Quello che stiamo perdendo del nostro volto, e di quello altrui

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“Volto manifesto”, il nuovo doc di Lorella Zanardo, si interroga su cosa sta accadendo ai nostri volti al tempo della manipolazione chirurgica e virtuale.

Si chiama “Volto manifesto” e, a distanza di 12 anni dal dirompente documentario “Il corpo delle donne”, (diventato anche un libro per Feltrinelli) è il nuovo video realizzato da Lorella Zanardo, insieme a Cesare Cantù, presentato da entrambi il 12 maggio alle 20,30 on line sulla pagina facebook, in replica sabato 15 maggio alle 18.



A differenza de “Il corpo delle donne” il nuovo video non sarà disponibile on line, perché, ha spiegato Zanardo, “Volto manifesto” deve essere accompagnato e discusso, per aiutare a innalzare il livello di consapevolezza su ciò che sta accadendo, (e non da oggi), ai nostri volti, alla nostra faccia, e quindi anche alla nostra umanità.

Un progetto che viene da lontano: il tema della centralità del volto, con la sua unicità minacciata dalla manipolazione chirurgica così come da quella virtuale di Photoshop (evidenziata nel 2011 nel terribile minuto dalla campagna di Global democracy contro la correzione di volti e corpi) era già presente nel “Corpo delle donne”, e ha finalmente preso forma nei densissimi 20 minuti del nuovo video, che vuole essere anche una proposta di relazione, dopo i quasi due anni di deprivazione dagli incontri e dai dibattiti in presenza.



“Vedete, io vengo da un’altra vita. – scrive Zanardo rivolta a chi segue la pagina facebook annunciando il nuovo video, una pagina che spesso ospita discussioni, anche molto accese, su temi che riguardano la vita delle donne, la politica, il femminismo e le relazioni umane-. Ero direttrice marketing già molto giovane, una delle prime. So tutto di come si vende, si pubblicizza, si diffonde. Lo so fare veramente bene, appreso nelle scuole università e aziende migliori. E so anche, dopo molti anni, che la comunicazione è importante, ma non se ti prende la mano, non se diventa il fine stesso del tuo progetto.

‘Devi far sapere a tutte/i ciò che fai’, e dunque cresce l’ansia, si muovono uffici stampa, l’attenzione è sul far conoscere in un mondo già intasato di notizie. Non ne ho più voglia, non lo desidero. Non vogliamo fare l’ennesima intervista con l’ennesimo giornalista malpagato e non interessato per un quotidiano che metterà la notizia del nostro lavoro vicino ad un’altra clickbait”.





Per questo “Volto manifesto” camminerà sulle gambe di chi l’ha a lungo pensato e confezionato, (per averlo la mail è info@nuoviocchiperimedia.it ) e andrà quindi nelle scuole, nelle associazioni, istituzioni e gruppi che vorranno proiettarlo e discutere delle tante emozioni, anche scomode, che il video provoca. Particolarmente inquietante la parte che affronta la diffusione degli androidi antropomorfi.

“Lo straordinario livello di verosimiglianza raggiunto da queste macchine semoventi e in parte senzienti, riporta d’attualità la teoria dell’Uncanny Valley, elaborata dal robotista giapponese Masahiro Mori – spiega Zanardo-. Secondo Mori più cresce la somiglianza dei manufatti antropomorfi (il suo esperimento prende in considerazione oltre ai robot anche automi, bambole e disegni), più aumenta l’empatia sviluppata dagli esseri umani che vi entrano in relazione. Ma oltre un certo punto, quando la somiglianza arriva ad essere estremamente vicina a quella di un nostro simile, pur rimanendo un oggetto non umano, allora l’empatia crolla, lasciando il posto ad una sensazione di inquietudine (uncanny)”.



Nel video scorrono immagini di volti umani e non umani, e il dubbio su quasi lo siano e quali no, data la difficoltà a riconoscerli, fa davvero impressione. Se a ciò si aggiunge che in Inghilterra il ricorso alla chirurgia plastica, in particolare da parte delle donne, è aumentata di cinque volte in questi due anni di smart working on line (lo zoom boom) perché il non piacersi durante le infinite riunioni web ha creato così tanto disagio al punto da volersi ‘migliorare’, (ritocchi alla rughe, lifting e mini lifting, blefaroplastica, rinoplastica) allora forse la questione del ‘chi siamo’ e cosa vogliamo essere quando guardiamo il nostro viso assume una valenza non più soltanto estetica, ma etica e politica. Perché, Zanardo ne è convinta “il volto umano non è un luogo qualsiasi, ma è il luogo dove il senso di esistere prende forma, è ciò che ci rende pienamente persone e individui”.