Salvati più di 800 naufraghi. Il racconto di Sea Watch 3 e Ocean Viking

Le navi delle due ong sono in attesa di un porto sicuro dove far sbarcare le centinaia di persone migranti soccorse nelle ultime ore.

Valerio Nicolosi

555 persone salvate nelle ultime ore in sei diversi soccorsi. Tra loro un bimbo di soli tre mesi, una donna all’ottavo mese di gravidanza e due fratelli, di 8 e 14 anni, che viaggiano soli e di cui uno dei due, il più grande, ha disabilità fisiche. È con questo “carico” a bordo che la Ocean Viking, la nave della ong SOS Méditerranée, naviga verso Nord in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare. Malta si è rifiutata e l’Italia non ha ancora risposto.

“In 20 ore abbiamo effettuato quattro soccorsi – racconta a MicroMega Fulvia Conte, soccorritrice della Ocean Viking – poi ci è arrivata la segnalazione da parte di Sea Watch di una grande imbarcazione di legno con 400 persone a bordo: ci siamo diretti sul punto e abbiamo operato insieme il soccorso. Le autorità non sono intervenute. L’operazione è avvenuta di notte, c’erano molte persone in mare e il mezzo imbarcava acqua, sbilanciandolo. Siamo saliti a bordo e prima di completare il soccorso abbiamo dovuto svuotarlo”. “La situazione a bordo è difficile e il caldo non aiuta – continua Conte – a volte dobbiamo girare la nave per cercare di far stare le persone all’ombra. Alcune sono svenute per il troppo caldo”.

Come ogni estate le persone in fuga dalla Libia riprendono la rotta del Mediterraneo centrale: nelle ultime settimane sono migliaia le persone soccorse o respinte. Oltre ai 555 a bordo della Ocean Viking, nei giorni scorsi Astral, imbarcazione della ong Open Arms, ha prestato soccorso a circa 400 persone, mentre attualmente ce ne sono 257 a bordo della Sea Watch 3 e, a quanto segnalato da Alarm Phone, circa 800 persone sono alla deriva su diverse imbarcazioni, col rischio di morire o di essere respinte dalla cosiddetta Guardia costiera libica (il 15 luglio scorso finanziata per il quarto anno consecutivo dal Parlamento italiano).

Proprio la cosiddetta Guardia costiera libica nei giorni scorsi ha intercettato e respinto oltre 700 persone, tra cui 33 donne, 14 bambini e una persona senza vita. Uno di questi interventi è stato segnalato da un drone di Frontex, Agenzia europea per il controllo delle frontiere, che ha avvertito direttamente Tripoli invece di mandare un mayday generale.

“Chiediamo con urgenza l’intervento delle autorità per prestare aiuto alle oltre 800 persone che hanno bisogno di assistenza. Negli ultimi giorni abbiamo soccorso senza sosta e ora abbiamo raggiunto il limite massimo di persone che possiamo assistere” è l’appello di Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, ong che ha anche prestato aiuto ad altre imbarcazioni alla deriva distribuendo giacchetti di salvataggio e acqua e verificando le condizioni mediche delle persone migranti a bordo (intervento cui è seguito quello delle motovedette della Guardia costiera italiana).

La Sea Watch 3 (il cui equipaggio è stato peraltro minacciato di arresto da parte della cosiddetta Guardia costiera libica perché, a detta di quest’ultima, navigava non in acque internazionali bensì di loro competenza) ha chiesto diverse evacuazioni mediche, anche per alcuni bambini. “Uno ha ustioni sul 30% del corpo”, racconta Linardi. “Fa male vedere bambini in queste condizioni”.

Come la Ocean Viking anche la Sea Watch 3 è in attesa di un porto. “Le autorità – denuncia Linardi – ci hanno ignorato e probabilmente ci bloccheranno in porto accusandoci di aver salvato troppe vite, le stesse che loro avevano deciso di abbandonare”.

AGGIORNAMENTO ORE 9 DEL 4 AGOSTO

Credit immagine: Flavio Gasperini/SOS Méditerranée



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