Ultima Generazione: il comune di Milano contro gli attivisti sotto processo

Mentre si inaspriscono le misure repressive a danno di chi protesta dinanzi all’inazione climatica dei governi, Ultima Generazione continua a con le azioni di disobbedienza civile. Continuano anche i processi contro gli attivisti, come quelli del 17 e del 18 gennaio avvenuti a Milano e Bologna. L’unica risposta della politica è la repressione, che accomuna il sindaco di Milano Beppe Sala e la premier Meloni, costretta a spendere miliardi per rispondere alle conseguenze della crisi climatica contro cui gli attivisti ci chiedono di agire.

Mosè Vernetti

Mentre Giorgia Meloni e Ursula Von der Leyen fanno la loro passerella a Forlì per ufficializzare la concessione di 1,2 miliardi di euro dai fondi del Pnrr alla regione Emilia-Romagna a copertura (molto parziale) dei danni causati dall’alluvione della primavera scorsa – prezzo dell’inazione dei governi dinanzi alla crisi eco-climatica in atto – tre attivisti di Ultima Generazione impegnati in prima linea nella denuncia della catastrofe in corso rischiano il carcere.
Il 17 gennaio scorso si è tenuta infatti al tribunale di Milano l’udienza preliminare che vede imputati tre eco-attivisti accusati di “distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”, per aver imbrattato con vernice lavabile l’opera L.O.V.E (il famoso dito medio) dell’artista Maurizio Cattelan.
“Se fosse stato per il pubblico ministero – spiega a MicroMega uno dei tre imputati, Leonardo Lovati – saremmo stati assolti con effetto immediato e il caso sarebbe stato archiviato. Tuttavia il comune di Milano, costituitosi parte civile, ha insistito affinché si procedesse. Il giudice ha derubricato le accuse dal comma 1 al comma 2 dell’art. 518 duodecies del Codice penale. Questo vuol dire che la pena, in caso di condanna, sarebbe più lieve ma rimarrebbe comunque molto pesante”.
Se infatti prima gli attivisti  rischiavano fino a cinque anni di reclusione oltre a una multa dai 2.500 ai 15.000 euro, ora rischiano una condanna fino a tre anni. Pena pesante se si considera, come spiega Lovati, “che la statua non ha riportato alcun danno e la vernice lavabile ha toccato solo la piattaforma che regge l’opera. Peraltro dopo pochi minuti lAzienda Milanese Servizi Ambientali ha ripulito tutto. Costo dell’operazione: 447 euro. Tanto è costata al comune di Milano la nostra azione”.
Sul caso si è espresso lo stesso Cattelan, il quale in una lettera diretta all’avvocato degli attivisti ha dichiarato che l’azione dei tre «non risulta avere rovinato o deturpato l’opera. Il successivo intervento di ripristino l’ha infatti restituita al suo stato e al suo aspetto originario. Aggiungo, relativamente alle mie ‘reazioni in seguito a tale accadimento’, che non mi sono sentito offeso né danneggiato. Sono infatti certo che gli autori – le cui intenzioni e i cui obiettivi sono stati ampiamente resi noti – abbiano agito senza intenti aggressivi nei confronti miei o della mia opera”.
Eppure Beppe Sala, ecologista della prima ora di cui ricordiamo le roboanti dichiarazioni sulla sua adesione ai verdi europei, ha deciso di rispondere con il pugno di ferro. “Non ci aspettavamo una tale aggressività da parte della sua giunta”, racconta Lovati: “L’avvocata del comune è arrivata con tutti i progetti che la giunta promuove per la transizione ecologica, per dimostrare che loro la stanno già affrontando la crisi climatica». Sulla vicenda ci sono state anche frizioni interne al Consiglio comunale, con l’intervento di Tommaso Gorini, Europa verde, che ha definito “doveroso togliere l’etichetta che si continua a ripetere di vandali e eco-vandali”. “Noi stiamo facendo la nostra parte?”, ha chiesto.” Mi sembra assolutamente di no. Il 2023 è stato l’anno più caldo della storia. Stiamo affrontando anche danni al patrimonio culturale: l’anno scorso abbiamo dovuto spendere 275.000 euro per ripristinare i tetti del castello sforzesco che sono stati spazzati via da una tempesta di vento che non si era mai vista a Milano. Quelli però apparentemente sono crimini che non hanno colpevoli. Invece sì, e purtroppo siamo co-responsabili anche noi… dobbiamo raccontarla tutta questa verità”.
L’atteggiamento del sindaco di Milano ricorda quello del collega fiorentino Dario Nardella che si rimboccava le maniche per sciacquare la vernice che gli “eco-vandali”, sempre di Ultima Generazione, avevano versato su Palazzo Pitti. Ma soprattutto preoccupa quella che appare come una certa vicinanza alle posizioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in merito alle misure repressive da attuare per fronteggiare azioni di disobbedienza come quelle poste in essere da Ultima Generazione, inasprite peraltro dall’ultimo pacchetto sicurezza, non ancora entrato in vigore.
“Se approvato, i blocchi stradali, tra le pratiche di resistenza e protesta che noi attivisti di Ultima Generazione mettiamo in atto, non saranno più un illecito amministrativo, ma reati puniti con una pena da sei mesi a due anni”, sottolinea Lovati, alle misure cautelari dal 4 dicembre in seguito proprio a un blocco stradale organizzato da Ultima Generazione: “Questo inasprimento delle pene – denuncia – è totalmente arbitrario e risponde a un preciso disegno politico”.
E visto che piove sempre sul bagnato, il 18 gennaio – mentre a Bologna altri tre altri attivisti di Ultima Generazione venivano condannati a sei mesi con pena sospesa per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio (anche se il giudice ha riconosciuto che le loro azioni erano mosse da un alto valore morale) – la Camera ha approvato in via definitiva il decreto contro le eco-proteste, che inasprisce ulteriormente le sanzioni nei confronti di chi provoca danni a beni culturali o paesaggistici, prevedendo multe fino a 60.000 euro e carcere fino a 5 anni.
Dice bene Sandro Mora, uno dei tre imputati a Milano, il quale, a differenza della narrazione che descrive gli attivisti climatici come ‘ragazzi’, è un adulto e un padre: “Come cittadino, non ho alternative nell’ambito democratico. Le Nazioni Unite dicono che i governi sono inadempienti. Per questo ho agito per proteggere la mia famiglia”.
La prossima udienza è fissata per il 18 marzo.
CREDITI FOTO: ULTIMA GENERAZIONE



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