Vaccini Covid-19, i dieci motivi per cui l’Ue dovrebbe bloccare i monopoli

Un decalogo – spiegato da Vittorio Agnoletto – a sostegno della raccolta firme dei cittadini europei “No profit on pandemic”. Un esempio? Per ogni vaccino somministrato in un Paese a basso reddito, 117 vengono dati in Paesi ad alto reddito.

Redazione

“Attivatevi. Arrabbiatevi”. Con questo slogan Vittorio Agnoletto, docente di Globalizzazione e Politiche della Salute all’Università degli Studi di Milano, responsabile scientifico dell’Osservatorio Coronavirus e membro del comitato promotore europeo, coordinatore del comitato italiano, per la Petizione Europea Diritto alla Cura – Nessun profitto sulla pandemia, analizza i dieci motivi per cui l’Ue dovrebbe bloccare i monopoli e rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente a tutti e tutte [la petizione si può firmare qui].

1. C’è ancora molta capacità produttiva inutilizzata

Non condividere un brevetto comporta che gli impianti di produzione che possono produrre vaccini Covid-19 non sono autorizzati a farlo.
Produrre vaccini mRNA in una fabbrica esistente in un solo Paese africano potrebbe creare una capacità di produzione annuale fino a cento milioni di dosi di vaccino entro dieci mesi.
I vaccini mRNA sono più economici, più veloci e più semplici da produrre rispetto ai vaccini tradizionali. Le strutture esistenti possono essere (e sono state) facilmente riconvertite per produrre vaccini mRNA.
I Paesi che attualmente dipendono dalle importazioni e dalle donazioni di vaccini hanno un accesso limitato e ritardato. Permettere la produzione di vaccini in questi paesi moltiplicherà il loro accesso ai vaccini.

2. I brevetti aumentano i prezzi dei vaccini

Vaccinare il mondo contro il Covid-19 potrebbe essere almeno cinque volte più economico.
Le stime dei costi mostrano che i vaccini mRNA possono essere prodotti a 1,18 dollari/dose. I governi hanno pagato da 4 a 24 volte questo prezzo. Pfizer, BioNtec e Moderna stanno facendo mille dollari al secondo vendendo i vaccini Covid-19.
Le compagnie farmaceutiche stanno sfruttando il mercato per trarre profitto dai loro monopoli sui vaccini Covid-19. I Paesi a basso reddito che non possono pagare i loro prezzi elevati vengono penalizzati.
La legge sulla proprietà intellettuale causa una spesa pubblica inutilmente alta e limita l’accesso ai vaccini per i più poveri. Se i vaccini fossero venduti al costo di produzione, i 9.3 miliardi di dollari spesi dalla struttura Covax sarebbero stati sufficienti per vaccinare completamente i Paesi a basso e medio reddito.

3. Abbiamo bisogno di controllo pubblico, non di proprietà privata

I brevetti permettono a Big Pharma pieno controllo sui vaccini. Non dovrebbero decidere chi si può proteggere e quanto costa.

4. La beneficienza non basta

Le nazioni ricche non hanno rispettato i loro impegni sulle donazioni dei vaccini, e anche quando lo fanno, non è ancora abbastanza per vaccinare il mondo intero.
Le nazioni ricche hanno promesso un miliardo di vaccini Covid-19 per vaccinare il mondo, circa il 9% del necessario.
Il programma Covax mirava a rendere accessibili due miliardi di dosi entro la fine del 2021, ma finora ha distribuito solo 435 milioni di dosi.
I Paesi che dipendono dalle importazioni e dalle donazioni di vaccini stanno affrontando un accesso limitato e ritardato.
Permettere la produzione in questi Paesi, ponendo fine ai monopoli Covid-19, moltiplicherà il loro accesso ai vaccini.

5. Accesso diseguale tra ricchi e poveri

“Un vaccino per il coronavirus non dovrebbe essere un lusso per pochi eletti, ma un bene comune universale”. Queste parole sono state pronunciate da Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Tuttavia, l’Ue non ha fatto abbastanza per realizzare questo obiettivo.
I quattrocento milioni di vaccini promessi dall’Ue sono tristemente insufficienti. Abbiamo bisogno di oltre undici miliardi di dosi per vaccinare il mondo. Invece di promuovere la solidarietà globale, l’approccio dell’Ue ai vaccini ha portato solo a promesse non mantenute, con aziende private che controllano chi viene vaccinato per primo e a quale costo.
Per ogni vaccino somministrato in un Paese a basso reddito, 117 vengono dati in Paesi ad alto reddito.
L’accesso equo, cioè la disponibilità tempestiva e l’accessibilità economica dei prodotti medici, in particolare i vaccini, le terapie e la diagnostica, sono essenziali. Ciò richiede che la produzione sia diversificata e che i produttori dei Paesi in via di sviluppo siano impegnati nella fornitura di questi prodotti. Affinché questo accada, devono essere abbattute le barriere della proprietà intellettuale.

6. L’Europa deve mantenere le promesse

L’Europa non ha mantenuto le promesse di equità e solidarietà con il Sud del mondo. E così rischia di vanificare la sua campagna vaccinale a causa delle varianti del virus che si svilupperanno nei paesi “scoperti” dalla vaccinazione.
Solo il 3% della popolazione dei Paesi poveri ha ricevuto una prima dose del vaccino. L’Europa smetta di bloccare la moratoria sui brevetti dei vaccini.

7. Porre fine alla pandemia ovunque per evitare nuove varianti

Meno persone nel mondo sono vaccinate, più è probabile che nuove varianti possano svilupparsi. Nella corsa contro le varianti non possiamo vincere se i vaccini non sono disponibili per tutti, ovunque. I vaccini contro il Covid sono fuori dalla portata della maggior parte del mondo – attualmente il 97% delle persone nei Paesi a basso reddito ha ancora difficoltà ad accedervi.
Più a lungo il coronavirus si diffonde, più nuove varianti preoccupanti emergeranno, prolungando la pandemia per tutti. Eppure, in questo scenario, le aziende che detengono i brevetti stanno già pensando di aumentare i prezzi, approfondendo ulteriormente le disuguaglianze.

8. Se non ora, quando?

Il modo con cui rispondiamo a questa pandemia determinerà il modo con cui sapremo prevenire e sopravvivremo alla prossima. Come scrive la rivista scientifica Nature: “…i brevetti non sono mai stati progettati per essere utilizzati durante le emergenze globali. Una pandemia non è una competizione tra aziende, ma una gara tra l’umanità e un virus. Invece di competere, i Paesi e le aziende devono fare tutto il possibile per cooperare per porre fine alla pandemia”.
Abbiamo bisogno di un cambiamento drastico nella proprietà che controlla la ricerca, lo sviluppo e la distribuzione dei vaccini e dei farmaci necessari. Non possiamo permettere alle compagnie farmaceutiche private un potere decisionale assoluto.
Quest’anno, abbiamo imparato quanto costa trattare come merci le tecnologie che sono cruciali per il benessere umano. Dobbiamo rispondere con saggezza ora, in modo che nelle future pandemie le persone contino più dei profitti aziendali.

9. Sono i nostri soldi! I vaccini sono stati finanziati pubblicamente

I vaccini sono stati finanziati in gran parte con denaro pubblico. Soprattutto all’inizio della pandemia, sono stati i soldi dei contribuenti a sostenere la ricerca sul vaccino. Quando iniziarono le ricerche sul vaccino, il 97% di Oxford/Astrazeneca fu finanziato pubblicamente.
I vaccini Johnson & Johnson e Moderna sono stati finanziati quasi interamente dal pubblico, mentre il denaro pubblico ha costituito i due terzi del finanziamento di Pfizer/BioNTech. Recentemente, il capitale privato ha investito nella produzione di vaccini, attirato dai massicci profitti. Ma è stato il nostro denaro pubblico a sostenere il rischio delle prime ricerche che hanno reso possibile i vaccini.

10. La salute è un diritto umano

Tutti abbiamo il diritto alla salute. Questo diritto non può essere condizionato da dove si vive o da quanto si è ricchi. In una pandemia, la ricerca e le tecnologie dovrebbero essere condivise rapidamente in tutto il mondo. Un’azienda privata non dovrebbe avere il potere di decidere chi ha accesso a trattamenti o vaccini e a quale prezzo. I brevetti forniscono a una singola azienda il controllo monopolistico su prodotti farmaceutici essenziali. Questo limita la loro disponibilità e aumenta il loro costo per coloro che ne hanno bisogno. Il British Medical Journal definisce il rifiuto di condividere questa tecnologia con più aziende e paesi “un crimine contro l’umanità”.

 

(credit foto EPA/FEHIM DEMIR)



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