Sette donne coraggiose

Annarita, Adina, Boska, Teresa, Maria Gloria, Chiara, Boska. Per aver rifiutato imbrogli e furti, sette lavoratrici sono oggi sono in mezzo alla strada, senza lavoro.

Giorgio Cremaschi

Annarita, Adina, Boska, Teresa, Maria Gloria, Chiara, Boska, sono mamme e nonne, lavoratrici della logistica che nella ricchissima provincia di Vicenza hanno deciso di rifiutare gli imbrogli e i furti della catena dello sfruttamento degli appalti. Per questo oggi sono in mezzo alla strada, senza lavoro e senza reddito alcuno.

Renzo Rosso è uno degli uomini più ricchi d’Italia, dodicesimo nella classifica dei miliardari, con un patrimonio stimato da Forbes in 4,6 miliardi di dollari.
La OTB Diesel di Renzo Rosso è al vertice della catena di appalti e subappalti in fondo alla quale ci sono, assieme a tante e tanti altri, le sette lavoratrici.

In trecento per anni hanno lavorato nei magazzini della DHL supply chain di Isola vicentina per i prodotti OTB Diesel. Il loro lavoro è stato subappaltato dalla multinazionale della logistica a false cooperative, consorzi, società di scopo che hanno sfruttato e derubato per anni le persone e lo stato per milioni di euro.

Il 1 novembre 2021 alla società Amkar, ultima appaltatrice del lavoro DHL per conto di OTB, è subentrata ALS Triveneto, che opera direttamente per la società di Renzo Rosso. Insomma dopo innumerevoli passaggi di questa fiera dello sfruttamento del Nord est, DHL ha rinunciato a essere capo appalto e ha ceduto questo ruolo direttamente a OTB.

A questo punto però tutti i trecento lavoratori che formalmente dipendevano dalla vecchia società, per passare nella nuova, sono stati costretti a firmare un verbale di conciliazione in cui rinunciavano a tutto ciò di cui erano stati derubati, di cui avrebbe dovuto rispondere DHL.

Pensate un po’: io cambio padrone, ma quello nuovo per assumermi pretende che io rinunci a chiedere ciò che mi ha rubato quello vecchio. Non vi viene il dubbio che siano tutti d’accordo e tutti complici?

Bene sotto il ricatto del posto di lavoro quasi tutti i dipendenti hanno firmato la rinuncia a ciò che loro spettava, tranne queste sette lavoratrici coraggiose, che per questo restano “trattenute” alle dipendenze della vecchia società appaltatrice, senza lavoro, senza salario, senza cassa integrazione.

Questo vergognoso accordo capestro è stato sottoscritto in Regione da tutto il sistema di potere del Veneto, la politica, il padrone, la Confindustria e CGILCISLUIL. Uno dei sindacalisti firmatari dello schifo ha dichiarato: di che vi stupite si fa sempre così.

E così le sette lavoratrici, tutte iscritte alla USB, con il loro sindacato hanno cominciato una lotta nei tribunali e nelle strade, con denunce e presidi, di fronte alla OTB, alla Confindustria, alla Prefettura e anche alla CGIL locale, complice di questa, che è anch’essa violenza contro le donne.

Tutte le volte che vedete il marchio Diesel in qualche capo di abbigliamento, pensate ai miliardi di Renzo Rosso e alle sette lavoratrici che sono senza reddito per aver detto no a un ricatto. E decidete non solo da che a parte stare, ma come far sentire la vostra indignazione non solo verso i padroni e i loro complici, ma verso uno Stato che non interviene per rompere la catena dello sfruttamento, del ricatto e del sopruso, nel ricco Nord Est e in tutta Italia.

SOLIDARIETÀ TOTALE ALLE SETTE DONNE CORAGGIOSE.



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