Giordano Bruno – Emancipazione e libertà nelle pari opportunità

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Per Giordano Bruno la filosofia non era solo un'attività teorica, ma il mezzo per vivere la propria vita in modo autonomo, responsabile e libero.

Sono trascorsi 423 anni da quel 17 febbraio del 1600, quando il filosofo Giordano Bruno fu arso vivo in Campo de’ Fiori a Roma per ordine del tribunale della Santa Inquisizione, presieduto dal pontefice romano. «Eretico, pertinace, impenitente …» recitava la sentenza nella sua tracotanza dogmatica di potere. E voleva essere espressione di massimo spregio per chi come Bruno rivendicava il diritto umano di pensare e scegliere autonomamente, facendo della propria vita l’impegno etico-politico-sociale per uscire dalla caverna della soggezione mentale e morale.



Bruno rivendica con forza e dignità il ruolo stesso della filosofia, che è dubbio, scuotimento degli animi, messa in discussione delle consuetudini e dei luoghi comuni. Si proclama «risvegliator di dormienti», e ne fa la sua missione per la liberazione da paradigmi fissati in idee presupposte e sacralizzate.

In questa prospettiva accoglie con entusiasmo l’eliocentrismo, costruendo su di esso i rivoluzionari sviluppi della sua filosofia che è un cantico di disvelamento e liberazione. Rotte le muraglie che chiudevano il mondo nella finitezza, finalmente gli individui, fiduciosi nella ragione, nei sentimenti e nelle possibilità e capacità della loro azione, non più “ciechi”, non più “muti”, non più “zoppi”, non devono più temere di far quel progresso col spirito che autonomamente possono compiere.



Cassata la divisione tra un cielo superiore e una terra inferiore – scrive Bruno – «ne vien lecito di veder chiaro et aperto l’orizzonte tutto del divenire naturale, ritrovandoci fuor de la prigione». La favola delle immaginarie essenze celesti si schianta sulla fisicità delle materia-vita-infinita-totale-universale-essere, di cui ogni essere umano fa parte nella sua corporalità.

Bruno azzerava finalismo, creazionismo e gli ideologismi della salvezza costruiti su un cielo superiore e una terra inferiore. Cielo e terra sono definitivamente ricongiunti nell’infinito bruniano della natura-dio («natura est deus in rebus»). Tolto il punto fisso del geocentrismo, cambiano rapporti, distanze, prospettive I punti di osservazione si moltiplicano all’infinito.





L’infinito bruniano non solo prospetta quelle che oggi sono acquisizioni scientifiche dell’astrofisica di un cosmo popolato di più mondi e soli, ma offre a ognuno infinite possibilità di stare al mondo come esseri umani liberi e responsabili. E il Nolano chiama ognuno a usare le ali della ragione per sperimentare possibilità di pensare, conoscere. E in questo si è maghi. Una magia naturale, ovvero arte della conoscenza, «potenza cogitativa» – afferma Giordano Bruno – per disvelare, scoprire, individuare nessi causali. Per produrre memoria ragionata e sviluppare pensiero problematico.

E Bruno ci invita ad addentrarci in sentieri inesplorati, in un continuo processo di trasmigrazioni concettuali, perché –scrive- il pensiero «seleziona», «applica», «forma», «ordina» gli «atomi corporei-mentali». Filosofia e vita coincidono! E Bruno chiama ognuno a gestire la propria singolarità storico-biologica: «la vita vera che sta nelle nostre mani» non possiamo farcela espropriare. Pertanto attenzione ai meccanismi psicologici e consolatori, che portano tanti a farsi «guidare – scrive – con la lanterna della fede, cattivando l’intelletto a colui che gli monta sopra et, a sua bella posta, l’addirizza e guida».

La filosofia di Bruno mira a scuotere profondamente le singole coscienze, affinché ognuno rifiuti di trascorrere la sua vita «con man gionte e ‘n ginocchion… aspettando da Dio la sua ventura».Bruno insegna a ribellarci a chi ancora oggi ci vorrebbe «gregge» «asino» «pulcino» «pulledro». Ovvero in uno stato di perenne infantilismo alla ricerca di padri-padroni … padreterni, che promettono cieli e miracoli, mentre intanto – scriveva il nostro filosofo – «stabiliscono il mio e il tuo nell’al di qua».

La Nolana filosofia è una squilla per individui, istituzioni, stati a impegnarsi per l’emancipazione dall’ignoranza, dall’abitudine, dalla sudditanza. Per la costruzione di una società di liberi ed eguali. Dove più a nessuno «sia lecito d’occupare con rapina e violenta usurpazione quello che ha commune utilitate».

Già i beni comuni. Che oggi si chiamano libertà di pensiero, istruzione in scuole statali, diritto al lavoro nella tutela e dignità del lavoro, diritto alla casa, diritto alla pubblica sanità, diritto a essere sempre gli esclusivi padroni della nostra vita anche nel fine vita, diritto a scegliere quando mettere al mondo un figlio … e possibilmente sano…, diritto a non essere ingabbiati in stereotipi sessisti e razzisti che torturano escludono uccidono…

In due parole: Democrazia Applicata. Impossibile senza l’uguaglianza nelle pari opportunità. In un momento storico, come questo che stiamo vivendo, dove i nostalgici della teocrazia vorrebbero ergere il catechismo a legge dello Stato, così come la sharia lo è in tanti paesi islamici, la filosofia di Bruno richiama ognuno di noi a spezzare il cerchio della verità predefinita, a divenire consapevoli di essere soggetti attivi della storia. Lottando contro la «bestia trionfante» dei vizi umani che va cacciata via (spacciata) per fare spazio alle virtù umane: idee-azioni creatrici, con cui erodere sempre maggiori spazi alla prepotenza, alla protervia, al sopruso.

Il criterio allora è quello dell’uguaglianza, che non è appiattimento, ma creazione di condizioni di pari opportunità. «Non è possibile che tutti abbiano una sorte – scrive Bruno – ma è possibile ch’a tutti sia ugualmente offerta». «Due son le mani per le quali è potente legare ogni legge, l’una è della giustizia, l’altra della possibilità […] atteso che quantunque molte cose sono possibili che son giuste, niente però è giusto che non sia possibile».



Foto Associazione Libero Pensiero Giordano Bruno