Assolto Walter De Benedetto. “Ora legalizzare la cannabis”

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Il 48enne affetto da artrite reumatoide dal 2011 ha eliminato la morfina, sostituendola con la marijuana: rischiava sei anni di carcere per coltivazione a fini di spaccio. Mobilitazioni in 20 città italiane.

Walter De Benedetto è stato assolto e non sarà perseguibile per il reato di coltivazione di cannabis. Migliaia restano però i disabili, consumatori di droghe leggere per fini terapeutici, che continuano a finire nelle aule dei tribunali per aver deciso di organizzarsi in proprio, viste le difficoltà che ancora affrontano nel reperire la cannabis attraverso canali legali. Decine di attivisti si sono radunati davanti ai tribunali di una ventina d’Italia, in attesa del verdetto, per manifestare vicinanza a Walter e chiedere a gran voce la discussione di una legge per la legalizzazione della cannabis, già depositata in Parlamento e sottoscritta da oltre 60mila cittadini.



Soddisfatto il 48enne, affetto da artrite reumatoide, che dal 2011 ha eliminato la morfina per lenire i dolori dovuti alla malattia, introducendo la cannabis terapeutica. “Adesso speriamo che si discuta nei palazzi elaborare nuove strategie per la legalizzazione”, spiega fuori dalla sua abitazione. “Non ho potuto essere presente in tribunale perché i medici me lo hanno sconsigliato, peccato, avrei voluto dire la mia”, dice. L’episodio per cui era stato indagato è dell’ottobre 2019, quando un amico era stato colto nell’atto di annaffiare le piante in un terreno di proprietà di Walter. I due avevano preso l’iniziativa poiché la quantità fornita dal servizio sanitario, un grammo al giorno, non era sufficiente per le esigenze del malato.

“Adesso è il momento di discutere la nostra legge” dice fuori dalle aule del tribunale di Arezzo Igor Boni, presidente di Radicali Italiani: “Si è creato un consenso sulla legalizzazione, impensabile 30/40 anni fa”. Per Antonella Soldo, portavoce della campagna Meglio Legale “è il momento di cambiare le leggi in materia di droghe leggere in questo Paese, leggi che tutelano il monopolio delle mafie e fanno schifo”. Le fa eco Massimiliano Iervolino, segretario radicale, che fuori dai cancelli di piazzale Clodio, a Roma, commenta: “La legge attuale è liberticida e non consente neanche l’autocoltivazione ai malati, criminalizzandoli”. Con la sentenza di oggi, forse, la giurisprudenza potrebbe ancora una volta venire in loro soccorso.



 



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