Arrestato Matteo Messina Denaro, boss mafioso di Castelvetrano

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Dopo trent’anni di latitanza, l’ultimo boss di Cosa Nostra viene consegnato alla giustizia

Il boss Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros a Palermo dopo trent’anni di latitanza.



L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Trapani) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

L’arresto è avvenuto nella clinica privata Maddalena, dove Messina Denaro si era recato per dei controlli di salute. Dopo il blitz nella clinica a Palermo, Messina Denaro è stato è stato portato nella caserma dei carabinieri San Lorenzo in via Perpignano.



Denaro faceva periodicamente controlli in quella struttura, che la scorsa notte durante il blitz del Ros era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti.

Matteo Messina Denaro, classe 1962, è l’ultimo dei boss di Cosa Nostra ad essere stato catturato. Era uno dei capi che controllava la piovra siciliana, insieme a Totò Riina (ricercato per 23 anni), Bernardo Provenzano (ricercato per 43 anni), i fratelli Graviano, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, tutti incarcerati.





Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92 e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma.

Il suo arresto completa un percorso di lotta alla mafia che lo Stato aveva cominciato insieme ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche se la grande guerra alla criminalità organizzata non si è ancora conclusa.

“Lo storico risultato raggiunto oggi con l’arresto di Matteo Messina Denaro effettuato dai colleghi del Ros ci rende felici, orgogliosi e grati, e vogliamo congratularci”, commenta Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato. “È il culmine di un lavoro immane e di sacrifici che nessuno può conoscere, a meno di non lavorare per la sicurezza del Paese. Ecco perché vogliamo ripetere a tutti che lo Stato c’è, e che le Istituzioni, troppo facilmente criticate, meritano la massima fiducia e la massima collaborazione dei cittadini. Alimenta la nostra speranza nel futuro anche la reazione dei siciliani presenti sul luogo di questo evento, prodigatisi in applausi e braccia alzate in segno di soddisfazione quando hanno capito chi fosse la persona arrestata. Questo è il segno che le persone vogliono stare dalla parte giusta, vogliono e chiedono giustizia, sicurezza e libertà, quello per cui ci onoriamo di lavorare ogni giorno, spesso a costo di enormi sacrifici personali, e soprattutto a costo delle numerose vite umane di tanti onesti servitori dell’Italia che hanno versato il proprio sangue nella lotta alla mafia”.

 

 

 



Foto Ansa