8 per mille: calano ancora le firme per la Chiesa cattolica

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Stando ai dati del Mef, si conferma il trend rilevato lo scorso anno con il calo della Chiesa e la crescita dello Stato.

8 per mille: continua il calo di preferenze per la Chiesa cattolica, che perde 260 mila firme, mentre si conferma il trend in favore dello Stato, che ne guadagna 220 mila. Sono questi i dati (provvisori) relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2021 pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.



Già lo scorso anno (dichiarazioni 2020) si era registrato un “travaso” dalla Chiesa allo Stato, con le firme alla Chiesa scese per la prima volta sotto il 30% del totale dei contribuenti (dal 31,83%, 13 milioni 168 mila firme, al 29%, pari a 12 milioni 56 mila firme) e un balzo in avanti dello Stato di un milione di firme (da 2 milioni 830 mila a 3 milioni 801 mila, per un salto dal 6,8 al 9%). Il trend, secondo i dati provvisori diffusi dal Mef, si conferma, seppur in misura inferiore, anche per le dichiarazioni dei redditi del 2021: le scelte per lo Stato salgono a 4 milioni 21 mila, quelle per la Chiesa scendono ulteriormente a 11 milioni 795 mila.

“Non possiamo che rallegrarcene – commenta Roberto Grendene, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) associazione da sempre in prima linea per l’abolizione del sistema di finanziamento delle confessioni religiose – anche se il governo di unità nazionale negli scorsi mesi non ha nemmeno mandato in onda lo spot foglia-di-fico dello scorso anno per chiedere ai contribuenti di scegliere lo Stato”.



Lo “spot foglia-di-fico” cui fa riferimento Grendene è una delle pochissime, se non l’unica, forma di pubblicità che, da moltissimi anni a questa parte, lo Stato ha messo in campo per invitare a destinare alle proprie casse l’8 per mille (a fronte del battage pubblicitario della Chiesa…) e ha avuto solo 220 visualizzazioni su YouTube, dato che, spiegano dall’Uaar, “la presidenza del Consiglio dei ministri l’ha pubblicato ‘non in elenco’, ossia invisibile a meno di non passare da una introvabile pagina del sito pubblicata il 16 giugno 2021”.



E non è questo l’unico elemento di criticità: non solo infatti lo Stato non fa pubblicità per se stesso ma manca da parte istituzionale l’impegno a una informazione dettagliata circa il funzionamento del sistema. Molti contribuenti pensano infatti che non scegliendo nessuna destinazione i soldi rimangano nelle casse dello Stato, ma così non è: le quote non espresse – quelle non destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una delle confessioni religiose che ha accesso ai fondi (“non scelta” di circa il 59% dei contribuenti) – sono comunque ripartite in proporzione alle firme ottenute. Un meccanismo perverso che fa sì che, dati 2021 alla mano, con il 28,64% delle firme la Chiesa incameri il 70,37% dei fondi.