Covid e vaccini: le colpe dei governi e la tirannia di Big Pharma

Il deficit di solidarietà internazionale e l’apartheid sanitario nella distribuzione dei vaccini tra nord e sud del pianeta rischiano di rendere impossibile la sconfitta della pandemia.

Nicoletta Dentico

Alla fine del secondo anno di pandemia, il coronavirus SARS-CoV-2 mantiene inalterata la propria folgorante capacità di generare nuovi stati di eccezione. Abbiamo visto, alla fine di novembre, come l’insorgere della variante Omicron identificata in Sudafrica abbia determinato come primo risultato la repentina decisione di sospendere la 12ma Conferenza interministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), un appuntamento negoziale molto atteso, anzi decisivo per il futuro stesso dell’istituzione con sede a Ginevra: rimandato a data da destinare. L’anno 2021 era stato inaugurato nel corale entusiasmo per il trionfo della scienza che era riuscita a sviluppare una prima tornata di vaccini anti COVID-19 in meno di un anno, e con la soddisfatta attesa per l’avvio delle produzioni vaccinali su scala mai vista prima. Un’euforia quasi inebriante: la corsa ai vaccini aveva ispirato il presidente Biden alla celebrazione, il 4 luglio 2021, della indipendenza statunitense dal virus, in piena linea di continuità con l’obiettivo America first di Donald Trump. Ci aveva pensato poi la variante Delta a costringere la leadership americana a un bagno di realtà. In Europa, la gara alle vaccinazioni ha tenuto banco per mesi come criterio per misurare la credibilità delle nazioni, mentre le società sentivano ormai di averla scampata, e di poter ricominciare la vita di prima. Ma ecco la variante Omicron che in tre settimane ha raggiunto tutti i continenti e ora sta semplicemente “divampando, in giro per il mondo”, come ha dichiarato in queste ore il guru americano delle malattie infettive, Anthony Fauci.

Così il 2021 ha chiuso i battenti con una nuova maieutica del virus che costringe l’Europa ad un ritorno dei lockdown (in Olanda), ad una considerevole recrudescenza dei contagi e delle ospedalizzazioni in terapia intensiva (in Germania e Gran Bretagna), ad una rinnovata escalation nel numero dei decessi.
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