Storia di una guerriera che si allenava di notte

Un romanzo potente sulla forza del femminile. Una storia feroce ma con uno sguardo pieno di meraviglia sull’universo, dove spirito, natura, ribellione si uniscono in nome della libertà.

Marilù Oliva

“Giù nel cieco mondo”, pubblicato da NN Editore e tradotto da Valentina Daniele, è un libro di Jesmyn Ward, docente di scrittura creativa in Mississipi. Il romanzo è ambientato in una piantagione in Carolina, ai tempi in cui lo schiavismo permetteva ancora che i padroni potessero disporre a piacimento dei subalterni. Così Annis, la protagonista, è figlia del suo “sire” (questo il nome dato al padre-despota che le ha già puntato gli occhi addosso) e dell’abuso che sua madre ha dovuto subire. Ma lei e la madre non sono due schiave come le altre. Sono due guerriere e ogni tanto, la notte, i boschi assistono come spettatori ai loro estenuanti allenamenti, quando le armi sibilano, i bastoni scricchiolano, le lance frustano il buio ed è tempo per rivelare i segreti. Allora la madre può raccontarle la storia di un popolo in cui le antenate guerreggiavano implacabili:
«Sei la nipote di una guerriera. Era sposata al re Fon, data a lui da suo padre perché aveva tante figlie e Fon era ricco. Il re aveva migliaia di mogli guerriere. Erano le sue guardie, andavano a caccia per lui, combattevano per lui. Erano sposate con il re, ma il coltello era il loro marito, la sciabola la loro amante».
Quando non si allena, Annis esegue i compiti che incombono su di lei, ma riesce anche a seguire, mentre lavora, le lezioni impartite alle due figlie del sire. Ed è così che conosce la meraviglia del verso dantesco, da cui l’autrice prenderà spunto per intitolare il libro (“Or discendiam qua giù nel cieco mondo”, canto IV dell’Inferno).
Quando la madre di Annis viene venduta, per la ragazza sparisce ogni protezione e le viene a mancare il pavimento sotto ai piedi. Per fortuna c’è Safi a ricordarle cos’è la dolcezza.
Un romanzo potente sulla forza del femminile. Una storia feroce ma con uno sguardo pieno di meraviglia sull’universo, dove spirito, natura, ribellione si uniscono in nome della libertà. Dove le navi vengono personificate, come se tutto avesse un’anima, e gli angeli come Aza si possono manifestare in un sussurro di pioggia. Dove il fuoco e l’acqua non sono soltanto elementi primari, ma diventano il viatico per risalire in superficie, dopo aver scavato negli abissi. In un’epoca in cui il diritto non era nemmeno un’utopia. E in cui la ribellione poteva costare molto cara:
«So cosa succede quando le persone scappano. I ladri radunano i loro uomini, i loro cani dalla saliva spessa e dalle bocche piene di denti, e le inseguono. Quando gli uomini trovano quelli che sono fuggiti, li legano con corde alle mani, ai piedi e al collo. Li picchiano con il cuoio e con le tavole. Riscaldano l’acciaio finché non diventa arancione e poi li marchiano: le guance, la schiena. Collari di metallo chiodato. Ferro e catene alle caviglie; costringono le donne incinte a camminare fino al parto».

 



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