Sì all’infrastruttura pubblica europea per la Salute, il Parlamento europeo approva il Rapporto sulle lezioni del Covid

Il Parlamento europeo ha approvato la proposta di creazione di un’infrastruttura pubblica europea per vaccini e farmaci, avanzata dal Forum Disuguaglianze e Diversità sulla base di un articolato lavoro di preparazione che ha coinvolto numerose personalità di primo piano.

Redazione

Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha approvato il 12 luglio il Rapporto sulle lezioni della pandemia di Covid-19. Un Rapporto formulato dal Forum Disuguaglianze e Diversità che contiene la proposta di “creare un’ampia infrastruttura pubblica europea di Ricerca e Sviluppo, orientata alla missione, che operi nell’interesse pubblico per la produzione di medicinali di interesse sanitario e strategico per l’assistenza sanitaria in assenza di una produzione industriale esistente al fine di sostenere l’UE per superare il fallimento del mercato, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e prevenire eventuali carenze di medicinali, contribuendo nel contempo a una maggiore preparazione per affrontare nuove minacce ed emergenze sanitarie”.

Un risultato che arriva esattamente a distanza di un anno dal lancio del primo appello alle Istituzioni europee, da parte di un’alleanza vasta fra scienziati, medici e organizzazioni della cittadinanza attiva, formatasi attorno alla proposta del Forum Disuguaglianze e Diversità, di cui è stato promotore Massimo Florio, Docente dell’Università Statale di Milano e membro del Forum Disuguaglianze e Diversità. Il Rapporto, arrivato dopo oltre un anno di lavoro della Commissione speciale COVI, votato da 385 eurodeputati (contrari 193, astenuti 63), è un primo importante passo verso una salute come bene comune, di cui la Commissione e gli Stati membri dovranno tenere conto nelle prossime azioni regolatorie e legislative. Il Rapporto infatti potrà avere un impatto sulla revisione della legislazione europea sui farmaci, sull’ambizione a creare un’Unione Europea della Salute, sulle iniziative della Commissione e di altre istituzioni quali EMA, ECDC e la neonata Autorità per le emergenze (HERA).

La mobilitazione che si è costruita attorno a questa proposta è stata grande e articolata, anche attraverso la petizione “Una infrastruttura europea per i vaccini, farmaci e innovazione biomedica”, sostenuta già lo scorso anno da Silvio Garattini, Presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Giuseppe Remuzzi, Direttore scientifico dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e Professore “per chiara fama” dell’Università di Milano, Vittorio Agnoletto, Medico, coordinatore campagna NO profit on pandemic, Nicoletta Dentico, Director, Global Health Justice program, Society for International Development (SID), Roberto Romizi, Presidente Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia, Giuseppe Masera, già Direttore Emato-oncologia pediatrica dell’Università Milano Bicocca, e le ex Ministre della salute Rosy Bindi e Giulia Grillo. In queste ultime ore, hanno dato il loro prezioso sostegno personalità del mondo scientifico e accademico importanti a livello internazionale come il Premio Nobel dell’Economia Amartya Sen e il Premio Nobel per la Fisica Barry Barish, che si aggiungono al Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi.

Il testo

Nel testo del Rapporto, anche la raccomandazione a rafforzare Hera, la direzione della Commissione Europea per le emergenze sanitarie, e la richiesta a Commissione e Stati Membri di fare in modo che in futuro, a fronte di un rischio finanziario per la realizzazione dei vaccini assunto soprattutto dai contribuenti, come avvenuto con la pandemia di Covid-19, si producano “adeguati benefici nell’interesse pubblico”. Infine il Parlamento, con evidente riferimento all’esperienza fatta, ha riconosciuto la necessità di relazioni più trasparenti con le aziende farmaceutiche, stabilendo regole certe. Non è stato invece sciolto il nodo della proprietà intellettuale. In merito nel Rapporto, sono rimaste alcune affermazioni contraddittorie: pur riconoscendo che l’esclusiva brevettuale può limitare il mercato e l’accesso alle medicine, si afferma che il sistema dei brevetti incentiva le imprese a innovare nell’interesse pubblico. Eppure è ormai noto qual è stato il costo sociale di non avere avuto un vaccino Covid-19 come bene pubblico globale. Il nodo dei brevetti e della proprietà intellettuale avrebbe meritato una riflessione più seria ed equilibrata e maggiore coraggio.



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