Ucraina, la cattiva logica di Domenico Quirico

Secondo il giornalista era facilissimo evitare la guerra: bastava che Zelensky non facesse le bizze e gli ucraini si arrendessero il primo giorno.

Pancho Pardi

Il grande giornalista di guerra Domenico Quirico, la cui prosa può affascinare chiunque, nell’articolo uscito sabato 25 su La Stampa mostra anche ai suoi elettori affezionati come lo stile possa qualche volta veicolare cattiva logica. Il bersaglio diretto è Zelensky ma insieme a lui finisce sulla graticola un concetto su cui molti italiani sono d’accordo: solo gli ucraini possono decidere quale pace accettare. Che cosa ha fatto Zelensky? Anche se l’espressione appare indegna della sua prosa, Quirico scrive che ha trasformato “una guerricciola locale per un’ammuffita provincia dell’Ucraina” in uno scontro mondiale. Ha manipolato le passioni dei cittadini europei per coinvolgerli in un conflitto da cui i loro interessi li avrebbero tenuti più che lontani: buoni rapporti con la Russia, energia poco costosa a volontà. L’Europa avrebbe dovuto “gettare acqua sulla sanguinaria provocazione di Putin” ma Zelensky l’ha impedito e imposto il coinvolgimento europeo più diretto: “più aumenta il livello del nostro aiuto più crescono le sue ambizioni, più la guerra si prolunga più si allargano i contorni di una vittoria per lui accettabile”.

Quirico è un grande esperto di guerre ma nel suo ragionamento il processo di pace dipende, chissà perché, solo da Zelensky. Che chi ha scatenato la guerra possa aver interesse a continuarla a suo piacimento non viene considerato. Allora sta al lettore trarre le conclusioni. Per Quirico era facilissimo evitare la guerra: bastava che Zelensky non facesse le bizze e gli ucraini si arrendessero il primo giorno. Niente guerricciola, “eccellenti rapporti con Putin”, oleodotti a pieno regime. Poteva andare così, ma a patto che l’Ucraina accettasse di mettere per qualche decennio il collo sotto il piede dell’impero asiatico. I due missili che a Kremenchuk hanno incenerito un centro commerciale, lontano dal fronte e privo di qualsiasi significato strategico, uccidendo un numero ancora imprecisato di cittadini ucraini sono un test impietoso sulla fattibilità del negoziato di pace. E la risposta russa che i missili hanno colpito non un centro commerciale affollato ma un deposito di armi disabitato è la plateale dimostrazione che discutere con Putin non è affatto facile se non impossibile. Almeno fino a che Quirico non riuscirà a gettare una secchiata d’acqua sulle ceneri di Kremenchuk. O ci sarà ancora qualcuno che sosterrà che i cittadini di Kremenchuk sono morti perché Zelensky non si vuole arrendere?

(credit foto EPA/LUDOVIC MARIN / POOL MAXPPP OUT)



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