Tomaso Montanari: “Sotto attacco perché antifascista”

Dalla difesa della Costituzione allo sdoganamento dei temi cari al neofascismo: il nuovo rettore dell'Università per Stranieri di Siena intervistato dal direttore di MicroMega, Paolo Flores d’Arcais.

Paolo Flores d'Arcais

Paolo Flores d’Arcais: Cominciamo dall’inizio: dalla tua critica al ministro Dario Franceschini.
Tomaso Montanari: La mia critica aveva a che fare con la nomina di Andrea De Pasquale a soprintendente dell’Archivio Centrale dello Stato. È una critica che peraltro non muoveva da me ma dai familiari delle vittime della strage di Bologna, di piazza Fontana, di Piazza della Loggia, raccolti nelle rispettive associazioni. Qual era l’oggetto del contendere? Un sovrintendente che non è un archivista di Stato – mentre dovrebbe esserlo per legge – e dunque molto esposto ai desideri della politica (minore è la competenza, minore è l’indipendenza) da direttore della Biblioteca Nazionale di Roma aveva accettato in dono il fondo Rauti trattandolo come un fondo d’autore, come se fosse Italo Calvino, e non come un fondo documentario da prendere, ma con le pinze e senza fargli pubblicità. Al contrario, Rauti veniva presentato senza alcuna ombra, glorificato, definito dal relativo comunicato della Biblioteca nazionale come uno statista. Andrea De Pasquale si era insomma oggettivamente prestato a una propaganda caratterizzata da un tono di revisionismo in direzione fascista. Dopo le proteste, il ministro Franceschini aveva fatto rimuovere il comunicato dal sito della Biblioteca nazionale. Ora invece nomina De Pasquale soprintendente dell’Archivio che contiene la memoria centrale dello Stato e dunque anche i segreti d’Italia. Per questo le associazioni delle vittime hanno protestato. Perché l’abbia fatto non lo so, anche se è noto che Franceschini aspira al Quirinale e che i voti della Meloni sarebbero certamente utili a questo scopo. In ogni modo, come Consiglio Superiore dei Beni Culturali, che è il massimo organismo tecnico del Ministero, del quale ero membro, abbiamo fatto un comunicato in cui ci dicevamo solidali con le ragioni delle associazioni e chiedevamo al ministro di tenerle in conto e dunque di non procedere alla nomina. Franceschini non ci ha indirizzato nessuna risposta, ma ha diramato un comunicato stampa nel quale diceva che ormai la nomina era fatta e che lui non teneva in alcun conto queste critiche. Mi sono dunque dimesso, come si sarebbe dovuto dimettere l’intero Consiglio, ovviamente: l’organismo è incaricato di consigliare il ministro; se il ministro neanche ci risponde e ci tratta con tale disprezzo, per quel minimo di dignità residua avremmo dovuto rimetterci tutti. E invece mi sono dimesso solo io, dopo che il Consiglio si è rifiutato di fare ulteriori passi nei confronti del ministro. Nello spiegare sul Fatto Quotidiano di lunedì scorso perché questa nomina era grave, ho cercato di tratteggiare il quadro di quello che ho definito revisionismo di Stato. Ho citato il caso Durigon. Ho citato il discorso di Luciano Violante sui ragazzi di Salò e ho citato anche il Giorno del Ricordo, definendo una falsificazione storica non le foibe ma la creazione di un contraltare alla Giornata della Shoah. La falsificazione storica è mettere sullo stesso piano le foibe e l’Olocausto, che peraltro era l’obiettivo delle destre come si capisce leggendo il dibattito parlamentare. Claudio Pavone ha scritto che queste equiparazioni servono a costruire una via di rivincita per gli sconfitti. Tutto il fascismo del secondo Novecento ha d’altronde tentato un’equiparazione fascismo/comunismo smontando l’impianto antifascista della Costituzione e della storia della Repubblica.

Flores d’Arcais: Uno dei tre firmatari della Costituzione è Umberto Terracini, comunista fin dai tempi di Ordine Nuovo…
Montanari: Che il Partito comunista abbia scritto la Costituzione insieme alla Democrazia Cristiana, al Partito d’Azione e ai socialisti è un dato di fatto. Ed è evidente che questa equiparazione non ha alcun senso, anche se nel processo di perdita della memoria dell’Europa dei primi anni del 2000 si ricorderà una mozione al Parlamento europeo che parifica comunismo e fascismo. Naturalmente non si tratta di sminuire la tragedia delle foibe, che ci sono state, con migliaia di morti, non sappiamo quanti: le cifre su cui gli storici oggi convergono vanno dagli 800 ai 5 mila, quindi comunque molto lontani dalle “migliaia e migliaia”* di cui straparla per esempio Maurizio Gasparri in televisione. Tra questi c’erano anche tanti innocenti naturalmente, ma anche le bombe americane cadute sulle città italiane hanno fatto decine di migliaia di morti innocenti e lo stesso vale per le bombe americane su Hiroshima e Nagasaki. Le guerre sono atroci ma questo non vuol dire che gli americani siano come i nazisti e che Eisenhower fosse come Hitler. Non è così. E questo invece è ciò che le destre vogliono affermare ricostruendo una memoria dalla parte loro. Una delle ragioni per cui la reazione è stata così violenta, benché io queste cose le avessi scritte tante volte – l’ultima volta proprio per MicroMega – e nessuno avesse fiatato, risiede nel fatto che in Senato giace un disegno di legge che vorrebbe equiparare le foibe alla Shoah, una volta di più, nella repressione penale. Qui si aprirebbe un lungo discorso che prima o poi bisognerebbe fare. Io non credo infatti che le democrazie si possano difendere trasformando le opinioni in reato. Se una democrazia non riesce a isolare il fascismo e si affida alla magistratura ha già grossi problemi. Un conto è il reato di rifondazione del Partito fascista, un conto è il reato di negazionismo dell’Olocausto, che è odioso perché colpisce un’opinione, per quanto aberrante e detestabile. La destra ora vorrebbe metterci dentro anche le foibe e ci dovremmo chiedere cosa succederà quando ci sarà un governo Salvini e Meloni… Una delle ragioni di questa violenta reazione è questa. Forse un’altra dipende dalla mia visibilità televisiva, e certamente dall’essere diventato rettore di un’università: l’idea che qualcuno che ha una carica pubblica parli ancora in termini antifascisti pare intollerabile.

Flores d’Arcais: La richiesta di dimissioni coatte, e cioè che il ministro ti dimettesse di autorità, è venuta da Fratelli d’Italia, dalla Lega, da Casa Pound e da Italia viva.
Montanari: La cosa divertente è che pochi giorni prima la viceministra Teresa Bellanova aveva già avanzato questa richiesta perché mi sono opposto al Ponte sullo Stretto…

Flores d’Arcais: Queste richieste sono tutte basate su un falso, cioè sull’affermazione che tu neghi le foibe mentre invece tu non metti assolutamente in discussione che siano un fatto storico, tu ne combatti l’uso fascista, e pretendono una cosa che non è possibile per Costituzione e per legge cioè la rimozione d’autorità di un rettore da parte di un ministro.
Montanari: Certo. Pensiamo che i rettori non giurano nemmeno sulla Costituzione perché si ritenne che non avrebbero dovuto essere legati neanche a questo, si ritenne avrebbero dovuto godere di una assoluta indipendenza. È come la magistratura: non si persegue un rettore per le proprie idee. C’è anche da rilevare l’incapacità di distinguere l’espressione di un’idea del cittadino Tomaso Montanari dallo svolgimento del mio incarico. Io non ho scritto un decreto rettorale, ho scritto un articolo di giornale. Anche questo è gravissimo. C’è un analfabetismo istituzionale che preoccupa. Salvini, che è stato ministro degli Interni della Repubblica, ha chiesto le mie dimissioni d’autorità: quindi o non conosce le leggi della Repubblica oppure le vuole travolgere. Durante il fascismo sì che i rettori erano costretti a saltare nel cerchio di fuoco e venivano dimessi o creati dal regime. O senza andare con la memoria al fascismo storico italiano si può richiamare il regime di Orbán dove i rettori sono dimessi e creati direttamente dal dittatore. L’Anpi ha parlato di «rumorosa violazione dell’autonomia universitaria»: una definizione perfetta. È gravissimo e devo dire che mi sarei aspettato una parola dalla ministra dell’Università o dal presidente della Repubblica, cioè da chi dovrebbe custodire la Costituzione. Invece c’è stato totale silenzio.

Flores d’Arcais: Parliamo del nesso che c’è fra insegnamento e antifascismo.
Montanari: Io nel mio discorso alla comunità universitaria ho parlato di antifascismo perché viviamo tempi in cui l’antifascismo non è più un valore scontato. L’insofferenza critica, del tutto comprensibile, di Pasolini o Fortini verso la retorica antifascista apparteneva a un tempo in cui tutti si dicevano antifascisti, salvo il Movimento Sociale Italiano. Oggi invece, l’ha detto bene Edith Bruck in una bella intervista alla Stampa, in Italia c’è troppa tolleranza verso il fascismo. Questo è un punto chiave. Torna il tempo in cui bisogna riparlare di fascismo e bisogna essere antifascisti. Io ho proposto – e lo farò – di dedicare 12 aule ai 12 professori che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, perché sono un esempio luminoso per i nostri ragazzi. Imparare che ci sono dei momenti nella vita in cui si può e si deve dire di no, anche al potere e anche a costo del posto di lavoro, come fu allora. Questo precedente del fascismo che chiede giuramento di fedeltà ai professori getta una luce sinistra sulle polemiche di questi giorni perché è lì che chiaramente si vuole tornare. Piero Calamandrei diceva che lui non se ne andava dall’Italia perché l’università era il suo posto di combattimento. Incruento, pacifico. Ci tengo a sottolinearlo perché una delle calunnie più gravi che mi sono state rivolte è che sarei un predicatore di violenza. Tutto il contrario. L’estromissione dei fascisti dall’ordine costituzionale è un fatto pacifico. Chi opera la violenza, e lo si è visto nelle stragi, sono stati i fascisti. Sono stato poi dipinto come un rettore comunista. Io non ho nulla contro la tradizione comunista. Ma io sono un cattolico, sono di tutt’altra formazione: mi sono formato sui libri di don Milani, sono un cattolico sociale, radicale che non ha nulla a che fare con la tradizione marxista, che conosco, che stimo, con cui dialogo. E c’è qualcosa di oscenamente caricaturale in queste accuse: se anche fossi comunista quale sarebbe il problema?

Flores d’Arcais: Paolo Barile, uno dei grandi costituzionalisti della generazione successiva a quella di Calamandrei, ha sempre sottolineato che la nostra Costituzione garantisce libertà di opinione e di organizzazione per tutti tranne che per i fascisti.
Montanari: Barile usava delle parole durissime: la Costituzione spoglia i fascisti delle libertà repubblicane e costituzionali. Non c’è un diritto a esprimere un punto di vista fascista e non c’è un diritto a ricostituire il Partito fascista. Sono gli unici che non hanno questo diritto perché laddove si affermassero morirebbe la democrazia. Non si può essere tolleranti con gli intolleranti, diceva Popper. Questo è il punto di vista della Costituzione. Gustavo Zagrebelsky ha scritto che la Costituzione è anche un comando sui vinti: un’espressione molto forte. Non è una Costituzione condivisa, è un comando dei vincitori sui vinti. Degli antifascisti sui fascisti. Questo comando è ancora valido e non si può giurare fedeltà alla Costituzione essendo fascisti. C’è una enorme ipocrisia su questo. Perché che Fratelli d’Italia rivendichi oggi il fascismo, anche quello post bellico, è ormai palese, non c’è più nemmeno un velo che copra questo fatto. Eppure, a riguardo c’è un assordante silenzio istituzionale.

Flores d’Arcais: Io ho l’impressione che incominci a esserci una costituzione materiale per cui non si può essere antifascisti, il massimo consentito è di essere a-fascisti.
Montanari: Questo è il punto. Nell’articolo di MicroMega cui prima facevo riferimento, usando l’espressione di Giorgio Bocca, parlavo di anti-antifascismo. Giorgio Bocca diceva che la borghesia italiana, il Corriere della Sera, sono sempre stati anti-antifascisti. Gli attacchi più forti in questi giorni li ho ricevuti dal Secolo d’Italia, dal Giornale, da Libero e dal Corriere della Sera: per tre giorni di fila. Aldo Grasso mi ha dato del mascalzone in prima pagina del Corriere. L’unica spiegazione è che il Corriere – sempre dalla parte del governo – annusi che il prossimo esecutivo sarà guidato da Giorgia Meloni… Norberto Bobbio diceva che bisogna essere democratici sempre in allarme. Ecco, ora è davvero il momento di dare l’allarme.

Sul tema:
Basta con l’uso fascista delle foibe! | di Paolo Flores d’Arcais
Una Repubblica (s)fondata sull’anti-antifascismo | di Tomaso Montanari
10 febbraio, la Giornata del Ricordo e il revisionismo sulle foibe | di Angelo d’Orsi

* In una versione precedente, per errore, si era attribuita a Gasparri l’espressione “milioni”

 



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