Si avvicina una guerra che nessuno voleva

Secondo la Nato, Putin potrebbe attaccare sul Baltico e isolare così Estonia, Lettonia e Lituania. Intanto la morsa sull’Ucraina non si allenta e saltano gli incontri diplomatici.

Valerio Nicolosi

La potenziale guerra si allarga verso Nord, almeno così sostiene il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un discorso che sicuramente non aiuterà alla distensione della crisi Ucraina, ma che traccia un confine nelle trattative.
Secondo Stoltenberg l’obiettivo di Putin (qui un’analisi del suo discorso) è il Baltico per isolare Estonia, Lettonia e Lituania, una volta parte integrante dell’URSS e oggi nell’Unione Europea e nella Nato. L’attacco avverrebbe utilizzando le truppe in Bielorussia e l’avamposto russo sul Mar Baltico, Kaliningrad, che negli ultimi mesi è divenuta una fortezza a tutti gli effetti con i velocissimi aerei MIG 31 già pronti al decollo, distante solo 250 chilometri dal confine bielorusso in una zona rurale che i blindati russi potrebbero percorrere velocemente.

La Bielorussia di Lukashenko teoricamente è una nazione indipendente, ma più che un alleato si sta oggi muovendo come parte integrante del territorio russo, spostando così, di fatto, a Ovest i confini di Mosca.

La crisi diplomatica tra Bielorussia e Polonia dei mesi scorsi per l’arrivo di qualche migliaio di migranti lungo il confine europeo va quindi visto in questa chiave, tanto che Polonia e Lituania stanno ultimando muri e recinzioni per impedire di essere sottoposte alla pressione migratoria e, al tempo stesso, per rafforzare il confine orientale europeo e dell’Alleanza Atlantica. Un gioco nel quale mesi fa sono finite incastrate in un limbo migliaia di persone provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan.

La morsa su Kiev, intanto, non si allenta e la mossa di Putin di riconoscere le due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk non è casuale: sono otto anni dalle rivolte degli euromaidan e dalla cacciata del governo filo-russo di Kiev, con un movimento inizialmente europeista al quale però si sono subito aggiunte componenti neonaziste che oggi sono parte integrante delle forze militari ucraine schierate sul confine Est, dove dovrebbero attutire l’eventuale invasione russa. Secondo gli annunci degli Usa i reparti d’assalto di Mosca sono pronti a un’eventuale invasione da Est, Nord e Sud con l’obiettivo di mettere in ginocchio l’Ucraina e il suo governo. Le intenzioni di Putin sarebbero quelle di creare una zona cuscinetto, e solo successivamente sedersi al tavolo per trattare con l’Europa i nuovi confini e le nuove zone di sicurezza tra la Russia e l’Europa, oggi più distanti che mai. La prima continua a chiedere la demilitarizzazione dell’Ucraina e la garanzia che non entrerà mai nella Nato; la seconda nella riunione dei ministri degli esteri ha reagito in modo compatto con una serie di sanzioni economiche e diplomatiche, mentre la Germania ha scelto di bloccare l’approvazione del Nord Stream 2, il gasdotto che collega Russia e Germania passando per il Mar Baltico, in modo che non rientri in questa tornata di sanzioni, e al tempo stesso per lanciare un messaggio politico.

La crisi diplomatica passa anche attraverso i tweet dei politici e della diplomazia occidentale. “Niente più shopping a Milano, feste a Saint-Tropez o diamanti ad Anversa”, ha twittato l’Alto Rappresentante per la politica estera della Ue riferendosi alle sanzioni contro i parlamentari russi che hanno votato a favore dei pieni poteri di Putin di agire con l’esercito al di fuori dal proprio territorio, una formalità che conferisce pieno mandato al presidente di dare il via alle operazioni quando vuole.

L’altro tweet che ha segnato la giornata è stato quello dell’ambasciata statunitense a Kiev, che ha pubblicato una sequenza di immagini che ritraggono Kiev e Mosca nel 996 d.C., nel 1011, nel 1070 e nel 1108. A Kiev in quegli anni venivano costruite cattedrali, chiese e monasteri, mentre Mosca era ancora una zona rurale e senza insediamenti urbani.

Apparenti scaramucce social che rendono però l’idea di come la tensione non si stia abbassando, tanto che il segretario agli esteri Usa, Antony Blinken, ha annullato l’incontro con l’omologo russo Lavrov, in attesa di un clima più disteso. Sperando che questo incontro avvenga prima dell’inizio di una guerra che nessuno sembrava volere e che oggi sembra invece sempre più imminente.



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