Che meraviglioso spettacolo è la strada

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L'allontanamento degli artisti stride rispetto all'incapacità che le forze dell'ordine hanno dimostrato in questi giorni di devastazione.

In questi primi giorni di primavera, ho desiderato andare a Napoli istigata alla gioia dalla pagina fb di Pier Macch: eccolo sul lungomare, con il suo abito azzurro, il suo cappello, il violino. Pier Macchié suona, canta ed è un pezzo di teatro offerto alla città: volevo vederlo dal vivo pure io. Mentre parto per Napoli in cerca della bellezza, si susseguono nella mia memoria innumerevoli immagini felici, legate agli artisti di strada: Bert di Mary Poppins, i menestrello di Robin Hood, il Rugantino, lo stuolo di mimi e giocolieri lungo le ramblas, i fumettisti e i ritrattisti di Place du Tertre, gli street artist nel quartiere di Neukölln a Berlino, i cantanti di Covent Garden o delle metro di Londra… e a Napoli? A Napoli abbiamo Pier Macchiè, Prospero Papiro, Zingarina
Mi dicono che siano una settantina gli artisti di strada di Napoli. Ma perché hanno scelto la strada? Per vocazione o per scoperta: la strada è il luogo per eccellenza della libertà, della sperimentazione e dell’improvvisazione. In strada – resistendo al regime degli algoritmi – esiste ancora il caso.
Quanto deve la città al loro contributo artistico e musicale?
Scorro qualche post ed ecco che mi imbatto in alcune notizie. Artisti di strada allontanati, sanzionati.



Da quando in Italia è stato abrogato l’articolo 121 del TULPS (era il 2001), che prevedeva l’iscrizione degli artisti di strada in appositi albi presso i comuni di residenza, ogni amministrazione comunale può disciplinare l’esercizio dell’arte di strada a propria discrezione. L’ordinanza sindacale tuttora vigente a Napoli riconosce agli artisti di strada libero accesso all’intero territorio urbano, senza obbligo di autorizzazione, e pone sensate limitazioni per quanto riguarda amplificatori e fasce orarie di rispetto. La vita degli artisti di strada a Napoli, però, è tutt’altro che facile. Come mai?

Incontro Pier Macchié e Prospero Papiro. Il regolamento a cui gli artisti di strada a Napoli devono riferirsi è in vigore dal 2014. Da qualche tempo però è subentrato un secondo regolamento a tutela della sicurezza stradale. Si tratta di un provvedimento che cerca di arginare gli effetti incontrollati della movida: ad esempio, vieta ai locali l’uso di amplificatori e percussioni a tutte le ore. Il comma 4 di tale regolamento estende la restrizione anche gli artisti di strada, fatte salve alcune zone. Il regolamento è visibile solo nella sezione degli atti emanati, ma non risulta pubblicato nell’albo pretorio: finché questo non accade, è legittimo applicare il provvedimento? Le sanzioni, però, sono solo un aspetto di un atteggiamento generale, che tuttavia il conflitto tra i due regolamenti ci permette di leggere: l’equiparazione dell’arte di strada agli schiamazzi della movida, l’equiparazione del frastuono protratto e invasivo di generici festeggiamenti all’esibizione vagante di un artista.



L’intolleranza verso gli eccessi della movida contesta modalità di aggregazione omologanti e consumistiche, frena tutto ciò che alimenta un’esperienza della città priva di sensibilità culturale o relazionale. Cionondimeno i continui allontanamenti degli artisti e le sanzioni sembrano averli trasformati nell’oggetto simbolico su cui concentrare lo sfogo senza che il vero problema sia affrontato. Nelle strade affollate di turisti, dove le attività tradizionali e i mestieri cedono il posto alla gadgettistica, nelle strade in cui chiudono edicole, librerie e aprono senza soluzione di continuità i locali da aperitivo, fa la differenza che ci sia o meno Zingarina con la sua filarmonica? È lei ad attrarre il popolo sfrenato della notte, alla ricerca di sballo e baldoria? È una scelta saggia reprimere la cultura popolare e l’arte urbana per arginare il consumismo di massa? Tanto più che le due cose non sono affatto correlate, anzi forse sono persino in contrasto. Sono più d’una le contraddizioni che saltano agli occhi. C’è una disparità sempre maggiore tra le possibilità concesse ai grandi eventi – come monumentali concerti in spiaggia, per i quali si rimuovono tutti gli ostacoli – e le opportunità lasciate ai micro-eventi, di iniziativa privata o di comunità.

La sproporzione si legge ancora più chiaramente nei fatti eclatanti di questi ultimi giorni: per la sicurezza stradale (anti-movida) sono allontanati dalle strade e sanzionati suonatori di mandolino, non è stato possibile invece gestire la violenza della tifoseria dell’ Eintracht Francoforte, dell’Atalanta e del Napoli che il 15 marzo ha devasto il centro storico. La quotidiana burocratica attuazione dei regolamenti non si allena, evidentemente, sulle schiene dei deboli. Tanto vale lasciare in pace gli innocui e prepararsi a gestire i delinquenti.





 



Foto di Prospero Papiro