaggio alla rivista per cinque anni. Per partire con ottimismo abbiamo bisogno di almeno duemila “amici fondatori”.

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Diffondete questo appello a tutti i vostri contatti mail, fatelo circolare su tutti i vostri social, chiedete ai vostri amici di fare altrettanto con i loro, insomma date vita a una “catena di sant’Antonio” virtuosa, invitando tutti a seguirci sui nostri canali social (Facebook, Instagram, Twitter, YouTube), per stabilire contatti, moltiplicarli, incrementarli. È fondamentale. Fatelo davvero. Non è una formula. Ne va del nostro futuro.

Ho scritto più volte in questi trentacinque anni che MicroMega aveva bisogno di lettori esigenti. Ne ha bisogno più che mai, ma diventa ora vitale che i lettori esigenti siano sempre più lettori partecipi.

Ci aspettano tempi bui. I sondaggi, costanti, dicono che tra due anni avremo un governo Salvini-Meloni-Berlusconi, il governo Draghi è tutt’altro che in grado di fugare questo incubo. Non bisogna rassegnarsi ma ribellarsi. Finché c’è lotta c’è speranza.

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