Pandemia, preoccupa la variante Delta. Gimbe: “Gestione troppo attendista. E mancano vaccini”

L'ultimo rapporto della fondazione diretta da Nino Cartabellotta mostra un calo nella campagna di vaccinazione. "Forniture al di sotto delle previsioni". E gli over 60 senza prima dose sono ancora 2,5 milioni.

Redazione

Da un lato la variante Delta. Dall’altro le forniture di vaccini in ritardo. In mezzo, 2,5 milioni di over sessanta senza nemmeno la prima dose. Lo scenario mostrato nell’ultimo rapporto della fondazione Gimbe mostra dati preoccupanti. “Da 14 settimane consecutive” dichiara il presidente Nino Cartabellotta, “si registra una discesa dei nuovi casi settimanali”. Ma se la costante riduzione del rapporto positivi/casi testati conferma una ridotta circolazione del virus, “la progressiva diminuzione dell’attività di testing sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia”.

Dalla settimana 5-11 maggio il numero di persone testate si è progressivamente ridotto del 52,7 percento, passando da 662.549 a 313.122.

Nel periodo 12 maggio-22 giugno la media nazionale si attesta a quota 101 persone testate/die per 100.000 abitanti con rilevanti e ingiustificate differenze regionali.

Variante delta (o variante indiana)

Secondo il report ECDC pubblicato il 23 giugno questa variante è del 40-60 percento più contagiosa di quella alfa (inglese) e determinerà il 70 percento delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto ed il 90 percento entro la fine. In Italia sulla base dei campioni prelevati dal 9 al 23 giugno, su 218 sequenze depositate 71 (32,6%) sono da variante delta, un numero di incerta rappresentatività nazionale visto che non tutte le Regioni condividono i sequenziamenti in questo database.

“In assenza di dati affidabili sulla presenza della variante delta in Italia – analizza Cartabellotta – tre sono le ragionevoli certezze: innanzitutto il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e notevolmente eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato adeguatamente ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano; infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito nonostante sia più avanti sul fronte delle coperture vaccinali”.

In Italia infatti poco più di 1 persona su 4 ha una copertura adeguata, avendo completato il ciclo vaccinale (27,6 percento rispetto al 46 percento del Regno Unito), mentre il 26,5 percento della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17 percento del Regno Unito) e il 46 percento è totalmente privo di copertura (rispetto al 37 percento del Regno Unito): “Percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose di vaccino nei confronti di questa variante”.

Vaccini: forniture

Al 23 giugno (aggiornamento ore 6.10) risultano consegnate 50.320.824 dosi, pari al 66 percento di quelle previste per il 1° semestre 2021

“Rispetto alle forniture stimate nel Piano vaccinale” spiega ancora Cartabellotta, “rimarrebbero da consegnare entro la fine del secondo trimestre 25,9 milioni di dosi, il 34 percento di quelle originariamente previste. Anche non considerando il vaccino di CureVac, che non ha superato con successo i test clinici, è certo che non arriveranno 18,6 milioni di dosi entro fine mese”. Infatti, secondo le dichiarazioni del Generale Figliuolo, a giugno avremo un totale mensile di vaccini a RNA messaggero pari a 15,3 milioni: in altri termini, commenta Cartabellotta “se a giugno sono già state consegnate 9,43 milioni di dosi di Pfizer/BioNTech e 1,27 milioni di Moderna, entro fine mese sono attese solo altre 4,7 milioni di dosi”. Il Commissario ha inoltre dichiarato che per il mese di luglio è prevista la disponibilità di circa 14,5 milioni di dosi di vaccini a mRNA. “Contando dunque su 19,2 milioni di dosi di Pfizer e Moderna nelle prossime cinque settimane – spiega Mosti – la capacità certa di somministrazione è di circa 550 mila dosi al giorno al massimo, stante che nulla sappiamo delle consegne di AstraZeneca e Johnson&Johnson previste per luglio”.

Vaccini: copertura degli over 60

L’86 percento degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con alcune differenze regionali: se Puglia e Umbria hanno superato il 90 percento la Sicilia si mantiene sotto il 75 percento. In dettaglio:

Over 80: degli oltre 4,4 milioni, 3.883.342 (86,7 percento) hanno completato il ciclo vaccinale e 307.914 (6,9 percento) hanno ricevuto solo la prima dose.
Fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, 2.914.810 (48,9 percento) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.278.673 (38,2 percento) hanno ricevuto solo la prima dose.
Fascia 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 3.150.738 (42,3 percento) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.851.868 (38,3 percento) hanno ricevuto solo la prima dose.

In altri termini, quasi 2,5 milioni di over 60 (14 percento) non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino. In questo scenario è importante ribadire che secondo l’ultimo report del Public Health England nei confronti della variante Delta una singola dose di vaccino (Pfizer-BioNTech o AstraZeneca) riduce la probabilità di malattia del 31 percento e di ospedalizzazione del 75 percento; percentuali che salgono rispettivamente al 80 percento e al 94 percento con il ciclo completo.

“Se al momento attuale – conclude Cartabellotta – tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus e un impatto ospedaliero ormai minimo, non è accettabile una gestione attendista della variante Delta, contro la quale occorre potenziare sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero, accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili”.



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