Fare i conti con Sophie Germain

Pubblichiamo la prefazione di Roberta Fulci dal libro di Cecilia Rossi, "Sophie Germain. Libertà, uguaglianza e matematica", edito da L'Asino d'Oro, che ripercorre la storia della grande matematica francese.

Roberta Fulci

Scambi di identità, guerre, lettere. Segreti, rivelazioni e perfino un concorso indetto da Napoleone in persona, il tutto sullo sfondo della rivoluzione francese prima e della restaurazione poi! La storia di Sophie Germain è talmente romanzesca che sembra uscita dalla penna di Alexandre Dumas: impossibile non appassionarsi. Per ogni donna del passato ostacolata nella sua voglia di imparare, però, dobbiamo immaginarne altre mille, con biografie magari meno appetibili narrativamente, di cui non abbiamo notizia. Sophie Germain aveva dalla sua parte una famiglia tutto sommato alleata, una grande biblioteca direttamente in casa e contatti preziosi per sapere come muoversi. Il suo status sociale le permetteva di passare il proprio tempo come più le piaceva. Il benessere economico della sua famiglia di origine, infine, le ha consentito di dedicarsi alla sua passione per la matematica in un’epoca in cui alle donne difficilmente erano permesse aspirazioni diverse – nel migliore dei casi – dal diventare amorevoli madri e padrone di casa.

Nel tempo, certo, molti vincoli formali sono venuti meno. Oggi, in Europa, nessuno si sognerebbe di vietare a una ragazza l’accesso a una scuola o a un’università, eppure i dati raccontano uno scenario ancora molto sbilanciato a favore degli uomini nel mondo della ricerca: gli scienziati, su scala globale, sono circa il doppio delle scienziate, e più si sale nella gerarchia accademica più le donne sono una rarità.

Non c’è dubbio che paghiamo il prezzo di un passato in cui le scienziate non erano previste: basta sfogliare qualsiasi manuale scolastico di scienze per notare che Marie Curie e Rita Levi-Montalcini devono vedersela da sole con decine e decine di Einstein, Galileo, Newton, Darwin, Leibniz, Coulomb, Hawking eccetera. Per fortuna oggi se ne parla molto e il tema del gender gap negli ultimi anni si è fatto sempre più pressante. Spesso, però, non ci si sofferma sul perché una sproporzione ancora così plateale dovrebbe preoccuparci.

Ho tre risposte a questa domanda. Tre perdite secche che, in un mondo con poche scienziate, investono la società.

La prima è la più facile da osservare: questo clamoroso squilibrio penalizza tutte quelle ragazze che rinunciano a un percorso scientifico non per mancanza di interesse, ma perché di scienziate attorno a sé ne vedono poche e leggono il dato come un’indicazione: ‘La ricerca non è un mestiere per me’. Un grande spreco.

La seconda perdita riguarda l’intera comunità scientifica, che deve fare a meno di una marea di risorse. Tra tante ragazze potenzialmente brillanti, chissà quante menti geniali, autrici di scoperte epocali, non conosceremo mai.

La terza, invece, ha a che fare con la natura dell’indagine scientifica, che più di qualsiasi altra si arricchisce di punti di vista diversi. Non c’è dubbio che una comunità variegata, fatta da persone con culture, caratteristiche e abitudini diverse, farà balzi in avanti, laddove una comunità graniticamente uniforme si muove a malapena, perché i suoi componenti hanno tutti le stesse idee. Questa è la perdita netta di una comunità scientifica ancora molto spostata su un punto di vista non solo maschile, ma occidentale, anglofono, benestante.

Esistono tante strade per cercare di aggiustare il tiro e far sì che la scienza – così come qualsiasi altra attività – sia fatta da una popolazione che, il più presto possibile, rispecchi la composizione del mondo: borse di studio, azioni di sensibilizzazione, lotta agli stereotipi. Ma poche hanno il potere di una storia; pochissime il potere di una storia bella come quella di Sophie Germain. Ecco perché fermarci a leggere la sua vita è importante anche oggi che l’École polytechnique è aperta a tutti. Lo è poi davvero? Le prime studentesse sono state ammesse soltanto nel 1972, ci racconta Cecilia Rossi. Praticamente l’altroieri.

Foto Wikimedia Commons / Mu



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