Vaccini e farmaci, appello all’Europa per fermare gli extra-profitti

La salute come bene comune, l'innovazione biomedica come bene pubblico. Si può fare: la proposta è sul tavolo Parlamento europeo. "Ora va sostenuta". L'appello - promosso da Massimo Florio e Fabrizio Barca - firmato da illustri membri della comunità scientifica italiana.

Daniele Nalbone

Vaccini, così l’innovazione biomedica può diventare un “bene pubblico”. Questo il titolo dell’intervista, pubblicata su MicroMega lo scorso 5 gennaio, a Massimo Florio, professore di Economia pubblica dell’Università degli Studi di Milano. Florio è l’autore di uno studio, presentato al Parlamento europeo alla fine dello scorso anno, in cui si evidenziano le criticità nella gestione della pandemia e si dimostra la necessità di creare un’infrastruttura europea che chiuda l’epoca delle esclusive brevettuali e faccia ricerca “senza regalare i risultati raggiunti alle imprese private, come avvenuto con i vaccini contro il Covid-19”.

Leggi l’intervista al prof. Massimo Florio

Ebbene, da questo studio è nata una proposta che oggi ha fatto un ulteriore passo in avanti: scienziati, economisti e rappresentanti di organizzazioni della salute hanno infatti lanciato un appello a sostegno della proposta di un’infrastruttura pubblica europea che sviluppi vaccini e farmaci come bene comune che verrà discussa il 28 settembre presso il Parlamento Europeo.

Nata all’interno del Forum Disuguaglianze e Diversità, l’idea è stata sviluppata – come detto – da Massimo Florio con un gruppo di ricerca internazionale su richiesta dello Science and Technology panel del Parlamento Europeo. E ora è arrivato il momento del confronto con le istituzioni.

Vaccini e pandemia, lo scenario di oggi

Mentre i cittadini europei sono ancora nella morsa del Covid-19 e delle sue varianti, mentre anche in Italia sono iniziati i piani per la quarta dose, al di là dell’Atlantico l’amministrazione Biden, secondo la notizia riportata da Reuters e Wall Street Journal, ha sottoscritto un contratto con Pfizer da $3,2 miliardi per 105 milioni di dosi a 30 dollari l’una. Studi indipendenti (Imperial College, Londra; Light e Lexchin, Journal of the Royal Society of Medicine) stimano il costo di una dose di vaccino a mRNA fra 1,20 e 3 dollari: si genera quindi un margine di profitto lordo del 900 per cento per la casa farmaceutica. In Europa si apre invece un’opportunità senza precedenti di andare in una direzione diversa, mettendo al primo posto il diritto alla salute.

Il prossimo 28 settembre, presso il Parlamento Europeo, si discuterà l’idea di costituire un’infrastruttura pubblica comune di ricerca biomedica, per lo sviluppo autonomo di nuovi farmaci, vaccini, diagnostica e tecnologie medicali, orientata dai bisogni della salute, sostenuta dai governi della UE, aperta a paesi terzi, in dialogo con la società civile, in grado di valorizzare le eccellenti capacità esistenti in Europa nelle Università, negli istituti no-profit, nelle imprese innovative, sulla base di contratti trasparenti e senza esclusive brevettuali.

La campagna per un’infrastruttura pubblica comune di ricerca biomedica

A sostegno della proposta è stata stilata una lettera aperta alle istituzioni europee e ai governi, che vede tra i promotori oltre a Massimo Florio e a Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità anche Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”; Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico del medesimo istituto e professore “per chiara fama” dell’Università di Milano; Vittorio Agnoletto, medico, coordinatore campagna NO profit on pandemic; Nicoletta Dentico, giornalista cofondatrice dell’Osservatorio italiano sulla salute globale; Roberto Romizi, presidente associazione medici per l’ambiente ISDE Italia; Giuseppe Masera, già direttore di emato-oncologia pediatrica dell’Università Milano Bicocca. E tra i primi firmatari tanti altri studiosi e studiose, rappresentanti di associazioni scientifiche e della cittadinanza attiva, nonché le ex ministre della salute Rosy Bindi e Giulia Grillo.

“Con un bilancio annuo simile a quello della Agenzia Spaziale Europea (circa 7 miliardi di euro nel 2022), ispirandosi anche all’esperienza del CERN, dell’European Molecular Biology Laboratory (EMBL) e altre eccellenze scientifiche, il nuovo soggetto potrebbe nell’arco di venti anni divenire il primo centro del mondo per la ricerca biomedica intramurale, con un ampio portafoglio di progetti innovativi nei campi meno coperti dall’industria” si legge nell’appello. “Chiediamo alle istituzioni europee ed ai governi di prendere in considerazione questa proposta, di farla propria e di svilupparla con senso di urgenza”.

In un momento in cui la salute di milioni di cittadini europei è ancora sotto attacco del virus, spiegano i promotori dell’iniziativa, sarebbe imperdonabile non cogliere l’occasione per cambiare radicalmente il rapporto tra salute come bene comune e profitto oligopolistico di un ristretto gruppo di multinazionali farmaceutiche. La scienza e i sistemi sanitari europei possono diventare autonomi iniziando ora un progetto comune.

 



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