Una legge di iniziativa popolare per dire no all’autonomia differenziata

La Flc-Cgil annuncia di aver raccolto abbastanza firme per un progetto di legge in favore dell'unitarietà della scuola. Che sia l’inizio di una battaglia politica sentita nel Paese?

Michela Fantozzi

“In Italia ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Entrambi di dieci anni, frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città. Ma mentre la bambina toscana […] ha avuto garantite dallo Stato 1226 ore di formazione, il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno”.
Così denunciava il rapporto del Svimez quest’anno, fotografando il disastro causato dai continui tagli alla scuola degli ultimi dieci anni che il meridione ha pagato più del Nord Italia.
Le prospettive per il futuro si fanno più serie se pensiamo al progetto di Riforma costituzionale sull’autonomia differenziata che porterebbe maggiori diseguaglianze nel Paese in tutti gli ambiti, compreso quello scolastico. Per questo nel corso dell’ultimo anno varie realtà del terzo settore e sindacati hanno cercato di mobilitare la società civile contro il progetto eversivo dell’autonomia differenziata.

Ma la Flc Cgil, la Uil Scuola Rua e la Federazione Gilda Unams hanno annunciato di aver raggiunto il numero di firme minimo per un progetto di legge costituzionale contro la regionalizzazione:
“Obiettivo 50mila firme raggiunto: la proposta di legge di iniziativa popolare in difesa dell’unitarietà della scuola italiana ha ora tutte le carte in regola per poter essere presentata in Parlamento. Il risultato di oggi – 64.681 firme – premia lo straordinario impegno che da novembre scorso ha visto coinvolti in prima linea i sindacati Flc Cgil, la Uil Scuola Rua e la Federazione Gilda Unams. Sei mesi intensi di iniziative, tra manifestazioni, assemblee, campagne di comunicazione e appelli alla cittadinanza, per fermare il disegno di legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata la cui attuazione rischierebbe di disgregare il carattere nazionale del sistema di istruzione e di alimentare le disuguaglianze territoriali”.

Questo è un segnale positivo dato da parte della cittadinanza, che rigetta apertamente un’iniziativa legislativa così discriminatoria e contraria ai dettami costituzionali.
L’intenzione è quella di riformare gli articoli della Costituzione precedentemente modificati che sono la base per un’ulteriore “smembramento” del Paese proposto dal progetto dell’autonomia differenziata. La proposta di legge, infatti, intende riformare “l’articolo 116 comma 3 della Costituzione, concernente il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, e dell’art.117, commi 1, 2 e 3, con l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale, e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”.

Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, ha dichiarato: “Con il superamento delle 50mila firme abbiamo raggiunto l’obiettivo più importante: portare in Parlamento la legge di iniziativa popolare. È evidente che il mondo della scuola, che abbiamo incontrato nelle tante iniziative di questi mesi, ha sentito forte la minaccia disgregatrice del progetto di Autonomia differenziata per il sistema nazionale di Istruzione. Questa attenzione non deve calare nei prossimi giorni, c’è possibilità a sottoscrivere il progetto di legge fino al 9 maggio per continuare a dimostrare che la Scuola vuole essere fuori da ogni progetto di regionalizzazione”.
La raccolta firme è ancora aperta e anche se gli esiti dello scontro politico sull’autonomia differenziata sono ancora ignoti, possiamo dire, senza ironia, che abbiamo cominciato bene.

 

 

Foto Pexels | Rodnae Productions



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