Le relazioni pericolose tra politica, comunicazione e Big Pharma

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La Commissione europea continua a opporsi alla moratoria sui brevetti dei vaccini anti Covid. Un argomento tabù anche per gran parte dei media. Perché? Quali pressioni ci sono?

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L’ALLEANZA D’ACCIAIO TRA BIG PHARMA E LA COMMISSIONE EUROPEA
La Commissione Europea si conferma nel ruolo di avvocato difensore e di maggior alleato di Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson, le quattro multinazionali che hanno prodotto i vaccini contro il Covid-19.
Nessun risultato hanno ottenuto gli appelli di NGO, di premi Nobel ed ex capi di stato né i reiterati interventi di Papa Francesco; neppure il voto del Parlamento Europeo a favore della moratoria ha convinto la Commissione Europea a sostenere la proposta di India e Sudafrica al WTO di sospendere per tre anni i brevetti sui vaccini e sui kit diagnostici e di socializzare il know-how. A pronunciarsi, probabilmente in modo definitivo, sarà la riunione interministeriale del WTO prevista dal 30 novembre al 3 dicembre in vista della quale si moltiplicano le iniziative della campagna europea “Nessun profitto sulla pandemia. Diritto alla cura” che ha tra i suoi testimonial il prof. Silvio Garattini e don Luigi Ciotti.
Alcuni Paesi come l’Australia hanno modificato la loro posizione sulla spinta dell’opinione pubblica e della società civile; il presidente Biden si è dichiarato disponibile a discutere dei brevetti almeno di quelli sui vaccini, scelta importante ma ancora insufficiente, Cina e Russia sono sulla medesima posizione. Solo la Commissione Europea (CE) è rimasta ferma nella sua decisione: i brevetti non si toccano. È evidente che una simile chiusura non può essere sostenuta senza l’appoggio dei principali Paesi europei: la Germania, che sostiene gli interessi di BioNtTech partner tedesco di Pfizer, la Francia e l’Italia; la Spagna ha recentemente mostrato una maggior disponibilità.



ETICAMENTE INACCETTABILE LA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO
La posizione del nostro governo è politicamente non condivisibile e sul piano etico ampiamente discutibile. Il presidente del Consiglio, il ministro della Sanità e quello degli Esteri non perdono occasione per rilasciare dichiarazioni sulla necessità di rendere disponibile il vaccino in tutto il mondo e di vaccinare il 70% della popolazione mondiale nei prossimi dodici mesi; si autocompiacciono per la “Dichiarazione di Roma” elaborata al termine del G20 sulla salute, ma si guardano bene dallo spiegare che è una scatola vuota che si limita a chiedere a Big Pharma di aumentare i contratti con partner commerciali per l’autorizzazione alla produzione e ad annunciare fiumi di donazioni che regolarmente non si verificano: al programma Covax, che ha l’obiettivo di far arrivare i vaccini ai Paesi più deboli, è arrivato solo circa il 20% delle dosi promesse e anche le donazioni italiane si aggirano sulla medesima percentuale. È bene ribadire, come ha fatto don Luigi Ciotti, che “l’elemosina e la carità non possono mai sostituire la giustizia”. I nostri ministri mentono sapendo di mentire, sanno benissimo che gli obiettivi annunciati non saranno raggiungibili fino a quando continueranno a opporsi alla moratoria sui brevetti. In Africa vi sono nazioni che non sono riuscite a vaccinare nemmeno il 3% della popolazione.
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