“Sciopero generale”, queste due parole esistono ancora

Il 18 ottobre i sindacati di base, riuniti in una piattaforma unitaria, hanno proclamato lo sciopero dei settori privati e pubblici su tutto il territorio nazionale. “Contro il governo Draghi, i licenziamenti e la macelleria sociale”.

Daniele Nalbone

“Contro licenziamenti e macelleria sociale l’intero sindacalismo di base si compatta e proclama uno sciopero generale dei settori privati e pubblici su tutto il territorio nazionale per l’intera giornata del 18 ottobre 2021”. Si apre così il comunicato unitario stilato e firmato dai sindacati di base[i] che daranno vita alla prima, vera e larga giornata di mobilitazioni contro il governo Draghi. Una decisione, quella dei sindacati di base, presa dopo i fatti delle ultime settimane, con i licenziamenti alla GKN (che abbiamo raccontato qui) o alla Whirlpool.

Al centro delle proteste, e non potrebbe essere altrimenti, lo sblocco dei licenziamenti “sottoscritto con la complicità di Cgil, Cisl e Uil”, denunciano i sindacati di base, “legato a doppio filo ai piani di ristrutturazione capitalistica” introdotti dagli imprenditori “attraverso le direttive del governo Draghi e dell’Unione Europea”.

È ovviamente presto per parlare di autunno caldo. Per questo i sindacati di base hanno voluto specificare come, da adesso fino a ottobre, l’impegno delle varie organizzazioni sarà rivolto a costruire uno stato di “agitazione permanente” con assemblee e iniziative “sui luoghi di lavoro e sui territori”, con l’obiettivo di generalizzare la mobilitazione a tutti quei movimenti e quei settori sociali “che intendono contrapporsi ai piani di sfruttamento, precarietà, disoccupazione, devastazione sociale e ambientale imposti dai padroni su scala nazionale e internazionale”. Per questo – scrivono – “dichiariamo fin da ora il nostro impegno alla costruzione delle mobilitazioni di fine ottobre contro il G-20 di Roma”.

I motivi dello sciopero generale

Un lungo elenco che assume la struttura di una piattaforma. Tanti punti collegati tra loro. Si va dall’opposizione allo sblocco dei licenziamenti alla proposta di una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario al fine di contrastare l’attacco all’occupazione e ai salari. Si sottolinea la necessità di un rilancio dei salari “con forti aumenti economici e con l’istituzione di un meccanismo di piena tutela dall’inflazione”. E ancora: si parla di salario medio garantito a tutti i disoccupati, accesso universale e gratuito ai servizi sociali, sistema di ammortizzazioni.

C’è poi una questione prettamente sindacale. O meglio, di democrazia sindacale: “Contro il monopolio delle organizzazioni concertative, per dare ai lavoratori il potere di decidere chi deve rappresentarli, per il diritto di sciopero e l’abrogazione di ogni normativa repressiva che ne mini e riduca l’efficacia, a partire dal decreto-Salvini”.

Infine, guardando ai movimenti e alle forze sociali, la rivendicazione di un rilancio degli investimenti pubblici nella scuola, nella sanità e nei trasporti “contro la privatizzazione, la mercificazione e lo smantellamento dei servizi pubblici essenziali, dei settori fondamentali, di pubblica utilità e delle infrastrutture”; contro i progetti di autonomia differenziata “e le attuali forme di regionalizzazione”. La tutela dei lavoratori immigrati: “Permesso di soggiorno a tutti”. Il contrasto a ogni discriminazione di genere: “Per una vera parità salariale, occupazionale e dei diritti delle donne, nei luoghi di lavoro e nella società”. La difesa dell’ambiente: “Il blocco delle produzioni nocive e delle grandi opere speculative”.

E, in chiusura, la costruzione di una rete che contesterà il G20 di Roma “e le ipocrite passerelle dei padroni del mondo”.

[i] Adl Cobas, Cib Unicobas, Clap, Confederazione Cobas, Cobas Scuola Sardegna, Cub, Fuori Mercato, Sgb, Si Cobas, Sial Cobas, Slai Cobas S.C., Usb, Usi Cit



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