Se c’è una pistola in scena, prima o poi sparerà

L’ennesima strage negli Usa riapre il dibattito sulle armi, in particolare in Texas dove è possibile trasportarle con sé, anche senza porto d’armi e senza addestramento.

Valerio Nicolosi

Columbine, Sandy Hook, Parkland. La strage di Uvalde si inserisce in un drammatico filone statunitense di sparatorie nelle scuole da parte di ragazzi giovanissimi.
L’autore in questo caso è Salvador Ramos, un diciottenne che frequentava il liceo nello stesso complesso dove ieri sera si è recato con un giubbotto antiproiettile, una pistola e un fucile, per aprire il fuoco contro i bambini della scuola elementare e le maestre. Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo, mentre scriviamo sono 19 bambini e due insegnanti. Molti genitori sono in attesa di avere notizie dei propri figli, le autorità stanno facendo gli esami del DNA e alcuni dei feriti non sono ancora stati ricongiunti ai genitori.

Ramos prima di uscire di casa ha anche sparato alla nonna di 66 anni, che al momento si trova in ospedale in gravi condizioni.
Le ricostruzioni sulla vita del giovane omicida sono ancora in corso ma sembra che le condizioni economiche della famiglia non fossero buone e che il diciottenne frequentasse poco la scuola. Sul suo profilo Instagram nei giorni scorsi ha pubblicato una foto con due armi ma al momento non è chiaro se siano quelle utilizzate nella scuola elementare o meno.

Questa ennesima strage riapre il dibattito sulle armi. Il presidente Biden è intervenuto in prima persona: “Possiamo fare di più e dobbiamo fare di più. Quando, per l’amor del cielo, affronteremo la lobby delle armi?”, ha detto in conferenza stampa con le lacrime agli occhi. Una presa di posizione che negli Stati Uniti non è così scontata ma alla quale bisognerà capire che azioni seguiranno per cancellare o modificare il secondo emendamento, quello che garantisce il diritto di possedere armi, che proprio in Texas lo scorso anno è stato ampliato attraverso una legge definita “trasporto costituzionale”, che consente a chi risiede nello Stato e ha più di 21 anni di trasportare armi con sé, anche senza porto d’armi e senza addestramento, esattamente quello che ha fatto Ramos (che però di anni ne aveva 18) prima di aprire il fuoco nella scuola di Uvalde.

Il governatore del Texas Greg Abbott è uno dei sostenitori della National Rifle Association, la più importante lobby delle armi Usa, tanto che nel 2015 twittava: “Sono imbarazzato: il Texas è secondo tra gli Stati per nuovi acquisti di armi, dietro la California. Alziamo il ritmo texani”, taggando in chiusura la National Rifle Association. Un tweet che in queste ore molti stanno rilanciando, puntando il dito proprio contro la legge voluta da Abbott che ha riportato il Texas ai tempi del Far West. E la National Rifle Association terrà in Texas giusto venerdì 27 maggio il suo meeting annuale al quale Abbott è invitato a parlare insieme a Donald Trump. Da quel palco il presidente del Texas potrà ribadire il suo sostegno alle armi oppure fare un passo indietro rispetto alla loro diffusione nello Stato dove neanche tre anni fa un ventunenne ha ucciso 23 persone in un supermercato, in quel caso con l’aggravante dell’odio razziale verso gli ispanici, che in Texas sono diversi milioni.

Il Pew Research Center ha analizzato i dati del 2020 sulle morti da arma da fuoco che sono state 45.222, di cui il 43% omicidi, il 54% suicidi e il 3% classificato come “altro”. Per il 2021 non ci sono ancora dati ufficiali ma quello che è certo è che il 2020 è stato l’anno con il più alto numero di morti da arma da fuoco negli Stati Uniti, un’emergenza sociale che viene ignorata proprio sulla spinta delle lobby delle armi e degli slogan che continuano a raccontare che l’unica sicurezza è data da più armi, ignorando la regola di cui parlava Cechov, che vale purtroppo non solo nel teatro e nel cinema: “Se in scena compare una pistola, prima o poi sparerà”. Solo che nella realtà quando le armi sparano uccidono davvero.

Credit Image: © Robin Rayne/ZUMA Wire



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