Un fucile partigiano

In Ucraina oggi le armi non sono contraddizione della pace, sono le mani e i calci della ragazza che si difende dallo stupro, del cittadino che resiste alle botte di strada.

Furio Colombo

Questi giorni di guerra folle e improvvisa scatenata, con l’invasione dell’Ucraina, da un leader russo potente, isolato e adoratore di se stesso, induce fatalmente coloro che hanno vissuto la seconda guerra mondiale, a rivivere certi momenti che avevano creduto di poter dimenticare per sempre. Mi accorgo che, nel cumulo di vicende tragiche e di macerie che sono le scorie non consumate di quei cinque anni di guerra, alcuni sono per sempre. Uno è un bambino aggrappato alla mano della madre, in corso Vittorio Emanuele a Torino, mentre l’altoparlante della propaganda fascista improvvisamente si apre e comincia a trasmettere. Prima un urlo di sottomissione e di gioia di una folla che doveva essere grandissima, a giudicare dal suono  trasmesso da Roma per le strade e le piazze d’Italia. Poi la voce da grande spettacolo di uno che chiamavano “il duce” e subito il bambino e la mamma hanno sentito queste parole: “La dichiarazione di guerra è stata consegnata…” E hanno provato terrore.

Tre anni dopo quel bambino, dopo le tante notti di bombardamenti e le fughe dai rastrellamenti, faceva cerchio, insieme ad altri bambini, al portinaio della casa, che era ancora con la tuta della fabbrica perché era appena tornato del lavoro in Fiat. Quella volta teneva alto un fucile che, ci ha detto, nella notte avrebbe portato ai partigiani. Lo faceva, alternandosi con altri operai, quasi tutte le notti.

Tutti sapevamo (intendo dire anche noi, fidati, giovanissimi ammiratori di chi difendeva l’Italia occupata dai collaborazionisti) che senza le armi i partigiani non avrebbero potuto esistere.

Ora che l’Ucraina è invasa, potrebbero i suoi cittadini, che continuano a restare uniti con il loro giovane presidente, tenere indietro o almeno rallentare la folle e immotivata invasione se non avessero armi? In Ucraina, adesso, le armi non sono simbolo di nulla, non sono contraddizione della pace e non hanno niente a che fare con la rivalsa contro un vicino-rivale. Le armi qui sono le mani e i calci della ragazza che si difende dallo stupro, del cittadino che resiste alle botte di strada. Non sono una strumentazione logica del che fare, ma la necessità e il diritto di non morire e di non abbandonare i bambini alle bombe. Per capire che cosa vuol dire “mandare le armi” bisogna collocare al posto giusto, anche dal punto di visto del suo elementare significato la “pace”, parola, invocazione e atto. Non ha senso manifestare per la pace intorno al corpo di una donna mentre subisce violenza, o di un bambino mentre diventa il target di un soldato assassino che non puoi fermare. Non ha senso, nel corso di una guerra unilaterale (prima della aggressione la guerra non c’era e neppure una provocazione alla guerra) trasformare l’onda di invasione di una grande armata contro un popolo colto nel sonno in un match di boxe dove i due contendenti hanno diritti, doveri e probabilità di vincere alla pari, e dunque ciascuno di essi è libero di decidere se stare o lasciare. Qui c’è una gravissima violenza fatta massicciamente cadere su un solo popolo estraneo ai disegni e agli incubi dell’invasore, popolo che viene smontato pezzo per pezzo, persona per persona, mentre il resto del mondo dovrebbe restare a guardare, se no è guerra.

C’è chi trova ragioni per l’improvvisa e immensa invasione russa. La Nato provoca. Quell’alleanza avversa è troppo vicina e dunque, come nelle fiabe, è colpevole di irritare il drago. E se il drago sputa fuoco la colpa è del vicino sgradito e pericoloso. Ma anche l’assassino della compagna o della moglie ha “le sue buone ragioni,” se gliele lasciassero spiegare. Anche gli stalker assicurano che la smetteranno quando “le loro ragioni saranno scrupolosamente obbedite una per una”. Ma di solito al mondo civile tutte queste argomentazioni non bastano, e “si procede”, come dicono i giudici. Perché la Russia avrebbe il diritto di agire al di fuori dell’ordine mentale, non solo politico, con armi potenti di tutti i tipi e un continuo evocare la paura nucleare per chi disubbidisce, senza che neppure un fucile li contraddica?



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Furio Colombo

L'America? Non esiste più. La Nato? Non esiste più. E non esistono più l'Onu, l'Europa, la Russia. E la pace.

Altri articoli di Mondo

Antony Loewenstein racconta come le tecniche di controllo di massa che Israele sperimenta in Palestina siano un modello in tutto il mondo.

Ecuador: preoccupante manifestazione di rinuncia alla diplomazia in favore di una politica di forza che si risolve in atti di autoritarismo.

Il libro “L’Iran in Fiamme” di Arash Azizi racconta delle instancabili lotte del popolo iraniano dell’ultimo secolo contro i regimi.