Trump trionfa anche in New Hampshire: a un passo dalla sfida con Biden

Come prevedibile, Trump ha vinto le primarie in New Hampshire, ottenendo il 54% dei voti contro il 43,2% di Haley. Le primarie repubblicane sono quindi praticamente chiuse. Haley ha però rispettato le sue migliori previsioni, e ha annunciato di voler proseguire la sua campagna. I prossimi appuntamenti sono Nevada e South Carolina, decisivi, più che per decretare il candidato repubblicano, per avere un assaggio di quelle che saranno le divisioni dell’elettorato moderato su cui Biden dovrà puntare per vincere.

Martino Mazzonis

Trump ha vinto le primarie in New Hampshire, ottenendo il 54% dei voti contro il 43,2% di Haley. Le primarie repubblicane sono quindi praticamente chiuse. Haley ha però rispettato le sue migliori previsioni, e ha annunciato di voler proseguire la sua campagna. I prossimi appuntamenti sono Nevada e South Carolina. La South Carolina è lo Stato di cui Haley è stata governatrice, ma qui Trump ha lo stesso un vantaggio enorme oltre al sostegno della grande maggioranza degli eletti (compreso il senatore afroamericano Scott, nominato da Haley dopo che il senatore eletto si era dimesso). Il risultato della ex governatrice ha una doppia lettura, quella negativa è che nemmeno in uno Stato moderato e poco propenso al tifo, con il governatore che la sosteneva, Trump sia comunque riuscito a vincere. La lettura positiva è che indipendenti e donne l’hanno votata in maggioranza e sono un indicatore per le elezioni generali, un possibile talking point spendiate per presentarsi come la più valida avversaria di Biden. Un argomento razionale che non sembra far presa sulla base del partito repubblicano, saldamente nelle mani di Trump. Dopo aver demolito De Santis, che doveva rappresentare l’alternativa trumpiana ma presentabile, Trump si prepara a demolire Haley. Nel suo discorso di ringraziamento agli elettori del New Hampshire l’ha attaccata duramente – “in Iowa ha fatto un discorso come se avesse vinto, è arrivata terza”, “Tim Scott sostiene me nonostante l’abbia nominato senatore lei, la devi davvero detestare”- e peggio farà da domani in poi. I comitati politico elettorali indipendenti che lo sostengono hanno speso 47 milioni in pubblicità negativa per De Santis, cosa che ha contribuito alla sua uscita di scena, e 22 contro Haley. Ora il fuoco sarà tutto contro di lei.
La vecchia guardia moderata e tradizionalmente conservatrice alla Romney o Bush è in rotta, mentre nel 2008 e 2012, pur con una rivolta populista della base, era riuscita a portare a casa le primarie sostenendo i moderati McCain e Romney (che però hanno perso, mentre Trump ha vinto). Sarà interessante guardare alle casse di Trump e Haley nei prossimi mesi: molti mega donatori repubblicani avevano fatto il tifo per lei, continueranno a sostenerla o decideranno che Trump è il male minore? Ci sarà chi lavorerà contro Trump perché rappresenta un pericolo per la democrazia, o “meno tasse, niente regole” prevarrà sul rispetto per il processo democratico? A oggi una serie di gruppi e associazioni industriali che dopo il 6 gennaio avevano smesso di finanziare candidati che negano la vittoria di Biden hanno ripreso a finanziarli (AT&T, Boeing, Comcast, Home Depot, Lockheed Martin, Marathon Petroleum, Pfizer, Raytheon, SpaceX, Union Pacific, UPS, Verizon, Walmart, l’associazione delle banche e quella degli immobiliari). Nell’elenco si leggono una serie di interessi forti che detestano il green, le regole, i sindacati, i prezzi calmierati dei farmaci o le misure che impediscono alle banche di far pagare voci improbabili ai clienti – due piccole cose volute da Biden di quelle che potenzialmente migliorano la vita delle persone.
Chi ha votato chi e perché è forse il dato interessante in vista del voto di novembre. Trump stravince tra i conservatori, tra i più giovani, tra i maschi, tra chi guadagna meno (che però rappresenta solo il 16% di chi ha votato) e ha studiato poco. Attenzione: il risultato non suggerisce che Trump è il candidato dei poveri, ma significa che la base repubblicana più popolare vota Trump. Infatti, nel voto generale normalmente i democratici prendono il voto delle fasce di reddito più bassi.
Haley invece va meglio tra le donne (48%), tra gli over 60, tra chi guadagna e ha studiato di più. Trump stravince tra i conservatori, Haley tra indipendenti e moderati, una minoranza, ma molto cospicua: il 43% del totale degli elettori tra cui la governatrice prende il 60%. Haley vince anche tra coloro che hanno deciso chi votare nell’ultimo mese, ossia seguendo la campagna e non per partito preso. Come in Iowa, insomma, c’è una parte dell’elettorato moderato e non repubblicano (e non democratico) che non è affatto entusiasta di Trump.
Ma quali sono le priorità degli elettori? I due temi più importanti sono l’economia (37%) e l’immigrazione (31%), seguiti da politica estera (14%) e aborto (12%). Tra coloro che hanno a cuore i primi due temi vince Trump, che trionfa in materia di immigrazione (78% di coloro per cui è il tema più importante), chi pensa ai secondi ha votato più Haley. Importante: una grande maggioranza (67%) di tutti gli elettori è contro un divieto federale all’aborto e tra il 12% per cui questo è un tema prioritario, stravince Haley. Siamo in New Hampshire, e gli evangelici, per i quali il tema è cruciale, sono pochi. Questo è comunque un tema su cui i democratici batteranno molto in vista di novembre.
Il rinnovato interesse per la politica estera è invece una grande incognita: significa dissenso nei confronti del sostegno all’Ucraina? Preoccupazione per lo stato del mondo e quindi il ruolo degli Stati Uniti? Dissenso su Gaza? Difficile dirlo, ma certo, per la prima volta dopo il 2004 (guerra in Iraq), probabilmente si parlerà di Medio Oriente ed Europa anche in campagna elettorale.
I processi di Trump sono un’altra incognita cruciale. Il 42% degli elettori ritiene che, se condannato, l’ex presidente non dovrebbe tornare alla Casa Bianca. Parallelamente il 49% ritiene che Biden non abbia vinto nel 2020. Metà degli elettori repubblicani, insomma, crede a qualsiasi cosa dicano Trump e la sua campagna. Torna il tema di una base del partito trasformata in una specie di culto del capo e di una fascia di elettorato moderato per nulla convinta dal capo. È su questa linea sottile che passerà il confine tra una vittoria o una sconfitta di Biden.
CREDITI FOTO: ANSA / MICHAEL REYNOLDS



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