In memoria di Bruno Segre

La presidente dell’Associazione Nazionale del libero Pensiero “Giordano Bruno” ricorda l’avvocato e partigiano che ha retto l’associazione per molti anni, scomparso di recente.

Maria Mantello

Bruno Segre lo incontrai per la prima volta sotto la statua di Giordano Bruno in Campo de’ Fiori un pomeriggio del 17 febbraio di circa vent’anni fa. Ero lì con i miei studenti, impegnati in un progetto di approfondimento sul filosofo, che si concluse poi col convegno “Memoria di Giordano Bruno” per il 400° anniversario del suo rogo.
La cerimonia della deposizione delle corone si era da poco conclusa, e con i ragazzi mi avvicinai al monumento del Nolano per spiegarne loro storia e iconografia.
“Encomiabile, questo bel gruppo di giovani qui! Lei è la loro professoressa vero? – ci disse con entusiasmo un signore gentile, aggiungendo – “Sto ripartendo per Torino altrimenti mi sarei trattenuto volentieri con voi”. Quel signore era l’avv. Bruno Segre, presidente dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”.
Bruno Segre ho cominciato a frequentarlo quando di questa associazione entrai a far parte, divenendone nel 2001 anche la presidente della sezione romana. Ci sentivamo soprattutto al telefono per progetti e iniziative.
Ogni volta che parlavo con lui scoprivo un pezzo della sua storia di straordinario impegno intellettuale, politico e sociale. La sua vita mi appariva il romanzo vivente della sua tenacia e caparbietà, sempre dalla parte delle libertà e della giustizia: partigiano, prigioniero nelle carceri fasciste, protagonista di tante battaglie per i diritti civili e per la piena affermazione della laicità.
Bruno Segre ha attraversato la storia e fatto la storia. E io avevo il privilegio di poterlo apprendere dagli squarci di testimonianza che apriva nei suoi discorsi sul presente.
Il suo passato era il presente. E quel passato Bruno Segre continua a farcelo attraversare per riannodare ogni volta il filo rosso della storia: sulla strada della libertà e della democrazia.
Nel “già fatto” e nel “da farsi” per la conquista di sempre maggiori spazi di emancipazione individuale e sociale.
Quel che di Bruno mi ha sempre colpito era l’ironia che accompagnava la comunicazione di cose serissime. L’ironia che ti mette nel mezzo dell’intenzione profonda del messaggio, dando mirabilmente al suo discorso la simultaneità di descrizione e commento. Era un uso sapiente quello della sua raffinata arte dell’ironia, per saper sorridere della vita e sulla vita: per affrontare le responsabilità della vita.
Quando nel 2009, ero da qualche anno già vicepresidente dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, mi propose di candidarmi a presidente nazionale della “Giordano Bruno”, subentrando a lui. Ne fui commossa e lusingata, ma anche profondamente preoccupata per la responsabilità che significava. Mi disse alla cena dopo l’assemblea che si era tenuta a Torino: “Lo so che è faticoso, sarà faticoso! Ma vedrai è facile, basta non prendere le cose e se stessi troppo sul serio!”. E ordinò un buon rosso piemontese per brindare.
Quello con Bruno Segre è stato un solido rapporto di collaborazione e di amicizia sincera nella reciproca stima profonda, costruito sulle affinità elettive che ci legano nella comune radice della filosofia di Giordano Bruno.
Caro Bruno con il tuo rigore e impegno continui a esserci maestro di laicità, di libertà, di giustizia nello spirito dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”. Grazie Maestro!



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