Open Arms: “Matteo Salvini a processo per disprezzo della vita umana”

Il leader della Lega rinviato a giudizio per rifiuto di atti d’ufficio e sequestro delle 147 persone a bordo della nave della Ong. I commenti alla decisione del tribunale di Palermo di Riccardo Gatti, presidente di Open Arms Italia, e Anabel Montes, all’epoca capomissione.

Valerio Nicolosi

“Dopo oltre un anno e mezzo in cui andò in scena il disprezzo della vita umana e delle persone, il rinvio a giudizio di oggi è il segnale che questi comportamenti, mossi solo da interessi politici, non possono rimanere impuniti. Questo è anche un monito per le persone al potere che non possono fare e disfare a loro piacimento” è il commento a caldo di Riccardo Gatti, presidente di Open Arms Italia e capo missione a bordo dell’omonima nave, a proposito del rinvio a giudizio per Matteo Salvini, all’epoca dei fatti Ministro degli Interni del governo Conte, che impedì lo sbarco a Lampedusa dell’imbarcazione spagnola con 147 persone a bordo, soccorse in tre diversi operazioni di salvataggio avvenute nei primi giorni dell’agosto 2019.

Torniamo a quei giorni. Il clima attorno alle navi umanitarie e agli sbarchi è caldo, Salvini ha appena fatto approvare il secondo Decreto Sicurezza che inasprisce le multe e le pena contro chi viola il divieto di entrata nelle acque territoriali. Il ricordo di Carola Rakete e della Sea Watch 3 che entra nel porto di Lampedusa è ancora fresco, essendo passati meno di due mesi da quell’evento.

“In Libia la vita è difficile, gli abusi sessuali, la violenza” racconta Hortensia dal ponte della Open Arms il 9 agosto del 2019. Hortensia è una donna poco più che trentenne proveniente dalla Costa d’Avorio, fuggita dalla violenza familiare e che dopo mesi di viaggio si è ritrovata schiava in Libia. Quando ha provato a scappare dal suo padrone le hanno bruciato le gambe con la benzina, per questo lei è l’unica che sul ponte non si alza quasi mai, se non quando le volontarie di Open Arms le danno una mano per cambiare posizione.

“Venti giorni di sofferenza, di agonia, di assoluta e crudele disumanità gratuita. Totalmente inutile, evitabile e che va oltre le leggi” racconta dopo la notizia del rinvio a giudizio Anabel Montes, capomissione in quel momento e quindi responsabile, insieme al comandante Marc Reig, di quello che accadeva a bordo.

Foto di Valerio Nicolosi

La missione 65 di Open Arms si concluse il 20 agosto 2019, dopo che il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, chiese il sequestro della nave e lo sbarco immediato delle persone a bordo, alcune delle quali poche ore prima si erano gettate in mare in segno di protesta, spinte dalla disperazione.

“Le persone che erano a bordo potranno vedere la loro dignità restituita da un processo. Oggi è una data molto importante perché segna un punto in questa direzione” aggiunge Riccardo Gatti commentando la decisione del giudice di Palermo.

Il cambio di direzione è nel processare un ministro che ha chiuso i porti e che inviava “bacioni” via Twitter alle Ong, le stesse messe sotto indagine per 15 volte dal 2016 a oggi e fino a oggi mai rinviate a giudizio, ma sicuramente screditate nell’opinione pubblica.

Il processo inizierà il prossimo 15 settembre e sarà lungo, ci saranno molte deposizioni, credo che ci vorrà più di un anno” commenta in conferenza stampa l’avvocato Arturo Salerni, che rappresenta la Ong Proactiva Open Arms nel processo e aggiunge: “La procura di Palermo ha sostenuto con argomenti forti e significativi la necessità di un dibattimento e quindi del processo”.

 

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