Usa: prime “crepe” nel muro al confine con il Messico

Rescissi due contratti relativi alla costruzione della barriera di confine in Texas. È la prima mossa concreta dell’amministrazione Biden per smantellare il progetto di Donald Trump.

Ingrid Colanicchia

L’aveva annunciato il 20 gennaio scorso, nel suo primo giorno da presidente: non un dollaro in più dei contribuenti alla costruzione del muro al confine meridionale del Paese, perché “non è una soluzione politica seria”. Alle parole pronunciate da Joe Biden in quella occasione seguono ora i fatti: il 23 luglio scorso il Dipartimento della sicurezza interna ha annunciato che il Customs and Border Protection sta rescindendo due contratti relativi alle barriere di confine nel Laredo Sector, lungo 31 miglia del Rio Grande, nel Texas meridionale. Si tratta dei primi contratti in via di rescissione da quando, in giugno, il Dipartimento ha pubblicato il Piano per l’uso dei fondi per le barriere di confine, che stabilisce i princìpi guida in materia, in attuazione di quanto annunciato dal presidente in gennaio.

La precedente amministrazione prevedeva di spendere oltre 15 miliardi di dollari per la costruzione di un muro lungo il confine sud-occidentale degli Stati Uniti nel tentativo di ostacolare l’ingresso di migranti privi di documenti e ha dirottato a questo scopo oltre 10 miliardi da progetti militari e altre fonti. In totale, Trump ha costruito 52 miglia di muro dove in precedenza non esisteva alcuna barriera: alcuni segmenti sono costati ai contribuenti fino a 46 milioni di dollari per miglio.

Biden ha sospeso la costruzione del muro e ha annunciato una revisione di tutti i fondi stanziati per la costruzione, definendo il progetto “uno spreco di denaro che distoglie l’attenzione dalle autentiche minacce alla sicurezza”. Il piano è di cancellare i progetti di costruzione finanziati con risorse sottratte alla Difesa e ad altri settori e reindirizzare i fondi rimanenti ai loro scopi originali; fermare l’ampliamento del muro (nella misura consentita dalla legge); affrontare le questioni di sicurezza e ambientali sorte sotto la precedente amministrazione a causa della costruzione delle barriere di confine.

Il Dipartimento della sicurezza interna ha infatti annunciato che il denaro già stanziato (e che per legge deve essere speso in progetti che riguardano il confine) sarà destinato proprio a far fronte ai danni ambientali generati dal progetto di costruzione del muro: in primo luogo l’erosione del suolo a San Diego e problemi strutturali nel sistema di argini della valle del Rio Grande, al fine di prevenire inondazioni nelle regioni pianeggianti della contea di Hidalgo, in Texas.

Certo, se poi guardiamo a cosa sono destinati i primi 2 miliardi reindirizzati al Dipartimento della Difesa c’è poco da stare allegri: tra le altre cose, 10 milioni di dollari andranno all’espansione del campo missilistico a Fort Greely in Alaska; più di 25 milioni di dollari per il secondo Radio Battalion Complex in North Carolina; più di 9 milioni di dollari per un poligono di tiro in Indiana, “necessario per migliorare la prontezza dell’unità della Guardia aerea”…

 

Credit immagine: ANSA



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