Sabato e domenica (ma soprattutto lunedì). L’edizione tv del testo di Eduardo (e non solo)

“Sabato, domenica e lunedì” di Edoardo de Angelis ci parla di un’Italia in attesa, finalmente, di un nuovo inizio.

Flavio De Bernardinis

A un anno di distanza da Natale in casa Cupiello, è andata in onda su RaiUno l’edizione di Sabato, domenica e lunedì, diretta ancora da Edoardo de Angelis, e con Sergio Castellitto nel ruolo che fu di Eduardo.
“Tratto dalla commedia di Eduardo De Filippo”, recitano i titoli di testa, e si tratta dell’adattamento opera di Massimo Gaudioso e dello stesso De Angelis. Questa volta, in piena consapevolezza, l’adattamento consiste nell’eliminazione di tutto l’eduardismo, ossia la drammaturgia tutta incentrata su un nucleo familiare in stato d’assedio rispetto alla realtà sociale circostante, con un patriarca annodato al carattere primitivo e genuino di un passato che non ci sta più.

La famiglia Priore di De Angelis ha invece un magnifico terrazzo aperto sul golfo di Napoli, dove pascola un dromedario. La colonna sonora di Enzo Avitabile è un jazz interrotto da rulli circensi di tamburo, proiettando la vicenda nel pieno degli anni ’60, tra le prime minigonne, gli abiti di Massimo Cantini Parrini, e le acconciature femminili sotto i cappelli, mood tutto puntato sul moderno che avanza e il benessere economico che irrompe.

Ciò che spicca è il ruolo della donna, a cui tocca rivendicare autonomia e indipendenza, tanto che i personaggi di Antonio e Rocco, nel testo originale, diventano Titina e Pietra, ossia figure femminili. Titina (un omaggio a Titina De Filippo?) è la suocera del protagonista, con tanto di benda da pirata sull’occhio sinistro, che rivendica l’intraprendenza anche manageriale della donna italiana, mentre Pietra è la nipote prediletta, che vuole aprire un negozio tutto suo e mettersi in proprio.

Il maschio provvisto di anacronistiche ambizioni patriarcali si aggira disorientato in tale universo femminile, e la sua crisi si manifesta clamorosamente in un rovesciamento di intenzioni rispetto alla dinamica narrativa del testo originale. In quello, Peppino Priore è preda furente della gelosia nei confronti la moglie, ritenuta complice dei vezzi dal ragionier Iannello: anche se la gelosia resta e rimane, adesso va a precipitare sull’ingegner Iannello medesimo, con tanto di furtivo bacio sulle labbra tra i due uomini.

L’Italia del miracolo economico, a ritmo serrato di jazz e a colpi di acrobazie circensi (di cui è segno il dromedario in terrazzo), scopre la famiglia quale spazio di liberazione dell’individuo, preludio anche del Sessantotto.

Le confessioni finali tra i due coniugi transitano dall’esposizione di ciascuno delle proprie ragioni nel testo originale, alla presa d’atto che domani è un altro giorno, e le cose non saranno più come prima. Peppino ascolterà con la massima attenzione la propria evoluzione sessuale, mentre Rosa ballerà felice sul terrazzo (come già tentava di notte Concetta Cupiello/Marina Confalone), libera dai codici ottocenteschi della famiglia italiana.

Il sabato e la domenica diventano così week end impossibile, momento strozzato di riti che non reggono più, mentre il vero giorno di festa è proprio il lunedì, ossia il giorno e l’alba di un nuovo inizio.

L’Italia, insomma, in questa edizione “tratta da Eduardo”, ha assoluto bisogno di un lunedì liberatorio, che abbandoni gli obblighi ricreativi domenicali o il questo di sette il più gradito giorno del sabato. Se per la cultura americana si può parlare di “seconda possibilità”, nel caso nostro si ha l’impressione che si tratti persino della “prima”.

Colpisce il parallelo con Tre piani, il film che Nanni Moretti ha tratto dal romanzo di Eshkol Nevo. Il personaggio di Margherita Buy, alla fine, relega la gravità e il ricordo del ponderoso marito nel nastro chiuso di una segreteria telefonica, per sorridere finalmente a una nuova vita di consapevolezze e autonomia. Anche lei, come Rosa Priore, abbandona la domenica in famiglia, e sceglie il lunedì da sola.

Di “liberazione” dalla settimana in famiglia tratta infine anche È stata la mano di Dio, il film autobiografico di Paolo Sorrentino, in cui il giovane Filippo vive il trauma della perdita dei genitori proprio in un tragico week end (a cui lui scampa per amore di Maradona). Ma dal giorno dopo, dal lunedì, anche se dolorosamente, inizierà la stagione della consapevolezza, che lo condurrà alla magnifica professione di regista di cinema.

Cinema, teatro e televisioni italiani, così, in chiusura dell’annus horribilis 2021, ci parlano tutti insieme di un’Italia in attesa finalmente del suo primo lunedì.



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