Taylor Swift, la popstar americana può decidere le sorti del suo Paese?

Taylor Swift, persona del 2023 per il “Time”, è attualmente la popstar più famosa del mondo. La cantante gode di una schiera sterminata di fan, gli (e soprattutto le) Swifties, che ripongono in lei un’ammirazione al limite della fede. Originariamente apolitica, la cantante ha espresso il suo orientamento di voto nel 2018, suscitando un forte clamore. Da allora le richieste di endorsement politici nei suoi confronti sono aumentate a dismisura e c’è addirittura chi arriva a considerarla il possibile ago della bilancia per le prossime presidenziali americane. Ma chi è Taylor Swift? Quali sono le sue idee e i suoi valori? E davvero la sua capacità di influenza è tale da condizionare le sorti politiche del suo Paese?

Fabio Bartoli

Era piuttosto facile prevederlo che il Time l’avrebbe eletta persona dell’anno per il 2023. Il suo tour mondiale sta infatti polverizzando ogni record e anche il film che ne è stato tratto, Taylor Swift: The Eras Tour, ha ampiamente vinto al botteghino la sfida con l’omologo Renaissance: A Film By Beyoncé, una delle pochissime artiste che sembrava poter stare al suo passo. Ma con Taylor Swift, l’attuale Taylor Swift, non c’è niente da fare e il titolo che nel 2014 le aveva dedicato Bloomberg Newsweek, Taylor Swift Is the Music Industry, ormai sembra sottolineare l’ovvio. La cantante di West Reading nel 2023 ha infatti sbancato al botteghino dell’intrattenimento musicale globale e nemmeno i suoi competitor più recenti, ovvero i gruppi K-Pop BTS e Blackpink, hanno potuto contenderle lo scettro. Chiaramente la musica non è solo questione di numeri e classifiche ma queste considerazioni ci servono per comprendere il fenomeno Swift in relazione alla popolarità, all’impatto mediatico e alla capacità d’influenza ormai raggiunti dalla popstar.
Come nasce l’attuale Taylor Swift
A proposito di Beyoncé, nessuno nel 2009 poteva immaginare che un’allora nemmeno ventenne Taylor Swift (1989, il titolo di uno dei suoi album, richiama esplicitamente il suo anno di nascita), soffiandole il premio per il miglior video agli MTV Video Music Awards, avrebbe indirettamente posto le condizioni per la sua versione attuale. Come in ogni storia che si rispetti, ci voleva il villain a far risaltare le virtù dell’eroina e questa veste fu indossata da Kanye West, che fece irruzione in scena asserendo che a meritare il premio fosse proprio Beyoncé. Un duro colpo per la ragazzina che era abituata a piacere a tutti e a conquistarsi la simpatia di ognuno ricevendone il plauso. Su quell’evento il rapper tornerà nel 2016 con la sua canzone Famous, in cui apostrofa violentemente proprio Swift: “I feel like me and Taylor might still have sex / Why? I made that bitch famous!”. La conseguente manipolazione di cui fu vittima da parte di West e dall’allora consorte Kim Kardashian, che portò anche a una shitstorm su Twitter ai suoi danni attraverso l’hashtag #TaylorSwiftisOverParty, sembrò distruggere l’immagine immacolata della cantante, che trovò modo di reagire attraverso l’album del 2017 Reputation. Il suo concept verte proprio intorno alla distruzione della sua precedente reputazione, che quindi l’ha portata a ricostruire la sua immagine (il video di uno dei pezzi portanti dell’album, Look What You Made Me Do, si apre proprio con la scena della resurrezione della cantante). La reputazione distrutta era quella della brava ragazza che doveva e voleva piacere a tutti, ingabbiata però in un personaggio che la lasciava esprimere solo il suo lato sentimentale e romantico; facendo esperienza del suo completo disfacimento rimanendo a galla nonostante tutto, Taylor Swift ha capito di poter stare al mondo in un modo diverso, non dovendo essere sempre “educata a tutti i costi”, potendo così vivere più in armonia con il proprio autentico sentire. L’attuale Taylor Swift, che sarà oggetto di questo articolo, prende forma e inizia a emergere soprattutto in quel lasso di tempo, quello che precede Reputation e si conclude con l’uscita del documentario girato su di lei dalla regista Lana Wilson, Miss Americana. Soffermandoci particolarmente su quel periodo possiamo capire come si è passati dalla cantante apostrofata come “delegata alla trasmissione dei valori trumpiani” a quella che può spostare gli equilibri a favore di Biden nelle prossime presidenziali, tanto che finanche la sua presenza al Super Bowl vinto dai Kansas City Chiefs del fidanzato Travis Kelce ha fatto gridare al complotto i repubblicani proprio in vista delle elezioni. Per provare a portare a termine tale compito, sarà necessario concentrarsi sulla figura di Taylor Swift come attivista e influencer e in generale sulla sua figura a 360°, ponendo particolare attenzione al suo rapporto con i fan e soprattutto con le fan, che ripongono in lei un’ammirazione al limite della fede.
La nuova Taylor Swift e il suo attivismo politico
Chi ha visto Miss Americana ha potuto godere di un consistente assaggio dell’attivismo di Taylor Swift, venendo a conoscenza dei temi politici e sociali a lei cari, che la collocano senza alcun dubbio nello schieramento democratico. Un approdo non scontato per chi è sbocciata nell’alveo della musica country, feudo pressoché assoluto dei repubblicani, che però la stessa Swift aveva contribuito a svecchiare, avvicinando il genere a un pubblico giovane, grazie a musiche più accattivanti e testi che parlano di emozioni e vissuto personale anziché della bella vita agreste. Se in questa piccola rivoluzione va davvero trovata l’origine del talento della cantante di West Reading, è sempre nel mondo del country statunitense che va cercata l’origine delle sue prese di posizione, non scontante se ripensiamo alla giovane ragazza che si rifiutava di prendere posizione in occasione delle estremamente divisive elezioni presidenziali del 2016. Il gruppo femminile impegnato nel country più popolare negli Stati Uniti, The Chicks, tra il 2003 e il 2005 si schierò in maniera compatta contro la guerra in Iraq, condannando apertamente George W. Bush e partecipando nel 2004 a una serie di concerti del Vote for Change Tour in supporto alla campagna elettorale di John Kerry. The Chicks (allora Dixie Chicks) persero numerosi fan repubblicani, furono ostracizzate da numerose radio specializzate nella musica country eppure rimasero in piedi, tornando in seguito anche al successo. La ragazzina che anelava ai plebisciti e che era stata messa in guardia dal mettersi sulle orme di The Chicks, apprese (anche) da loro il coraggio di esprimere le proprie opinioni e rimanere fermi sulle proprie posizioni anche se ti possono alienare parte della simpatie di pubblico ed establishment. Il suo modo di ricambiare sarà quello di coinvolgerle in uno dei suoi brani più toccanti e personali, Soon You’ll Get Better.
L’album in cui la canzone è contenuta, Lover, è del 2019 e segue di un anno la prima drastica presa di posizione politica di Taylor Swift, che aveva già deciso di non seguire il monito Shut Up and Sing, come recita provocatoriamente il titolo del documentario dedicato dalla regista Barbare Kopple proprio a The Chicks. Tramite un post su Instagram divenuto una pietra miliare del suo percorso umano ancor prima che artistico, la popstar ha espresso per la prima volta il suo orientamento di voto, sostenendo nelle elezioni di midterm i candidati democratici Phil Bredesen e Jim Cooper in lizza nel suo Stato, il Tennessee. In quel post sono elencati tutti i temi cari all’artista, sia in maniera assertiva…
“Ho sempre espresso e sempre esprimerò il mio voto in base a quale candidato proteggerà e combatterà per i diritti umani che credo che tutti meritiamo in questo Paese. Credo nella lotta per i diritti LGBTQ e che qualsiasi forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sul genere sia SBAGLIATA. Credo che il razzismo sistemico che ancora vediamo in questo Paese nei confronti delle persone di colore sia terrificante, disgustoso e diffuso”
… sia in opposizione alla candidata repubblicana al Senato:
“Non posso votare per qualcuno che non sarà disposto a lottare per la dignità di TUTTI gli americani, indipendentemente dal colore della pelle, dal sesso o da chi amano. In corsa per il Senato nello Stato del Tennessee c’è una donna di nome Marsha Blackburn. Così come ho fatto in passato, vorrei continuare a votare per le donne in carica ma non posso sostenere Marsha Blackburn. La storia delle sue votazioni al Congresso mi spaventa e mi terrorizza. Ha votato contro la parità di retribuzione per le donne. Ha votato contro la riautorizzazione della legge sulla violenza contro le donne, che tenta di proteggere le donne dalla violenza domestica, dallo stalking e dallo stupro. Crede che le aziende abbiano il diritto di rifiutare il servizio alle coppie gay. Crede anche che non dovrebbero avere il diritto di sposarsi. Questi non sono i MIEI valori del Tennessee”.
I valori conclamati, difesi e propugnati da Taylor Swift sono quindi l’uguaglianza di genere, l’antirazzismo, la difesa dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ. E queste tematiche trovano ampiamente spazio sempre nell’album Lover, in cui la disuguaglianza di genere viene attaccata nel brano The Man e la vicinanza alla comunità LGBTQ ribadita in You Need to Calm Down, il cui videoclip, uno dei più popolari e iconici della popstar, si è aggiudicato il premio di migliore dell’anno.
Riguardo i diritti delle donne, nella fattispecie la tutela contro le molestie sessuali, Taylor Swift si è esposta in prima persona portando in tribunale il presentatore radiofonico David Mueller, accusato di averle toccato il fondoschiena nell’ambito di un suo show a Denver nel 2013. Swift ha vinto la causa nel 2017, ricevendo come indennizzo quanto da lei espressamente richiesto, ovvero un dollaro. La cifra, meramente simbolica, è stata richiesta per sottolineare l’obiettivo dell’artista, ossia non quello di ottenere un risarcimento economico ma quello di “di poter aiutare tutte le persone le cui voci dovrebbero poter essere ascoltate”. Ed è proprio questo esporsi in prima persona per difendere i diritti per lei fondamentali, questo modo di ribadire costantemente la convergenza tra il suo vissuto personale e le sue composizioni, che ha permesso a Taylor Swift di far così ampiamente breccia nel suo pubblico. E proprio il rapporto dell’artista col suo fandom, fondamentale per comprenderne la capacità di influenza, anche in ambito politico, dinamiche di voto comprese, merita di essere uno degli oggetti della presente analisi.
Taylor Swift e il suo rapporto con i (e soprattutto le) fan
Per comprendere la capacità di influenza di Taylor Swift è necessario concentrarsi sulle dinamiche comunicative odierne che mettono in connessione l’artista-influencer e i fan, che vedono perfettamente integrati i piani della musica, della performance e della comunicazione. Disporre di un mezzo di comunicazione estremamente potente come i social network, che mettono almeno su un piano ipotetico la star direttamente in contatto con il suo fandom, contribuisce a mantenere un’interazione costante, che non si limita più al semplice rapporto di produzione e consumo. Attraverso di essi l’artista non mette più in condivisione solo le sue opere ma anche la sua vita al netto di intermediari che non siano gli strumenti offerti dal web e pochi sono stati bravi a sfruttare questa opportunità come Swift, riuscita a dare vita a un rapporto di fidelizzazione con il proprio pubblico che ha pochi eguali in Occidente (delle sasaeng sudcoreane magari parleremo in un’altra occasione).
Tramite un magistrale ricorso agli Easter eggs, l’artista di West Reading è stata ed è tuttora capace di coinvolgere costantemente i fan in un dialogo sì indiretto ma continuo, in cui i piani della vita privata e della produzione artistica si intersecano profondamente. Ne è un esempio il ricorso alla simbologia del serpente, che trae origine proprio dalla diatriba che la contrapposte alla coppia West-Kardashian, riferendosi a un tweet di quest’ultima, e ha accompagnato la cantante nella sua opera di rilancio. Gli esempi di come Taylor Swift si sia costantemente servita di questa simbologia su Internet sono numerosissimi e questa non è la sede adatta per sviscerare questa singola questione né chiamare in causa altri esempi più faceti; ciò che è importante comprendere è che l’aver coinvolto i fan in un momento centrale per la propria carriera, quello in cui sembrava poter affondare, averli coalizzati a difesa della sua reputazione e averli accompagnati attraverso una tempesta dalla quale è uscita rafforzata ha sicuramente contribuito a saldare il loro legame. Grazie alla sua musica, alla diffusa percezione dell’integrità della sua figura e alla sua abilità comunicativa Taylor Swift è quindi riuscita come pochi altri a guadagnarsi la fiducia e il supporto dei suoi fan, in un’epoca in cui la sfiducia verso la politica e le grandi narrazioni ha sovente portato il nostro bisogno di credere in qualcosa e in qualcuno a rivolgerci a singoli personaggi. Ed ecco quindi che anche sull’autorevole Financial Times ci si può prodigare in atti di fede nei confronti della cantante.
Ma come è costituita la galassia degli Swifties (così si fanno chiamare i suoi fan)? A rispondere alla domanda sul finire dell’anno scorso ci ha provato un sondaggio di Morning Consult riportato da Business Insider. Secondo il sondaggio, la maggioranza dei fan della cantante è costituita da donne che condividono con lei alcuni attributi fondamentali: le Swifties infatti sono bianche, Millennial e di orientamento democratico. Molti meno i consensi che giungono dai repubblicani, che magari come Donald Trump hanno iniziato ad “amarla un 25% in meno” dopo il suo primo post dal contenuto politico. Assenti dal sondaggio gli appartenenti alla generazione Z, perché minorenni, e allora ho cercato di colmare questo vuoto sulla prospettiva futura non interpellando un campione rappresentativo ma una mia giovanissima amica di 15 anni, Lucrezia, la cui passione e considerazione per Taylor Swift si inseriscono nel solco già tracciato dal fandom anagraficamente più maturo. Ecco quanto lei stessa mi ha scritto sulla sua beniamina:
“Allora… perché mi piace Taylor?
Devo ammettere che ormai la conosco da molto tempo, all’incirca quattro anni, se non cinque. Seguendo non solo la sua musica, ma anche la sua vita privata, mi sono fatta un’idea ben chiara su quale tipo di persona sia.
La stimo molto, non solo come cantante ma anche come essere umano in sé. Per quanto riguarda la sua musica, è l’artista in campo musicale che più mi ha attratto in assoluto, fin dall’inizio: le sue canzoni mi hanno da sempre trasmesso tanto, da quelle più movimentate a quelle meno. Spesso mi rivedo talmente tanto in certe canzoni che mi vengono i brividi, come se parlassero di me e della mia vita.
Aggiungerei che penso sappia cantare più che bene, oltre a saper produrre buonissima musica!
Come persona, la stimo sotto vari punti di vista. Prima di tutto, la stimo per come dal nulla e attraverso un sogno sia riuscita ad arrivare così in alto. A volte, mi fa pensare di avere qualche possibilità di poter riuscire a fare lo stesso. Di arrivare in alto.
La stimo per non aver mollato mai, durante i periodi più bui e difficili della sua vita, dato che nel corso di quest’ultima Taylor ha subito molte ingiustizie.
Ritengo che sia una donna forte, altruista, e soprattutto che riesca a vedere con gli occhi ben aperti la realtà del mondo.
Quando sono triste, è proprio la sua musica a tirarmi su di morale: mi fa sentire confortata e al sicuro sapere che una persona a cui sono così tanto affezionata abbia provato le mie stesse emozioni. Mi mette buon umore ballare e cantare le sue canzoni al massimo, chiusa in camera. Mi rende felice sapere che posso condividere la mia passione con le mie più care amiche, essendo anche loro grandi fan!
Per questo mi piace Taylor Swift”.
Per quanto io sia consapevole che una singola testimonianza non possa essere considerata esaustiva, ritengo che il sentimento, il senso di appartenenza e la consapevolezza dimostrati da Lucrezia siano esplicativi quanto e anche più di tanti possibili analisi e sondaggi. Nonostante sia italiana e non voti negli Stati Uniti, credo che quest’ultima ben rappresenti le giovani generazioni alle quali Taylor Swift si rivolge in Only the Young, chiamate a dare la svolta necessaria: “Only one thing can save us / Only the young”. Ma gli e le Swifties di oggi e domani possono davvero imprimerla?
La reale capacità di influenza di Taylor Swift
Ma poniamo domande più specifiche: Taylor Swift è davvero in grado di influenzare in maniera decisiva le sorti della politica? Un suo endorsement è davvero in grado di decidere i risultati di un’elezione, a partire dalle prossime presidenziali americane? È ragionevole il fatto che tanti politici americani la tirino, più che per la giacca, per gli splendidi costumi del suo The Eras Tour e che anche dall’Europa le giungano richieste per sensibilizzare il giovane elettorato?
Per dare una risposta, iniziamo dall’impatto del suo più volte citato post su Instagram in occasione delle elezioni di midterm del Tennessee del 2018. Nonostante questo abbia portato al picco delle ricerche su Google dei nomi di entrambi i candidati appoggiati dalla cantante, è stata proprio l’ultra-criticata Bradshaw a spuntarla contro Bredesen mentre il successo di Cooper, rieletto nel suo distretto, difficilmente si può attribuire all’endorsement. Negli altamente polarizzati Stati Uniti è arduo che le prese di posizione della cantante possano far cambiare idea agli elettori repubblicani ma di certo potrebbe riuscire a mobilitare chi, pur condividendo le sue idee, nutre un atteggiamento apatico nei confronti della politica in un Paese in cui è necessario attivarsi per votare attraverso l’iscrizione alle liste elettorali. Da questo punto di vista il post un impatto di sicuro lo ha avuto: secondo il sito vote.org, infatti, circa 65mila persone si sono registrate nelle 24 ore successive alla sua pubblicazione, con un picco di iscrizioni che ha riguardato anche il suo Stato, il Tennessee. Successivamente la popstar si è prodigata in un’altra chiamata alla registrazione alle liste elettorali, il 19 settembre del 2023 in occasione del National Voter Registration Day, che ha fatto registrare la giornata col maggior numero di registrazioni (35.252) a partire del 2020, con un incremento del 115% tra i diciottenni a confronto dei dati dell’anno precedente.
In vista delle presidenziali di novembre Taylor Swift ha pubblicato una storia su Instagram anche il 5 marzo di quest’anno, invitando i suoi follower a registrarsi in occasione del Super Tuesday, non dando però indicazioni di voto se non scegliere li candidato che rappresentasse davvero. Qualora si prodigasse in una ulteriore chiamata ai seggi proprio per le presidenziali è quasi certo che sortirebbe un nuovo effetto in termine di mobilitazione. Difficile dire quanto potrebbe spostare effettivamente gli equilibri ribadendo la sua preferenza per il candidato democratico, anche se va considerato che il suo maggior bacino di fan, ovvero le periferie americane, è quello in genere più altalenante, che presenta meno roccaforti, e quindi più soggetto a possibili oscillazioni. Dipenderà molto probabilmente da quanto sarà decisivo il voto dei Millennial, lo zoccolo duro dei suoi fan, molti dei quali in un sondaggio hanno affermato che voterebbero proprio per Taylor Swift anziché Biden o Trump – ed è probabile che avvenga lo stesso in futuro tra le file della Generazione Z, prossima ad affacciarsi sulla scena politica. Più che farsi domande sul possibile impatto della popstar sulla politica americana, quindi, forse bisognerebbe riflettere sulla profonda delegittimazione di cui gode quest’ultima (e non solo), che appare del tutto non in grado di intercettare il sentimento degli elettori più giovani, ai quali non offre prospettive e di cui non riesce a stimolare la fantasia.
Ciò che è sicuro è che Taylor Swift, grazie al consenso e all’influenza di cui gode, continuerà a sensibilizzare milioni e milioni di persone su temi quali l’uguaglianza di genere, l’antirazzismo, la difesa dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ. Magari non cambierà il mondo, magari non determinerà l’elezione del prossimo Presidente USA ma possiamo considerarlo un contributo niente affatto trascurabile, quello dato dalla ragazzina che un tempo voleva piacere a tutti e si sentiva inadeguata nell’esprimere proprie posizioni politiche, che di strada da allora sicuramente ne ha fatta.

CREDITI FOTO: EPA/JOEL CARRETT



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