‘Noi sappiamo’. Sull’assoluzione di Berlusconi

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Berlusconi è stato assolto dal Ruby ter. Le esultanze e gli esiti del processo impongono delle riflessioni.

Di fronte allo sconcerto, o alla scomposta esultanza per l’assoluzione di Berlusconi, si propongono alcune riflessioni.  La via giudiziaria penale per eliminare un avversario politico, sembra una scorciatoia ma si rivela spesso una trappola mortale per chi sceglie di percorrerla.



Trappola procedurale, prima di tutto, per la giustificata complessità formale del processo. Trappola sostanziale, anche, per la necessità – quasi sconosciuta in politica – di addurre le prove, testimoniali e documentali, dei fatti-reato che si attribuiscono all’avversario. Trappola politica, perché quella scelta implica sempre il riconoscimento di una debolezza sul campo della lotta politica vera e propria, alla quale si cerca di ovviare ricorrendo alla magistratura.

Trappola comunicativa, infine, perché si offre all’avversario l’opportunità di presentarsi come vittima di una oscura macchinazione, nella quale finisce per essere coinvolta una magistratura che – di questi tempi – non sembra proprio godere di grande prestigio.



Non si tratta, nella lotta politica, di correttezza o bon ton. Si tratta piuttosto di abdicare o sottrarsi a quella lotta – in cui ci si immagina già perdenti – spostandola su un terreno diverso e infido, delegando ai giudici quel risultato che non si riesce a ottenere con le proprie forze. Inutile elencare i casi in cui la sinistra ha cercato di percorrere quella strada, con esiti infelicissimi.

Ora, come prevedibile, ecco tornare il leit Motiv: ‘L’onnipotenza supplente dei magistrati politicizzati’. Si attende il sequel: ‘La vendetta’. Restiamo ora in attesa di una motivazione nella quale ci si augura di cogliere la sofferenza e l’autentico tormento dei giudici nel prendere quella decisione. Soprattutto nel caso che essa si fondi sulla questione – non meramente formale, non un ‘cavillo’ – della veste assunta dalle ‘Olgettine’: se testimoni o imputate di falsa testimonianza.





Una nota curiosa: il collegio che ha assolto Berlusconi è lo stesso presieduto dal giudice Tremolada, che ha letteralmente ‘smontato’ il processo ‘Eni-Nigeria’. Siamo davvero sicuri, di fronte all’ ennesimo ok dei PM, che la proposta separazione delle carriere costituisca un giusto rimedio, o non comporti invece il rischio di una autentica, questa volta sistemica ‘politicizzazione’ del pubblico ministero? Nel frattempo, come disse Pasolini, anche senza l’avallo del giudice penale, ‘noi sappiamo’: questo per ora ci basta.

 



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