San Valentino: amore, merci e dubbi minimi

Il 14 febbraio e la trasformazione dell’amore in merce. Ma questo Valentino fatto santo chi era e che c’entra con gli innamorati?

Daniele Barbieri

Tante scatole rosse a forma di cuore. Scambio di doni. Una corsa a Ferrara per il selfie accanto a un cuore grande 4 metri. Presentarsi in coppia e chiedere sconti all’hotel o al “centro benessere”. Lucchetti e catene. Fiori. Indossare un “intimo” rosso. Regalare poesie. Lo zafferano nel piatto; o l’avocado, il mais, l’aglio, il tartufo tutti considerati afrodisiaci come il cioccolato, nota droga dei poveri.

Ecco alcune delle sanvalentinate più diffuse. Cuori banali e teste pigre. Passione a comando. La trasformazione dell’amore in merce (gadget, se preferite) non è una novità ma adeguarsi è fortemente consigliato dal coro mediatico.

Ma questo Valentino fatto santo (non sarto, quello è un omonimo) chi era e che c’entra con gli innamorati?

UN PO’ DI STORIA

Dobbiamo tornare indietro di 1700 anni circa. Valentino morì nel 273 dopo Cristo o, come preferiscono contare altri, dell’Ec: l’Era Comune, la datazione oggi più usata nel mondo.

Questo presunto patrono degli innamorati, fu decapitato: perse la testa dunque ma non in quel senso lì. Pare che quando era in carcere Valentino abbia ridato la vista alla figlia cieca del suo carceriere che si chiamava Asterius.

Comunque san Valentino (da Terni o da Interamna, si legge su Wikipedia) è anche per gli ortodossi e gli anglicani il protettore degli innamorati. Attenzione però: è anche il protettore degli epilettici. E qui qualche dubbio potrebbe sorgere. L’epilessia si cura ma l’amore?

Il 14 febbraio si festeggia anche sant’Antonino Abate, un benedettino, che è il liberatore degli ossessi. Ossessioni… il dente batte dove duole la carne o com’è quel proverbio lì.

Un paio di leggende – certezze per i “cattocioccolatini” – legano Valentino agli innamorati: regalava rose e d’improvviso faceva volare piccioncini a beneficio delle coppie in crisi. Leggo che l’espressione “piccioncini” nascerebbe da qui. Uno zoologo direbbe che i piccioni sono cattivissimi ma lasciamo perdere. Da vescovo di Terni il Valentino rianimò al volo la morente cristiana Terapia (si chiamava proprio così) per unirla in matrimonio al centurione Sabino, un pagano: poi sembra che entrambi siano caduti in un sonno profondo. Un bel gesto inter-religioso, no? Ma se invece i due avessero voluto star svegli?

Valentino entrò e uscì dal carcere. Poi venne decapitato, sepolto prima a Terni, poi a Roma e di nuovo a Terni. Un paio di secoli dopo papa Gelasio (si chiamava così) decise di sostituire alla festa pagana detta Lupercalia – roba da zozzoni, dove donne, uomini, lupi e lupe si abbandonavano al sesso più sfrenato – una robetta cristiana per innamorati, il più casti possibile.

Con il pretesto di Valentino da un po’ di tempo si è diffuso l’incoraggiamento per dichiarazioni d’amore il 14 febbraio. Un solo giorno all’anno, un po’ come chi chiede di rispettare le donne l’8 marzo (senza neppure sapere cosa accadde quel giorno tanto tempo fa) magari per meglio offenderle e fregarle negli altri 364 giorni; più uno se cade il bisestile.

Non solo merci ma anche tentativi di utilizzare “politicamente” gli innamorati valentinizzati. Ricordiamone alcuni.

Nel 2009 il presidente venezuelano Chavez decise la temporanea abolizione della festa di san Valentino causa referendum in corso. Discutibile… ma sempre meglio di quel che accadde a Bari il 14 febbraio 2004 con i giovani del centrodestra a interrogarsi sul tema: fra i giovani e il «Polo della libertà» sarà vero amore o passeggera infatuazione? L’anno dopo Agazio Loiero – con un nome così in altri tempi lo facevano papa – presidente centrosinistrato della Regione Calabria, rispose alla destra pagando «un treno dell’amore», a scopo elettorale, ospite d’onore Flavia Vento. Prima di loro comunque ci fu Umberto Bossi che il 14 febbraio 1999 convocò il terzo congresso della Lega Nord chiedendo un «ti amo» al popolo nordico per la “bimba Padania”.

UN PO’ DI REGOLE VIOLATE

Siore e siori che su questa pubblica piazza state leggendo devo avvisarvi che questo articolo andrà ora a violare tre regole del giornalismo. Se ciò vi turba, indigna o peggio … astenetevi dal proseguire.

Una regola del giornalismo vieterebbe di usare l’«io» se non in casi eccezionalissimi e ben motivati. Invece qui l’autore introduce subdolamente sé stesso, lui medesimo per comunicare che qualche giorno fa ha riportato in scena un vecchio testo (suo e di Francesca Negretti) intitolato «Sanva-sutra e Kama-lentino» ovvero «pro e contro amore, sesso e X». Quella X sembra l’aspetto più interessante ma è un segreto o, se preferite, visualizzate il cartello «lavori in corso, vi aggiorneremo».

Quanto al Kamasutra mi impongo di scrivere circa 1500 caratteri (neanche una paginetta) tanto per farvi capire che accoppiarlo a san Valentino non è solo una boutade o roba per scandalizzare qualche ciellino di passsaggio.

A parte le 64 posizioni che tanto impressionano i perbenisti, il Kamasutra è un testo ricco di pagine interessanti con qualche genialità e molte stupidaggini.

Nella seconda sezione del Kamasutra si ragiona di tipologie sessuali in base alle dimensioni, alla resistenza e al temperamento ma anche dei varissimi tipi di amore: i taaaaaaanti modi di abbracciare e le varietà di baci, i tipi di graffi con le unghie, i gemiti, i bisticci, le diverse maniere di mordere. E persino le modalità di (lievi) percosse: si intende quelle reciproche e decise insieme, non le botte di un gorilla scemo; con ogni evidenza tutto quello che è sopraffazione violenta non rientra nell’amore, era evidente anche secoli fa.

Il quinto capitolo è intitolato «Le ragioni per sedurre la moglie altrui» … non è previsto il contrario, cioè sedurre il marito d’altri. Storicamente ovvio e d’altro canto i cristiani hanno un comandamento che proclama «non desiderare la donna d’altri» glissando sull’uomo altrui.

Un punto di vista storicamente datato, come la Bibba e il Corano. Non disturbi il paragone: il Kamasutra annuncia subito che parlerà di «religione, potere e piacere» e almeno su due faccende corre dunque in parallelo con cristianesimo e islamismo. Ma c’è il piacere in più: che da noi ancor oggi si parli di sesso così poco e così male rende interessante il tono esplicito del Kamasutra.

Una seconda regola violata – ve ne sarete accorte/i, no? – è nelle righe sopra: infatti l’estensore (usa definirlo così) dell’articolo ha parlato di una lettura fatta da lui e questo è un evidente caso di «Cicero pro domo sua» o per dirla in modo meno classico costituisce un conflittino di interessucci, cioè un subdolo tentativo di vendere, anzi di vendersi.

La terza regola impone di non finire mai un articolo con un punto e virgola. Ma già che ci siamo verrà violata anche questa;



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