Una santa dai seni mozzati per comunicare oltre la protesta

Martyrion è il progetto artistico di Teresa Antignani e Sara Terracciano: un tour nei luoghi della depredazione, nelle cattedrali dei signori del profitto.

Emanuela Marmo

Ho conosciuto Teresa Antignani nel corso del tour che nel 2020-2021 mi ha portato in giro per la Campania con la guida di Stop biocidio. “Ai movimenti e a chi ha compreso la gravità della situazione spetta l’arduo compito di innovare ogni volta le modalità di approccio. Quando si parla di discariche abusive, di mortalità infantile, di malformazioni e tumori esclusivamente legati ai fattori ambientali, quello che uno si aspetta è un terremoto nell’opinione pubblica, una sorta di jacquerie contro i responsabili. Ciò che nella realtà si intravede, invece, è lo sforzo di tenere in vita dei focolai di resistenza”. Con queste parole si apriva l’articolo di MicroMega a cui vi rimando e con cui inauguro anche il discorso che segue.
La questione ambientale è un argomento che va tenuto al caldo, al di là della cronaca. Al contempo, è indispensabile rendere noti fatti che si verificano nella generalizzata indifferenza. Ed è qui che gli attivisti coinvolti dal problema si interrogano sulle strategie per evidenziarlo. Martyrion è il progetto artistico di Teresa Antignani e Sara Terracciano. Torno a parlarvene perché alcune immagini sono state scelte per raccontare scempi ambientali esterni ai luoghi per i quali il progetto nasce: l’iconografia messa in scena dalle artiste, quindi, sembra dare voce alle ferite dei territori avvelenati in modo più appropriato, più carnale ed esteso di quanto possano fare uno slogan o un logo. È come se una diversa nozione di tradizione, non costituita di canti e feste, di prodigi e apparizioni, bensì di dolori e ingiustizie sottaciute, sia percepita come propria da comunità molto diverse tra loro, accomunate però dalla lotta: persone comuni che si scontrano con giganti.
Martyrion è un tour nei luoghi della depredazione, nelle cattedrali dei signori del profitto. Nasce a Presenzano, contro Turbogas, contro la centrale Edison; passa a raccontare tutte le lotte ambientaliste dell’Alto casertano, dell’Agro Caleno; arriva al cuore della Terra dei fuochi, come testimoniato nel docufilm Land of Fire, girato da Whalebone films e Lunia Film. L’incontro con con le realtà minoritarie di resistenza nella Terra dei Fuochi e con Miriam Corongiu, de L’Orto Conviviale, culmina in una esposizione a Como, a Villa Olmo: “Miriam ha scritto il testo di presentazione del trittico dedicato ad Albanova, in cui innalzo lo stendardo, vessillo del femminile, davanti alla centrale Turbogas”.  Le artiste ancora più lucidamente focalizzano la duplice violenza che si intreccia a partire dalle rivendicazioni delle comunità: “quella materialmente esercitata sui corpi di chi vive le conseguenza della contaminazione ambientale, e quella epistemica che espropria le comunità dei loro saperi e le ignora nelle loro rivendicazioni”.
Martyrion viene poi selezionato per Domus Artist Residency di Galatina. Qui Teresa e Sara si offrono di incorporare le lotte raccolte in un dossier sull’emergenza sanitaria nei siti dei cementifici Colacem di Galatina, Gubbio e Sesto Campano. Coordinamento Civico ambiente e salute della provincia di Lecce, Comitato per la tutela ambientale della Conca Eugubina, Comitato NO CSS nelle cementerie di Gubbio e Mamme per la salute e ambiente di Venafro hanno presentato il documento alla Commissione Ambiente della Camera: la Piana di Venafro è stata dichiarata dall’Istituto Superiore di Sanità Area critica. Sono cinque i decreti legge, emanati tra il 2003 e il 2022, che hanno favorito il progressivo allentamento delle procedure di autorizzazione e controllo dell’incenerimento di rifiuti nei cementifici.
Le Mamme per la Salute e per l’ambiente scelgono l’immagine di Martyrion in cui l’artista incarna sant’Agata davanti a un impianto Colacem, multinazionale del cemento. L’icona correla martirio e biocidio, mutilazione corporea e violenza territoriale: secondo la tradizione religiosa, a Sant’Agata furono strappati i seni; la Piana di Venafro ha una mortalità per cancro al seno del +46% rispetto alla media nazionale. A ciò bisogna aggiungere due informazioni aggravanti: il reparto di senologia di Isernia è stato chiuso e inoltre sono presenti tracce di diossina nel latte materno.
Parte di queste esperienze convergeranno in una mostra a Lecce, a cura di Francesco Buonerba e Serena Grassi, il prossimo 8 gennaio, presso la Chiesetta della Madonna degli Studenti. L’esibizione, intitolata Eresie, ospiterà una pala d’altare realizzata con due delle immagini di Martyrion. L’arrivo in terra salentina apre nuovamente la ricerca di Teresa e Sara alla raccolta di documenti, vertenze e dati che gli attivisti del luogo negli anni hanno raccolto. Il progetto, infatti, si immerge nelle dimensioni locali e comunitarie con cui di volta in volta entra in contatto. Il tour si sposterà a Brindisi, poi a Taranto, nello sforzo di raccordare realtà di resistenza.
Il viaggio che Martyrion compie si traduce anche in un osservatorio sociologico delle lotte ambientaliste. Non tutte le comunità hanno la medesima preparazione all’organizzazione, al dibattito, alla coesione: “Prima che questo progetto si sviluppasse, eravamo semplicemente coinvolte dall’organizzazione delle proteste e i nostri sforzi comunicativi erano circoscritti. La documentazione fotografica che Sara realizzava durante le operazioni a un certo punto ci suggerisce che può diventare un’azione di denuncia. Ci rendevamo conto che con la mera protesta non andavamo lontano. Era necessario sperimentare un altro linguaggio. Martyrion nasce per il bisogno di comunicare con persone diverse e fuori dal circuito già sensibilizzato, che purtroppo rischia di essere autoreferenziale. Martyrion vuole essere un mezzo per dire quello che sta succedendo, fornendo a tutti, in modo facile, simboli per leggere una storia che ci riguarda, ma che molti non conoscono, o per raccontare vicende che tanti subiscono, sebbene non sappiano collocarsi nel discorso consueto della protesta”.
In attesa della tappa di Lecce, Martyrion resta in ascolto di tutte le testimonianze e le storie dei territori resistenti del nostro paese. La ricerca di riferimenti pittorici che guidino le composizioni, lo studio dei colori e dei materiali mirano alla costruzione di un immaginario collettivo a servizio degli obiettivi politici delle comunità. Il progetto si sta ora focalizzando sulle modalità di fruizione. È necessario che i modi attraverso cui i territori conoscono Martyrion combacino non solo con le esigenze della protesta, ma anche con la realtà fisica dei luoghi della lotta. È un’arte che vuole essere vista nei siti urbani, industriali, che vuole articolarsi in vie crucis, passare di mano in mano a mezzo di stampe a basso costo: è una “mostra” che vuole esporsi con la presenza e con la condivisione pubblica.

Crediti foto: Sara Terracciano ©



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