Il regime mostruoso: tre manifestanti impiccati in Iran, altri sette in attesa di esecuzione

Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi sono i tre manifestanti impiccati in Iran, questa mattina all'alba dal regime degli ayatollah, nella città di Isfahan. Erano stati arrestati nel novembre 2022. Arrivano a sette, così, i rivoluzionari che hanno subìto esecuzioni capitali da parte del regime iraniano. E altri sette hanno già subito condanna alla pena capitale.

Redazione

Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi sono i tre manifestanti impiccati in Iran questa mattina all’alba. Arrestati a novembre del 2022, sono morti e già stati sepolti nella città di Isfahan. Arrivano a sette, così, i manifestanti rivoluzionari che hanno subìto esecuzioni capitali da parte del regime iraniano. E altri sette sono stati già condannati a morte, si chiamano Ali Majdam, Adnan Mousavi, Habib Daris, Mohammad Reza Moghadam, Salem Mousavi, Moin Khanfari, Mojahed Koor Koor, Annan Ghabishavi, Salem Alboshokeh. Ma tutto questo non ferma la rivoluzione in Iran.
Il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury ha commentato con queste parole l’esecuzione dei tre manifestanti iraniani Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi: “Questa mattina all’alba sono stati impiccati, nella città iraniana di Isfahan, i tre manifestanti che erano stati arrestati nel novembre del 2022, sottoposti a torture e a confessioni estorte con la tortura. Un processo farsa. Con la loro esecuzione arrivano a sette i manifestanti già impiccati dall’inizio delle proteste, in un contesto in cui l’Iran ha registrato già 260 impiccagioni solo quest’anno, che si aggiungono alle 576 dello scorso anno. Appena 24 ore fa, le autorità iraniane avevano accusato le organizzazioni per i diritti umani di aver diffuso la notizia falsa dell’imminente esecuzione. Altro che falsa, purtroppo. La comunità internazionale agisca per mettere fine a questa strage di stato”.

Il 6 maggio, scorso, ricorda il Comitato Donna Vita Libertà di Roma, il cittadino svedese-iraniano Habib Chaab è stato impiccato. Chaab fu rapito dagli agenti dell’intelligence iraniana durante la sua visita nel 2020 in Turchia. Habib Chaab era stato accusato di terrorismo e condannato a morte dopo essere stato torturato e costretto a confessare i suoi presunti crimini. L’8 maggio 2023,  la Repubblica Islamica ha impiccato Youssef Mehrad e Sadrollah Fazelizare accusati di blasfemia. Il regime nei giorni scorsi ha inoltre confermato le sentenze a morte di altri prigionieri politici che sono a rischio imminente di esecuzione.

“Vorremmo ricordare – scrive il Comitato in una nota – alle istituzioni, associazioni, collettivi, partiti, movimenti e individui italiani gli impegni presi durante le proteste di Donna, Vita, Libertà, a seguito dell’uccisione di Jina (Mahsa) Amini da parte della polizia morale del regime misogino e islamofascista iraniano. In particolare, vorremmo ricordare le parole della presidente del consiglio Meloni nei mesi scorsi, che ha definito le esecuzioni dei manifestanti iraniani “inaccettabili” per il governo italiano. Inoltre ricordiamo che diversi parlamentari italiani hanno preso posizione contro le esecuzioni e le condanne a morte emesse dal regime contro i rivoluzionari di Donna Vita Libertà. I parlamentari hanno offerto il proprio patrocinio politico, affermando l’intenzione di agire per fermare le esecuzioni in Iran. Pensiamo che gli impegni presi non possano essere dimenticati e che, ora più che mai, debbano essere trasformati da parole in azioni immediate e urgenti. Occorre attivarsi con la massima urgenza e in ogni modo per fermare le condanne a morte e salvare la vita dei prigionieri politici.

Il comitato ha convocato una manifestazione di protesta davanti all’ambasciata della Repubblica Islamica, il il 24 maggio ore 17 a Roma in via Nomentana 361.



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