“Il servizio sanitario nazionale è al capolinea”: la denuncia del sesto rapporto Gimbe

Disuguaglianze regionali, carenza di personale e un gap di € 48,8 miliardi rispetto alla media europea: dalla Fondazione Gimbe l’allarme per lo stato di salute del SSN ma anche un piano per un rilancio della sanità pubblica.

Michela Fantozzi

Il diritto alla salute di tutti i cittadini è ormai compromesso. Lo afferma il nuovo rapporto della Fondazione Gimbe, presentato questa mattina in Senato.
“I princìpi fondanti del SSN, universalità, uguaglianza, equità”, ha detto il Presidente della fondazione, Nino Cartabellotta, “sono stati traditi. Oggi sono ben altre le parole chiave che definiscono un SSN […]: interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure”.
Il rapporto mette in luce la portata degli ingenti tagli alla sanità dal 2010 ad oggi e le differenze regionali nell’accesso alle cure. Ma propone anche delle soluzioni attuabili per salvare la salute pubblica.

I tagli alla spesa sanitaria

Il FSN dal 2010 al 2023 è aumentato complessivamente di € 23,3 miliardi, in media € 1,94 miliardi per anno, ma con trend molti diversi tra il periodo pre-pandemico (2010-2019), pandemico (2020-2022) e post-pandemico (2023), su cui «è opportuno rifare chiarezza – ha dichiarato Cartabellotta – per documentare che tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni hanno tagliato e/o non investito adeguatamente in sanità». Secondo il rapporto, tra il 2010 e il 2019 sono stati sottratti € 37 miliardi, un trend interrotto dall’arrivo della pandemia di Covid 19: tra il 2020 e il 2023, infatti, il fabbisogno sanitario nazionale (FBN) è aumentato complessivamente di € 11,2 miliardi, crescendo in media del 3,4% annuo. Oltre all’emergenza sanitaria, il maggiore investimento (comunque sempre al disotto del valore dell’inflazione) è stato motivato soprattutto dai rincari energetici.
Guardando alla spesa sanitaria, nel 2022 sono stati spesi € 171.867 milioni, ossia il 6,8% del PIL. Il dato è significativo se paragonato a quello di altri Paesi: rispetto alla media europea (7,1%), la nostra spesa è in difetto di 0,3 punti percentuali, mentre la spesa pro-capite italiana è inferiore di € 48,8 miliardi rispetto alla media Ocse.

 

La minaccia dell’autonomia differenziata

servizio sanitario nazionale al capolinea 

L’accesso alle cure è fortemente diseguale tra Nord e Sud. La frattura strutturale che attraversa il Paese costringe già tempo i cittadini a spostarsi da una regione all’altra per ricevere assistenza. La situazione è destinata ad aggravarsi con la possibile attuazione dell’autonomia differenziata, che comporterà la morte del Sistema sanitario nazionale, sostituito da 20 diverse realtà sanitarie. La Fondazione Gimbe sostiene che la sanità non deve diventare materia di competenza regionale ma restare in mano allo Stato, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Il Pnrr può salvare la sanità pubblica
La Fondazione individua nei fondi del Pnrr la strada per arginare il collasso della sanità italiana. Propone il Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale con lo scopo di orientare la politica verso riforme a tutela della salute pubblica.
Il piano suggerisce di ridisegnare ruolo e responsabilità dei medici di famiglia e facilitare l’integrazione con l’infermiere di famiglia; investire nel personale sanitario e aumentare il numero del personale infermieristico; controllare rigorosamente la governance delle Regioni per colmare i gap esistenti. «Il preoccupante “stato di salute” del SSN – ha concluso Cartabellotta – impone una profonda riflessione politica: il tempo della manutenzione ordinaria per il SSN è ormai scaduto, visto che ne ha sgretolato i princìpi fondanti e mina il diritto costituzionale alla tutela della Salute. È giunto ora il tempo delle scelte: o si avvia una stagione di coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al SSN la sua missione originale, oppure si ammetta apertamente che il nostro Paese non può più permettersi quel modello di SSN […]. La Fondazione GIMBE, con il Piano di Rilancio del SSN, conferma che la bussola deve rimanere sempre e comunque l’articolo 32 della Costituzione: perché se la Costituzione tutela il diritto alla salute di tutti, la sanità deve essere per tutti».

Foto Facebook | Gimbe 



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