La pandemia e l’esplosione della povertà educativa digitale

Il report di Save the Children “Riscriviamo il futuro” racconta di un’Italia che non è stata in grado di affrontare la crisi esplosa con il Covid-19 dal punto di vista informatico e, di conseguenza, scolastico.

Irene Burlando e Ygnazia Cigna*

È la povertà educativa digitale il focus dell’ultimo report ufficiale di Save the Children, che capovolge il concetto di “nativi digitali”. Secondo quanto emerso nel rapporto “Riscriviamo il Futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale” una percentuale significativa di studenti mostra lacune nella conoscenza e nell’utilizzo di strumenti tecnologici.

Con povertà educativa digitale si fa riferimento alla “privazione delle opportunità per apprendere, sperimentare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, critico e creativo degli strumenti digitali”. Una definizione, questa di Save the Children, che trae spunto dalle competenze digitali definite dall’Unione Europea nel “Digital Competencies 2.1”

L’emergenza pandemica ha accelerato le disuguaglianze su più fronti. “È necessario contrastare l’onda lunga della crisi educativa” – ha affermato Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save the Children – valutando l’impatto educativo di questa pandemia”.

In Italia, oggi, più di un bambino su dieci vive in condizioni di povertà assoluta. È il numero più alto mai raggiunto da quando, nel 2005, l’ISTAT ha iniziato a raccogliere i dati sulla povertà assoluta tra i minori. I dati raccolti durante il lockdown sono allarmanti: più di un bambino su dieci tra i 6 e i 17 anni non ha avuto a disposizione né pc né tablet. Il 41,9 percento dei minori – quasi un bambino su due – ha trascorso il lockdown in abitazioni sovraffollate.

La rilevazione sottolinea il fenomeno del learning loss, ovvero la perdita in termini educativi subita dai minori a causa della chiusura delle scuole. Secondo le indagini svolte a livello internazionale da Save the Children Italia “circa un miliardo e mezzo di bambini e adolescenti, in più di 190 paesi al mondo, ha subito un’interruzione educativa, vanificando i traguardi conseguiti negli ultimi decenni per garantire l’accesso all’educazione di base per tutti”.

Se si pensa alla straordinaria portata egualitaria che ha la rete, parlare di povertà educativa digitale appare quasi paradossale. Laddove si rivendicava la nuova eguaglianza portata dal web è emersa una nuova povertà. Vi è disuguaglianza digitale perché esiste disuguaglianza di accesso e di educazione al digitale.

La povertà educativa digitale è infatti un problema nuovo. La strategia di contrasto messa a punto da Save the Children è stata fotografare il problema con precisa attenzione per risolverlo alle sue radici. Il nuovo strumento utilizzato per l’analisi è l’AbCD – Autovalutazione di base delle Competenze Digitali – e vuole essere uno strumento semplice, ma efficace. Si propone non solo di fornire informazioni precise sull’incidenza della povertà educativa digitale tra i minori in Italia, ma anche di identificare i fattori che la determinano e di fornire spunti per l’auspicabile realizzazione di politiche pubbliche volte a contrastarla.

Tra i fattori che influenzano la povertà educativa digitale vi sono: le differenze di genere, poiché nelle quattro aree prese in analisi l’incidenza è risultata maggiore tra i maschi, e la presenza di dispositivi digitali a casa, in particolare PC e tablet. Invece, a differenza di quanto ci si possa aspettare, la povertà educativa digitale appare associata solo in parte alla condizione socioeconomica delle famiglie. È vero però che – come sottolineato nella rilevazione – il gruppo di studenti coinvolti non può essere considerato un campione rappresentativo della popolazione studentesca.

La rilevazione di Save the Children parte da un assunto di base: non si può scindere la povertà materiale da quella educativa, e quest’ultima comporta uno svantaggio sociale, psicosociale e psicofisico. Il benessere economico, lo sviluppo psicofisico e quello psicosociale sono aspetti della vita tra loro intrinsecamente legati, e considerato che viviamo a tutti gli effetti in un’era digitale, sono legati a doppia mandata anche all’utilizzo che facciamo del web.

Save the Children ha quindi lanciato la campagna “Riscriviamo il Futuro” per chiedere alle istituzioni un impegno concreto per porre basi educative solide per il futuro delle nuove generazioni. Tra le diverse proposte vi è l’esenzione degli studenti in difficoltà economiche dalle spese scolastiche, e il potenziamento delle competenze digitali nel percorso scolastico in linea con l’educazione alla cittadinanza digitale e allo sviluppo del pensiero critico.

*redattrici di Change the Future

 



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